sabato 31 agosto 2013

Di armi chimiche, di bombe a stelle e strisce e di gattini orfani...

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Come ogni sera arriva dalla Siria il bilancio delle vittime civili cadute in Siria.  Oggi il conto di è fermato a 30; è un bilancio che, da 29 mesi, si aggiorna inesorabilmente.  Bambini, donne, giovani, anziani che trovano la morte senza colpa alcuna e la cui atroce fine sembra non aver scosso nessuno. Bombardamenti, spari di cecchini, torture, sequestri, privazioni, stragi con armi bianche; nulla ha scosso la diplomazia internazionale che, misteriosamente, sembra essersi svegliata solo lo scorso 21 agosto, il giorno del massacro con armi chimiche alla periferia di Damaso.  Oggi i tg parlano di Siria, si parla di inizio di una guerra… Si parla di bombardamento a stelle e strisce, di intervento americano. Poi si parla di mancanza di prove e il teatrino della politica internazionale propone performance ipocrite in politichese.  Ma in Siria si muore; si muore da quasi tre anni. Il popolo è stremato, stanco; non si aspetta nulla da nessuno.  Di certo non vuole altre bombe.  Il popolo siriano vorrebbe solo vivere. I figli del popolo siriano vorrebbero vivere.
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Come il piccolo Nabil, che ho incontrato ad Aleppo. L’ho incontrato mentre facevo riprese  nel cuore della città vecchia; riprendevo distruzione e macerie. Così Nabil ha detto di volermi mostrare una cosa importante “che ha distrutto bashar al assad” e mi ha pregato di aspettarlo. È entrato in casa ed è uscito con una piccola scatola; dentro la scatola c’era un gattino di pochi giorni.  Mi ha detto che la mamma è stata uccisa da un bombardamento insieme agli altri cuccioli.  L’unico sopravvissuto era quel gattino di cui si sta occupando con tanto amore. Nabil è un piccolo uomo, un cuore puro che cammina. Il suo gattino è invece il simbolo dell’innocenza, di quegli esseri viventi, umani e animali, costretti a morire sotto le hombe....

KHALED AL-KHALIFA, OPPOSITORE DEL REGIME DI ASSAD, SI DICHIARA CONTRARIO ALL’EVENTUALE ATTACCO USA ALLA SIRIA....

I dittatori si portano dietro gli invasori: questo è un fatto indiscutibile. Gli invasori non hanno mai portato con sé libertà per il popolo, e questo è un altro fatto che non dovremmo scordarci. Ma ciò che dovremmo dire in questo momento davvero cruciale delle nostre vite e per la vita della nostra rivoluzione, è che i dittatori non sono gli unici ad essersi portati dietro gli invasori. Vi ha contribuito un gruppo di politici e mercanti della rivoluzione che hanno venduto il nostro sangue – una volta al Qatar, una volta all’Arabia Saudita e una volta ad organizzazioni di cui non conosco la natura – senza il minimo sentore di vergogna. Immagina Samir Nashar e Zuheir Salem a rappresentare questa grande rivoluzione: che strano!
Vuoi sapere la mia posizione? Sono contro l’intervento militare degli Stati Uniti e ho le mie ragioni, io, il figlio di questa rivoluzione, che  piaccia o no. In una situazione come la nostra, i mercanti di sangue e laCoalizione dovrebbero tutti ammettere che sono partner dei dittatori, e ne sono una copia e non lo sono dell’onestà della nostra rivoluzione, non la rappresentano. Non dirò altro.
Devi metterti davanti allo specchio, tu che sei stato pagato per il nostro sangue, prima di parlare di fatti che conosciamo sul dittatore fascista e il regime settario. Ma non dovresti essere fascista, dittatore né settario se volessi essere parte della nostra rivoluzione. Ascolta attentamente: Dimmi, quand’è che gli invasori hanno portato con sé la libertà?
Alla fine non sarò mai a favore di alcun intervento americano nella nostra area, perché li conosco molto bene. Potrebbero aver difeso i valori sin dal primo giorno della nostra rivoluzione e avrebbero potuto aiutarci, ma hanno aspettato finché la nazione fosse distrutta.
La caduta del regime mi renderà soddisfatto, ma non voglio che la nostra rivoluzione sia incompleta dopo tutto questo sangue. Non è una lettera per la Storia ma una lettera d’addio a tutti i miei amici nel caso io dovessi morire. Se muoio tra queste bombe o per qualunque altra ragione, voglio che i miei amici mi seppelliscano in una tomba sconosciuta il cui indirizzo sarà noto solo ai miei amici e ai miei cari.
di Khaled al-Khalifa
Tradotto e redatto in inglese da Lina Sinjab (Arablit 29/08/2013).
Traduzione di Claudia Avolio
Fonte: ArabPress

Siria, Letta: senza Onu noi fuori "A G20 per cercare soluzione politica"...

16:44 - "Capiamo gli Stati Uniti e la Francia, ma senza l'autorizzazione dell'Onu l'Italia non prenderà parte a un intervento in Siria". Lo ha detto il premier Enrico Letta. "Assad - ha aggiunto - possiede armi chimiche e farne uso è un crimine contro umanità". "Al G20 di San Pietroburgo - ha proseguito - faremo di tutto perché si trovi una soluzione politica al dramma siriano, che ha già prodotto un numero intollerabile di vittime e di profughi"...
(TGCOM24)

Zaatari refugee camp: The children living in limbo...

http://www.bbc.co.uk/news/world-middle-east-23801200

“Mostrateci le prove” dice Putin....

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha sfidato gli Stati Uniti di presentare le prove, che il governo della Siria è responsabile per gli attacchi con armi chimiche, presso le Nazioni Unite.
Putin ha detto che sarebbe stato “una sciocchezza assoluta” da parte del governo della Siria provocare gli avversari con questo tipo di attacchi, quando si trovano in una posizione di potere.
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, aveva detto in precedenza che sta valutando l’azione militare contro la Siria sulla base di rapporti d’intelligence.
Le osservazioni di Putin sono arrivate dopo che gli ispettori dell’ONU hanno lasciato la Siria.
Ricordiamo che centinaia di persone, tra cui bambini sono stati uccisi negli attacchi sospetti di armi chimiche, e che gli Stati Uniti dicono di avere le prove che il regime di Assad era dietro questa decisione.
La Siria invece ha subito risposto che tale affermazione degli Stati Uniti è “piena di bugie”, accusando i ribelli per gli attacchi....
(Inpolis)

Lettera delle quattro suore trappiste in Siria: «Il sangue riempie le nostre strade, i nostri occhi, il nostro cuore»...

Vediamo la gente intorno a noi e pensiamo: “Domani hanno deciso di bombardarci”». Drammatica lettera dalla Siria: «Domani ci faranno respirare i gas tossici dei depositi colpiti, per punirci dei gas che già abbiamo respirato?»

Pubblichiamo una lettera che le quattro suore trappiste (qui l’intervista di tempi.it) hanno inviato al sito oraprosiria. Le quattro religiose vivono in monastero cistercense appollaiato su una collina in un villaggio maronita al confine col Libano, fra Homs e Tartous.
Rinnoviamo l’invito a firmare l’appello contro l’intervento armato e a sostenere la sottoscrizione per la popolazione lanciata dalla Custodia di terra Santa.
Oggi non abbiamo parole, se non quelle dei salmi che la preghiera liturgica ci mette sulle labbra in questi giorni: «Minaccia la belva dei canneti, il branco dei tori con i vitelli dei popoli… o Dio disperdi i popoli che amano la guerra…». «Il Signore dal cielo ha guardato la terra, per ascoltare il gemito del prigioniero, per liberare i condannati a morte»… «ascolta o Dio la voce del mio lamento, dal terrore del nemico preserva la mia vita; proteggimi dalla congiura degli empi, dal tumulto dei malvagi. Affilano la loro lingua come spada, scagliano come frecce parole amare… Si ostinano nel fare il male, si accordano per nascondere tranelli, dicono: “Chi li potrà vedere? meditano iniquità, attuano le loro trame. Un baratro è l’uomo, e il suo cuore un abisso”. Lodate il mio Dio con i timpani, cantate al Signore con cembali, elevate a lui l’accordo del salmo e della lode, esaltate e invocate il suo nome. POICHE’ IL SIGNORE E’ IL DIO CHE STRONCA LE GUERRE. “Signore, grande sei tu e glorioso, mirabile nella tua potenza e invincibile”».
siria-cristiani-giuseppe-nazzaro-aleppoGuardiamo la gente attorno a noi, i nostri operai che sono venuti a lavorare tutti come sospesi, attoniti: «Hanno deciso di attaccarci». Oggi siamo andate a Tartous… sentivamo la rabbia, l’impotenza, l’incapacità di formulare un senso a tutto questo: la gente cerca di lavorare, come può, di vivere normalmente. Vedi i contadini bagnare la loro campagna, i genitori comprare i quaderni per le scuole che stanno per iniziare, i bambini chiedere ignari un giocattolo o un gelato… vedi i poveri, tanti, che cercano di raggranellare qualche soldo, le strade piene dei rifugiati “interni” alla Siria, arrivati da tutte le parti nell’unica zona rimasta ancora relativamente vivibile… guardi la bellezza di queste colline, il sorriso della gente, lo sguardo buono di un ragazzo che sta per partire per militare, e ci regala le due o tre noccioline americane che ha in tasca, solo per “sentirsi insieme”… E pensi che domani hanno deciso di bombardarci… Così. Perché “è ora di fare qualcosa”, così si legge nelle dichiarazioni degli uomini importanti, che domani berranno il loro thé guardando alla televisione l’efficacia del loro intervento umanitario… Domani ci faranno respirare i gas tossici dei depositi colpiti, per punirci dei gas che già abbiamo respirato?
La gente qui è davanti alla televisione, con gli occhi e le orecchie tesi: «Si attende solo una parola di Obama»!!!! Una parola di Obama?? Il premio Nobel per la pace, farà cadere su di noi la sua sentenza di guerra? Aldilà di ogni giustizia, di ogni buon senso, di ogni misericordia, di ogni umiltà, di ogni saggezza?
Parla il Papa, parlano Patriarchi e vescovi, parlano innumerevoli testimoni, parlano analisti e persone di esperienza, parlano persino gli oppositori del regime… E tutti noi stiamo qui, aspettando una sola parola del grande Obama? E se non fosse lui, sarebbe un altro, non è questo il problema. Non si tratta di lui, non è lui “il grande”, ma il Maligno che in questi tempi si sta dando veramente da fare.
siria-suore-3Il problema è che è diventato troppo facile contrabbandare la menzogna come nobiltà, gli interessi più spregiudicati come una ricerca di giustizia, il bisogno di protagonismo e di potere come “la responsabilità morale di non chiudere gli occhi”… E a dispetto di tutte le nostre globalizzazioni e fonti di informazioni, sembra che nulla sia verificabile, che un minimo di verità oggettiva non esista… Cioè, non la si vuole far esistere; perché invece una verità c’è, e gli uomini onesti potrebbero trovarla, cercandola davvero insieme, se non fosse loro impedito da coloro che hanno altri interessi.
C’è qualcosa che non va, ed è qualcosa di grave… perché la conseguenza è la vita di un popolo. È il sangue che riempie le nostre strade, i nostri occhi, il nostro cuore.
Ma ormai, a cosa servono ancora le parole? Una nazione distrutta, generazioni di giovani sterminate, bambini che crescono con le armi in mano, donne rimaste sole, spesso oggetto di vari tipi di violenza… distrutte le famiglie, le tradizioni, le case, gli edifici religiosi, i monumenti che raccontano e conservano la storia e quindi le radici di un popolo…
Domani, dunque (o domenica ? bontà loro…) altro sangue.
Noi, come cristiani, possiamo almeno offrirlo alla misericordia di Dio, unirlo al sangue di Cristo che in tutti coloro che soffrono porta a compimento la redenzione del mondo. Cercano di uccidere la speranza, ma noi a questo dobbiamo resistere con tutte le nostre forze.
A chi ha un vero amore per la Siria (per l’uomo, per la verità…) chiediamo tanta preghiera… tanta, accorata, coraggiosa…
le sorelle trappiste...



La vergogna di Cameron sulla Siria...

The Economist' giudica scioccante il voto contrario del Parlamento all'intervento armato in Siria. Il premier viene accusato di non essere stato determinato a dimostrare l'uso di armi chimiche da parte del regime di Assad...


David Cameron è stato l’interlocutore privilegiato di Barack Obama sull’intervento armato in Siria. Il premier inglese è stato per giorni a stretto contatto con il presidente degli Stati Uniti per decidere le azioni da intraprendere contro il regime di Bashar Assad, dopo l’uso delle armi chimichecontro i civili.
Invece, a sorpresa, il Parlamento britannico ha votato “no” alla guerra. Nella Camera dei Comuni sono stati 285 i voti contrari e 272 quelli favorevoli all’intervento in terra siriana. Uno schiaffo a Cameron, ma anche un imprevisto per gli Stati Uniti. La Casa Bianca ha infatti perso un prezioso sostegno, restando da sola con la Francia.
‘The Economist’ ha criticato duramente il voto parlamentare, ravvisando una perdita di potere di Londra nello scacchiere internazionale e titolando l’articolo “Il voto della vergogna”.
Per coloro che amano a credere che la Gran Bretagna sia in gran parte una forza per il bene nel mondo, un vigoroso sostenitore dell’ordine internazionale basato su regole, un paese con un record orgoglioso di utilizzo delle proprie risorse (economiche o militari) in difesa dei valori umanitari universali, il prode risultato di ieri sera alla Camera dei Comuni sull’azione militare contro la Siria è scioccante e vergognoso.
Dunque il magazine ha criticato la retromarcia della Gran Bretagna, puntando l’indice Cameron accusato di scarsa determinazione.
Avrebbe potuto e dovuto fare di più per mostrare che erano pretestuosi i parallelismi tra quello che lui stava proponendo di fare e l’uso di Tony Blair dei “dubbi dossier” che hanno portato alla guerra in Iraq. Nel suo desiderio di non esporsi troppo (Cameron, ndr) ha ammesso che non vi era il 100% delle prove sull’uso sistematico, e su larga scala, di agenti nervini da parte del regime di Assad.
Leggi qui l’intero articolo dell’Economist.
(il Journal)

L’Italia avverte di essere cauti con la Siria....

“La Siria è ovvio che reagirà a un possibile attacco, mirato contro di essa, e poi ci sarà il pericolo di una conflagrazione mondiale”, ha avvertito ieri il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ripetendo il rifiuto del governo italiano di partecipare attivamente in un intervento simile senza l’approvazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Da un conflitto drammatico e terribile siamo in pericolo di accendere una conflagrazione mondiale“, è stato il commento della Bonino rispondendo a una domanda sull’operazione prevista contro il regime di Assad.
Di per sé, un intervento militare comporta sempre il rischio di estendersi indefinitamente, e inizia sempre così, con degli attacchi mirati senza l’approvazione delle Nazioni Unite. E’ naturale che la Siria reagirà”.
Anche se si tratta di un percorso più lungo, più arduo e spesso sembra inutile, l’applicazione di pressione diplomatica e politica sono l’unica soluzione“, ha aggiunto la Bonino.
Ogni paese ha le sue procedure e le decisioni prese devono essere rispettate. Ma la lezione che dobbiamo trarre è che una consultazione preventiva tra gli Stati membri dell’UE sarebbe utile” ha detto la ministro riguardo al “no” del parlamento britannico.
Riferendosi infine alla decisione della Francia di allearsi fortemente con gli americani in un eventuale intervento militare in Siria, e l’incontro che ha avuto ieri con il presidente Francois Hollande e il suo omologo Laurent Fabius, la Bonino ha semplicemente detto che con ” i francesi abbiamo concordato di essere in disaccordo”..
(Inpolis)

Siria, l'attacco degli Usa è più vicino Damasco: "Pronti alla rappresaglia" Il dossier dell'intelligence Usa: "Alto livello di certezza" La Merkel: "Russia e Cina indeboliscono le Nazioni Unite"...

Putin furioso: "Accuse insensate, pensi alle vittime future". Gli esperti di armi chimiche dell'Onu lasciano il Paese. Secondo l'intelligence Usa il bilancio dell’attacco del 21 scorso sarebbe di 1.429 morti, 426 dei quali bambini. Merkel: "Russia e Cina indeboliscono le Nazioni Unite"

Beirut (Libano), 31 agosto 2013 - Gli esperti di armi chimiche delle Nazioni Unite hanno lasciato la Siria e sono entrati nel confinante Libano. (GUARDA IL VIDEO) Un team di Associated Press ha visto il personale dell’Onu entrare in Libano dalla Siria attraverso il passaggio di frontiera di Masnaa del Paese. Ieri il gruppo di esperti ha trascorso il quarto e finale giorno di indagine sul presunto utilizzo di armi chimiche vicino a Damasco....
(Quotidiano.net)


SIRIA IN ATTESA - Il regime siriano si attende un attacco “in qualsiasi momento”: lo ha riferito una fonte della sicurezza di Damasco, poche ore dopo che gli ispettori dell’Onu hanno lasciato il Paese dopo l’inchiesta sull’attacco chimico del 21 agosto. “Ci aspettiamo un attacco in qualsiasi momento esiamo pronti a una rappresaglia in qualsiasi momento”, ha dichiarato la fonte.
LE CRITICHE DELLA MERKEL - La cancelliera tedesca Angela Merkel ha criticato l’atteggiamento della Russia e della Cina nella crisi siriana, rimprovando loro di indebolire il potere delle Nazioni Unite. “E’ molto increscioso che Russia e Cina rifiutino da qualche tempo una posizione comune sul conflitto siriano. Ciò indebolisce considerevolmente il potere delle Nazioni Unite attualmente”, ha dichiarato Merkel, in un’intervista al quotidiano regionale tedesco Augsburger Allgemeine. Russia e Cina - che con Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna rappresentano i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite - hanno bloccato a più riprese bozze di risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di condanna al regime di Bashar al Assad. Sono entrambe contrarie a un intervento militare in Siria.
Merkel ha d’altra parte ribadito che il ricorso alle armi chimiche in Siria aveva "infranto un tabù" e che "non poteva restare senza conseguenze", escludendo però ancora una volta categoricamente una partecipazione tedesca a un intervento militare senza mandato internazionale. "La Germania non può partecipare a un intervento militare che con un mandato delle Nazioni Unite, della Nato o dell’Ue. Quindi, la questione di una partecipazione della Bundeswehr ora non si pone”, ha insistito il cancelliere.
OBAMA - Nel suo intervento di ieri sera Obama è apparso molto determinato: “Non possiamo accettare un mondo in cui donne, bambini e civili innocenti vengano attaccati con il gas”. “Non ho ancora deciso” ma “stiamo valutando la possibilità di un’azione limitata e ristretta”, ha detto il presidente Usa, sottolineando poi che l’attacco con armi chimiche in Siria è “una sfida al mondo” e minaccia gli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Obama ha evidenziato che si tratta di una minaccia anche per gli alleati nella regione come Israele, Turchia e Giordania e ha denunciato “un’incapacità del Consiglio di sicurezza di andare avanti”.
DOSSIER INTELLIGENCE - L’amministrazione Usa aveva pubblicato una valutazione dell’intelligencesull’attacco chimico dello scorso 21 agosto nei sobborghi est di Damasco. La relazione ha appurato con “alto livello di certezza” che sarebbe del governo di Bashar Assad la responsabilità dell’attacco con armi chimiche condotto lo scorso 21 agosto a est di Damasco. Secondo le cifre fornite dalla valutazione d’intelligence Usa, il bilancio di quell’attacco sarebbe di 1.429 morti, 426 dei quali bambini e Assad avrebbe usato un gas nervino non identificato.
PUTIN FURIOSO - Le accuse Usa a Damasco di aver usato le armi chimiche "sono insensate" e il premio Nobel per la pace Barack Obama "pensi alle future vittime in Siria". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin secondo cui Washington dovrebbe presentare al Consiglio di Sicurezza dell’Onu le prove dell’attacco. Putin si è anche detto "sorpreso" del voto contrario del Parlamento britannico all’intervento in Siria: "Questo dimostra che in Gran Bretagna c’è gente guidata dal buon senso".
LA POSIZIONE DELL'ITALIA - L’ipotesi di un intervento di Usa o Francia in Siria deve essere considerato "una sorta di segnale alla dittatura di Assad e non una guerra vera e propria. La verità è che rimangono sullo sfondo i rischi collegati ad uno scenario che può essere devastante". Lo ha detto il ministro della Difesa, Mario Mauro, a bordo di Nave Italia. "E’ rilevante - continua - la posizione del Governo Italiano che, insistendo per trovare una soluzione politica e rinviando all’autorità e all’autorevolezza delle Nazioni Unite, ricorda a tutti qual è il compito della comunità internazionale"....
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Terminato il lavoro degli Ispettori ONU in Siria...

Potrebbe richiedere fino a due settimane il completamento delle analisi di laboratorio sui campioni e sugli altri elementi di prova raccolti dagli ispettori delle Nazioni Unite in Siria,e relativi al presunto attacco con armi chimiche del 21 agosto scorso alla periferia di Damasco. A precisarlo, secondo fonti diplomatiche, è stato il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon,nel corso dell' incontro avuto al Palazzo di Vetro con i rappresentanti dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. I campioni, a riferito un portavoce Onu verranno consegnati a diversi laboratori in Europa....

Così si combatte la cyberguerra in Siria...

Sfida tra hacker per spegnere
le comunicazioni del nemico:
l’ultima frontiera del conflitto
tra i filo-Assad e gli oppositori
ENRICO CAPORALE
La guerra tra Damasco e l’Occidente è già iniziata. In Rete. A sferrare il primo attacco è stato il regime di Assad, attraverso gli hacker del Syrian Electronic Army (Sea), volto virtuale della repressione. Pirati informatici senza scrupoli, si definiscono indipendenti, ma costituiscono di fatto la milizia digitale dell’esercito. Nella notte tra martedì e mercoledì, mentre Barack Obama rifletteva sul blitz, hanno messo ko il sito del «New York Times», giornale online più cliccato del mondo. 

«Un colpo propagandistico di tutto rispetto», spiega Kenneth Geers, analista della società di cybersicurezza FireEye. Ma come è stato possibile? L’attacco è avvenuto attraverso una modifica nei DNS del sito, ovvero nell’indirizzo numerico che contraddistingue ogni pagina Internet. In un crescendo di cyber-violenza sono stati presi di mira Usa Today, Huffington Post e Twitter: sugli sfondi di molti utenti sono apparse le immagini del Sea. Gli attacchi sono partiti da un dominio registrato dall’azienda Melbourne IT.  

Non è la prima volta che gli hacker siriani sfregiano il Web (di recente sono stati colpiti anche Washington Post e Al Jazeera). Un 19enne nascosto dietro lo pseudonimo «Th3 Pro» dice di esserne il leader, ma – accusano i ribelli – il gruppo è finanziato dall’uomo d’affari Rami Makhlouf, proprietario di SyriaTel e cugino di Assad. I cyber-attacchi partirebbero dagli Stati «amici», come Russia e Iran. Il colpo più clamoroso risale al 23 aprile 2013 contro l’account Twitter dell’Associated Press: un falso cinguettio che annunciava l’esplosione di due bombe alla Casa Bianca e il ferimento di Obama fece crollare Wall Street. 

Ma la cyberguerra è soprattutto in Siria. Dall’inizio del conflitto i pirati di Assad avrebbero oscurato centinaia di siti che, attraverso messaggi, mail o radio-pirata (è in arrivo anche un’app per smartphone) forniscono avvisi sugli attacchi dei missili Scud. Il Syrian Electronic Army, oltretutto, gode del supporto di altri cybercriminali, come gli Yemen Hackers, i Muslim Hackers o i Syrian Hackers School. Gli oppositori provano a difendersi. Fra i gruppi più attivi risaltano i Pirati di Aleppo: nati da un ex Sea, lavorano in parallelo con i Falcons of Damascus, pubblicando online le mappe delle aree a rischio bombardamenti. Il loro leader è Ahmed Hiedar: da una piccola stanza d’hotel in Turchia guida la lotta contro il regime: «Ho spento la tv di Stato – dice - ben 13 volte»....
(La Stampa.it)

venerdì 30 agosto 2013

Obama pensa a un’azione limitata senza truppe sul campo in Siria, ma la decisione finale ancora non c‘è...

Barack Obama non ha ancora preso la decisione finale sulla Siria, ma gli Stati uniti si stanno orientando verso una risposta limitata e a tempo determinato, ben diversa dunque dalle avventure afghana e irachena.
Il presidente degli Stati uniti ha rilasciato la sua dichiarazione sulla crisi siriana alla Casa bianca, nel corso di un incontro con i capi di stato dei paesi baltici:
“Il mondo ha l’obbligo di vegliare al mantenimento del bando sulle armi chimiche. Non ho ancora preso la decisione finale riguardo alle azioni che devono essere messe in atto per assicurare il rispetto di queste norme. Ma come ho già detto, con i responsabili militari stiamo valutando una serie di opzioni. In nessun caso ci dirigiamo verso l’invio di soldati sul campo, proprio perché questo implicherebbe una campagna di lungo periodo”.
Washington considera il regime di Damasco responsabile dell’attacco chimico del 21 agosto contro i civili siriani e ritiene che quest’azione sia una sfida al mondo, una minaccia per gli Stati uniti e per i suoi alleati, Israele e Giordania in primo luogo.
“Il mondo non può accettare che donne e bambini vengano uccisi con il gas” ha detto Obama, che ha continuato stigmatizzando l’impotenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Certo, ha continuato il presidente, gli Stati uniti avrebbero preferito un’azione di concerto con la comunità internazionale.
“Nessuno è più stanco di guerra di me”, ha detto il capo della Casa bianca, ma gli Stati uniti devono assolvere la loro missione che è quella di salvaguardare le norme internazionali. “Molti nel mondo pensano che qualcosa debba essere fatto, ma pochi hanno voglia di impegnarsi – ha proseguito il presidente – Tuttavia, non mandare un segnale forte vorrebbe dire che le norme internazionali non hanno più significato”.
Dice il nostro corrispondente da Washington Stefan Grobe:
“L’amministrazione statunitense deve adesso convincere il Congresso e l’opinione pubblica. Gli ultimi sondaggi mostrano che gli americani hanno poca voglia di seguire Obama in un’altra campagna militare in medioriente”....
(euronews)

Turchia: cambiare regime in Siria "No a operazioni di pochi giorni"...

21:52 - Il primo ministro turco, Recep Tayyp Erdogan, si è detto insoddisfatto da un'eventuale azione militare limitata contro la Siria, ritenendo che qualunque intervento dovrebbe avere come obiettivo un cambiamento di regime nel Paese. "Un intervento va fatto come fu fatto in Kosovo. Non basta una operazione di uno o due giorni. L'obiettivo e' costringere il regime a lasciare"....
(TGCOM24)

Siria...Ispettori ONU al lavoro...

Beirut, 30 ago. - (Adnkronos/Aki) - Gli ispettori Onu inviati in Siria a verificare le notizie sull'uso di armi chimiche sono partiti questa mattina dal loro albergo di Damasco per l'ultima giornata di sopralluoghi, prima di lasciare il paese e presentare il loro rapporto alle Nazioni Unitie. Inizialmente incaricati di indagare sul presunto impiego di armi proibite nel nord del paese, gli ispettori si sono concentrati invece sui dintorni di Damasco, dove la scorsa settimana, poche ore dopo il loro arrivo in Siria, un migliaio di persone sono morte a causa di gas letali...






"Nell’inferno della mia Siria" Il drammatico racconto dell’anconetana Asmae Dachan...

di Giuseppe Poli

Ancona, 30 agosto 2013 - Le stragi di civili innocenti perpetrate da oltre due anni dal regime del presidente Bashar al-Assad, una guerra civile cui finora la comunità internazionale ha assistito senza trovare soluzioni diplomatiche in grado di porle termine.
 
E’ la straziante situazione in cui versa la Siria, sconvolta da un conflitto intestino. Un confronto impari tra l’esercito di Assad e un popolo animato dagli stessi principi ispiratori della cosiddetta «primavera araba». Asmae Dachan è rientrata mercoledì. Un viaggio tra la Turchia e il suo Paese d’origine per raccontare ciò che ha vissuto a stretto contatto con un popolo in fuga.
 
«Sono tornata in Italia e sto rientrando a casa — scrive sulla sua pagina di Facebook — Ho lasciato una parte di me in Siria, tra quei bambini che da quasi tre anni vivono nel terrore quotidiano, tra quelle donne che non hanno più lacrime, quegli uomini che lottano per proteggere i propri figli. So come sono partita, ma non so come sto tornando. Ho guardato la sofferenza negli occhi, ho visto morti, sangue, macerie. Ho conosciuto la paura e l’ansia. Ho visto la dignità e il coraggio. Ho visto la Siria e la sua gente, la mia terra e il mio popolo. Torno alla vita di ogni giorno con il lutto nel cuore...».

Asmae dachan, come ha vissuto il 21 agosto, il giorno del massacro con il gas nervino?
«Ero in Turchia. Stavo andando in visita al campo profughi siriano di Bosin. Lì mi ha accolto il responsabile del campo che si è scusato e mi ha spiegato che molti rifugiati erano originari della zona colpita dal gas e che erano in uno stato emotivo tale da non poter reggere il confronto con un giornalista».
 
Pensa di tornare in Siria?
«Sono venuta a contatto con così tante storie e realtà da rendermi conto che un viaggio non basta. Vorrei tornare presto. Ma anche riuscire a raccogliere degli aiuti. Perché la situazione è allo stremo.
Quando ero in Turchia c’è giunta notizia che vicino al grande campo di Atma s’erano accampate 4mila persone in fuga dalla periferia di Hamah: oltre 700 km a piedi, diversi giorni tra le montagne per trovare le strade più sicure ed evitare i cecchini, gente che temeva un altro attacco con il gas».
 
Quanto è stato difficile il suo viaggio?
«Tanto. Mi sono seduta davanti a madri che in lacrime mi hanno raccontato di aver raccolto i brandelli dei propri figli. Ad Aleppo ho assistito all’estrazione del corpo di una donna da una palazzina distrutta giorni prima, i volontari scavavano a mani nude dopo una settimana. Un conto è scrivere a casa, altro è vedere il sangue, la gente colpita dai cecchini, i mutilati, respirare ogni giorno l’odore della morte... Ma ci sono stati anche momenti bellissimi».
 
Vale a dire?
«La possibilità di ammirare la dignità e il coraggio del mio popolo. E la sua ospitalità che la guerra non ha intaccato. Poi i segnali di speranza: ho conosciuto giovani donne che cercano di reagire alla situazione insegnando a leggere e a scrivere ai bambini».
 
Qual è il suo punto di vista personale sulla situazione?
«Sono tornata con un grande dolore. Sono 29 mesi che la gente muore, tutti i giorni. Al di là del conflitto, che non si risolverà in tempi brevi, è terribile vedere bambini privati dei loro diritti elementari, che non vanno più a scuola, che di notte non dormono più per paura delle bombe».
 
Cosa pensa del possibile intervento armato?
«Non vedo l’elemento di novità se non che le bombe saranno firmate diversamente. La comunità internazionale si sveglia ora. E i bombardamenti in Siria ci sono da due anni. I siriani da marzo 2011 hanno chiesto una no fly zone e corridoi umanitari. Invano».
 
Non teme che la Siria sia consegnata a un partito estremista?
«Che l’estremismo ci sia è un dato di fatto. Ma preoccupa di più la grave perdita di vite umane. Mi preoccupano i bambini che vivono solo la morte e non vanno a scuola, un milione di bambini profughi, senza futuro. Assad farnetica, ma in Siria non c’è nessun fantasma. Solo un regime che spara contro il suo popolo».
 
Quale percorso auspica per provare a mettere fine al massacro?
«L’immediata cessazione dei bombardamenti, dei sequestri e di ogni iniziativa armata. E spero anche che si aprano presto le porte della città di Homs, sotto assedio da oltre un anno»....
(Il Resto del Carlino Ancona)

DON SACCO (PAX CHRISTI): «LE VITTIME DI ASSAD SONO UN PRETESTO»....

di  Antonio Sanfrancesco

«In Siria un conflitto c’è già, si tratta di vedere come spegnere il fuoco non come alimentarlo. Di fronte a una guerra non si può rispondere con un’altra guerra. Vuol dire che di una tragedia ne facciamo due».
Don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, si dice «triste ed amareggiato» per la piega che stanno prendendo gli eventi in Siria.
L’America dice che non si può più restare inermi di fronte ai crimini commessi dal regime di Assad.«La guerra, ogni guerra è un’avventura senza ritorno. Anzi, come ha detto papa Francesco, è il suicidio dell’umanità. Basta vedere a quello che è successo in Afghanistan, in Iraq, in Libia: il rovesciamento del capo del regime non ha portato affatto la pace. È una storia che si ripete sempre, con amarezza: noi abbiamo sempre cullato i dittatori, li abbiamo ritenuti nostri amici, li abbiamo armati e poi abbiamo detto che bisognava fargli la guerra. È successo con Saddam e poi con Gheddafi. La comunità internazionale ha fatto di tutto con la sua indifferenza a far precipitare della situazione, l’Italia stessa ha venduto le armi alla Libia e poi si è detto che bisognava bombardare. Questa non è pace. La guerra non è mai la strada da percorrere, come afferma la Dottrina sociale della Chiesa e come ha ribadito qualche giorno fa mons. Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra.
Una chiave di questo precipitare degli eventi potrebbe essere quella delle pressioni esercitate da parte delle lobby delle armi. Qualcuno parla già di accordi economici e militari tra Usa e Arabia Saudita».

Ma le vittime degli attacchi di Assad non vanno tutelate? 

«Chi oggi si scandalizza di fronte alle vittime siriane, se lo fa per arrivare alla guerra lo fa per interessi. Poi le vittime vengono dimenticate e non se ne parla più. In Iraq nel mese di luglio ci sono stati mille morti, siamo arrivati ai livelli di violenza del 2006 e nessuno parla più. Quando si utilizzano le vittime per giustificare una guerra non lo si fa per amore delle vittime ma per amore dei propri affari e dei propri interessi. Essere in Afghanistan ci dà la visibilità di sedere al tavolo degli accordi internazionali. Poi succede che alcuni piccoli progetti di cooperazione in alcuni villaggi afghani non vengono finanziati dalla comunità internazionale perché sono troppo piccoli e non fanno notizia. Invece sarebbero i passi per la pace».
Come se ne esce dal pasticcio siriano? 
«La soluzione in tasca non ce l’ha nessuno, bisogna cercarla. L’unica cosa di cui sono certo è che la guerra non è la soluzione. È come avere un figlio che dà problemi, l’unica cosa che so è che non lo devo uccidere anche se mi fa disperare. L’intervento armato a sostegno dell’uno o dell’altro schieramento porterebbe alla catastrofe totale, renderebbe esplosiva tutta l’area mediorientale già instabile con conseguenze devastanti per tutti, a cominciare dall’Europa.. Io credo che la comunità internazionale in passato non abbia fatto quasi nulla per fermarsi e vedere cosa stava succedendo in Siria. La soluzione passa dall’abbandono dell’intervento militare. Non forniamo più armi, isoliamo le lobby degli armamenti. È una strada in salita, quella della pace, faticosa, è un cammino, come diceva don Tonino Bello. La Siria, come la Libia, fa notizia adesso, fra un mese o due non se ne parlerà più. A nessuno interessa da dove arriva il gas, chi glielo fornisce. Come è successo a Sarajevo, per anni abbiamo fatto finta di non vedere, abbiamo venduto le armi a chi bombardava Sarajevo, io ho le foto e le testimonianze, poi abbiamo deciso di intervenire e fare la guerra. Così abbiamo guadagnato due volte vendendo le armi agli uni e agli altri. Temo che con la Siria finisca proprio così».
(BocheScucite)
28 agosto 2013

Cameron: impensabile intervento in Siria senza Onu. Obama: non sarà un altro Iraq...

Londra, 29 Agosto 2013
"La mozione del governo chiarisce che qualunque cosa faremo dovrà essere legale, proporzionata e finalizzata nel prevenire ulteriori attacchi con armi chimiche", ha detto il premier britannico ai Comuni...
Londra, 29 Agosto 2013
Le prove dell'uso di armi chimiche da parte del regime di Assad sono evidenti. Lo ha ribadito il premier inglese, David Cameron, intervenendo nmel pomeriggio in Parlamento a Londra.

Perché i gas
"E' difficile trovare un movente" per l'attacco con armi chimiche da parte di Damasco, ma "è probabile che Bashar Assad abbia voluto lanciare una sfida" e "sospetto che abbia voluto condurre una prova sul campo". "Ora - ha aggiunto Cameron - l'unica cosa da fare F prendere una decisione sul fatto che bisogna agire o non agire".

Serve il consenso OnuPer Cameron se da un lato è necessario ottenere dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il placet per un'azione militare, dall'altro ha spiegato che non può questo essere l'unica base giuridica per l'operazione. Ogni azione deve infatti essere presa dai paesi che hanno la possibilità di fermare e scoraggiare l'ulteriore utilizzo di armi chimiche da parte del regime.

Non è un altro Iraq
Per Cameron è "impensabile" intraprendere un'azione militare qualora ci fosse una "schiacciante opposizione" al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Il premier britannico sottolinea come si tratti di un caso differente dalla guerra in Iraq del 2003, che comunque "oltre ogni dubbio" sono state usate armi chimiche e che il Regno Unito non può stare a guardare. In ogni caso "tutto quello che facciamo deve essere legale, proporzionato e mirato alla prevenzione di ulteriori attacchi con armi chimiche" ha aggiunto rivolgendosi ai parlamentari convocati per discutere "uno degli usi più turpi di armi chimiche del secolo".

Gli analisti
Un'azione militare in Siria sarebbe "giustificabile legalmente" su "basi umanitarie" anche senza Onu. Lo sostiene un documento interno del governo britannico diffuso oggi.
E' "altamente probabile" che il governo di Damasco sia responsabile dell'attacco del 21 agosto nei pressi di Damasco con armi chimiche. E' la conclusione dell'intelligence britannica secondo un documento della commissione competente diffuso oggi.

I laburisti contrari alla guerra
Il Partito Laburista britannico votera' contro la mozione del governo del premier David Cameron schierato a favore dell'intervento militare in Siria. Lo ha riferito una fonte del partito all'agenzia Press Association, spiegando che i laburisti "hanno dubbi crescenti riguardo alla natura opaca della mozione dell'esecutico". Il Labour, ha ahhiunto la fonte, vuole "prove inconfutabili" della responsabilità del regime siriano nel presunto attacco chimico della scorsa settimana.
La posizione di Francia e Germania 
La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande sono d'accordo sul fatto che serve una "reazione" all'attacco con armi chimiche
in Siria, definito "una violazione del diritto internazionale" che "non puo' rimanere" senza risposta. Lo ha reso noto il portavoce di Angela Merkel.
La Casa Bianca: Obama deciderà sulla base della sicurezza nazionale
Il presidente americano Barack Obama prenderà una decisione su come rispondere all'uso di armi chimiche in Siria sulla base degli interessi di sicurezza nazionali americani. Lo ribadisce il portavoce in serata della Casa Bianca, Josh Earnest, sottolineando che se una giustificazione legale sarà necessaria per un'eventuale decisione del presidente, gli Stati Uniti la produrranno.

Non sarà un altro Iraq
L'eventuale risposta americana all'uso di armi chimiche in Siria sarebbe "molto discreta e limitata", ha spiegato il portavoce della Casa Bianca respingendo qualsiasi paragone con l'Iraq. Il presidente americano Barack Obama ha detto nelle ultime ore di non volere un nuovo Iraq....
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giovedì 29 agosto 2013

Siria, il parlamento inglese vota no all’intervento militare...

I membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu si sono incontrati per la seconda volta in due giorni per discutere della crisi siriana. Gli inviati di Usa, Regno Unito, Francia, Russia e Cina sono entrati in riunione al Palazzo di vetro di New York, dopo che mercoledì le discussioni sono state tese e si sono concluse con la divisione sulla proposta di risoluzione del Regno Unito, con cui autorizzare l'uso della forza contro Damasco in risposta all'attacco con armi chimiche del 21 agosto. La Russia resta fermamente contraria a ogni azione, affermando che non ci siano prove delle responsabilità del regime nell'attacco, come sostengono invece Usa e alleati. Un diplomatico occidentale, a condizione di anonimato, aveva fatto sapere che l'incontro di oggi è stato chiesto da Mosca. La missione russa all'Onu ha rifiutato di commentare in proposito.
Obama invece ribadisce che sarà intervento limitato. «Non abbiamo preso ancora alcuna decisione, ma quando e se la prenderemo, l'intervento in Siria sarà limitato, non vogliamo un lungo conflitto. Il regime di Assad riceverà un durissimo colpo». Obama parla all'emittente Pbs ed è durissimo. Il presidente Usa ha voluto però rassicurare gli americani: «Il nostro territorio non può essere raggiunto da eventuali attacchi siriani con gas mortali, dobbiamo però evitare in ogni modo che armi chimiche possano essere usate contro di noi». E ha anche aggiunto che l'eventuale azione militare contro il regime siriano ha come obiettivo quello di impedire ulteriori attacchi contro la popolazione inerme da parte dei militari di Assad. «Non sarà un nuovo Iraq e non ci sarà un lungo conflitto», ha spiegato Obama, «qualora decidessimo di entrare in azione. In Siria possiamo utilizzare un approccio che non ci faccia ripiombare in una lunga guerra, o una ripetizione dell'intervento in Iraq. Gli Stati Uniti non hanno alcun interesse a partecipare alla guerra civile siriana».
Il Parlamento britannico ieri sera si è schierato contro il governo del premier David Cameron, bocciando al voto la mozione favorevole a un possibile intervento militare in Siria. La mozione del governo del premier David Cameron e' stata bocciata con 285 voti contro 272. «Agiro in accordo con il Parlamento» ha commentato subito dopo il voto Cameron.
Da parte sua l'Onu sta ritirando i suoi ambasciatori. Sabato dovrebbero tornare tutti e da quel momento ci potrebbe essere campo libero per un attacco armato. Il portavoce del'Onu Farhan Haq ha comunicato che il segretario generale dell'Onu Ban Ki moon si aspetta di ricevere un briefing dagli ispettori non appena avranno lasciato la Siria. Per un rapporto completo, i campioni raccolti nelle ispezioni sulle armi chimiche dovranno essere analizzati da vari laboratori in Europa, ma probabilmente i risultati arriveranno già sabato
La Siria nel frattempo si prepara «Ci difenderemo contro qualsiasi aggressione», ha avvertito il presidente Bashar Assad che ha aggiunto, «Vinceremo e ne usciremo più forti». La situazione rischia di capitolare anche per i paesi confinanti: «Un'azione militare internazionale contro la Siria costituirebbe una grave minaccia» per la sicurezza e la stabilità della regione e soprattutto del Libano», ha detto il ministro degli Esteri libanese, Adnan Mansour, in un'intervista....
(Il Tempo.it)

Siria : Il Patriarca latino di Gerusalemme invita alla prudenza...

SIRIA – Un attacco contro il regime siriano, accusato di aver utilizzato armi chimiche nella sua guerra contro i ribelli, è quasi sicuro. Questo intervento militare occidentale verrà condotto da Stati Uniti, Regno Unito e Francia. Damasco ha promesso di difendersi. Gli alleati russi e iraniani del regime di Bashar al-Assad hanno ugualmente messo in guardia contro il rischio di una destabilizzazione della regione intera, in caso di un attacco straniero in Siria. Il patriarca Latino di Gerusalemme lancia un appello alla prudenza per la stabilità di tutta la regione.
Mentre  il Patriarca sottolinea che il tono si fa sempre più acceso di fronte alla prospettiva di un intervento occidentale in Siria, egli eleva “la sua preghiera allo Spirito Santo affinché illumini i cuori di coloro che hanno tra le mani il destino delle popolazioni”. Rivolgendosi a questi leaders ricorda loro “di non dimenticare l’aspetto umano nelle loro decisioni”. Constatando che “gli Israeliani stanno facendo ressa nei centri di distribuzione di maschere a gas e gli abitanti del Medio Oriente incominciano a raccogliere viveri e riserve”, il Patriarca si interroga seriamente sui rischi di una scalata della violenza nella regione:
  • “Perché dichiarare una guerra quando gli esperti dell’ONU non hanno ancora consegnato le conclusioni definitive sulla natura chimica dell’attacco e sull’identità formale dei suoi mandatari? Si assiste qui ad una logica che ricorda la preparazione della guerra in Irak nel 2003. Non si deve ripetere quella “commedia delle armi di distruzione di massa in Irak”quando in realtà non ce ne erano. Oggi questo paese è ancora in una situazione molto critica”.
  • “Come decidere di attaccare una nazione, un Paese? Con quale autorizzazione? Certo, il Presidente americano ha il potere di lanciare solo degli attacchi aerei contro la Siria (NdR: informandone il Congresso), ma che ne è della Lega araba e del Consiglio di sicurezza dell’ONU? I nostri amici dell’Occidente e degli Stati Uniti non sono stati attaccati dalla Siria. Con quale legittimità osano attaccare un paese? Chi li ha nominati polizia della democrazia in Medio Oriente?”
  • “Chi ha pensato alle conseguenze di una tale guerra per la Siria e per i Paesi vicini? C’è bisogno di aumentare il numero dei morti oltre i 100 000?E’necessario ascoltare tutte queste anime che vivono in Siria e che gridano il loro dolore che dura da più di due anni e mezzo. Hanno pensato alle mamme, ai bambini, agli innocenti? Ed i paesi che attaccano la Siria hanno preso in considerazione il fatto che i loro cittadini in tutto il mondo, che le loro ambasciate e consolati possono essere bersaglio di attacchi ed attentati in rappresaglia?”
  • Più in generale, si sono misurate le conseguenze per la regione del Medio Oriente? Secondo gli osservatori l’attacco dovrà essere molto mirato e concentrarsi su alcuni siti strategici al fine di impedire un nuova utilizzazione delle armi chimiche. Sappiamo per esperienza che un attacco mirato avrà delle conseguenze collaterali. Ci saranno, in particolare, delle reazioni forti che potrebbero incendiare la regione”.
Per tutte queste ragioni il Patriarca Twal invita alla prudenza augurando “la pace e la sicurezza a tutta questa regione del mondo che ha già troppo sofferto”. E aggiunge: “Come cristiani di Terra Santa ricordiamo nelle nostre preghiere i siriani di cui vediamo tutte le sofferenze quando vengono a rifugiarsi nella nostra diocesi in Giordania”. Il conflitto ha già portato l’afflusso di più di 500 000 rifugiati siriani nel regno hashemita.
Christophe Lafontaine
(Bocchescucite)

Papa Francesco tra il baciamano a Rania e il conflitto in Siria...

E’ iniziato con un caloroso “Welcome!” l’incontro di Papa Francesco con il re di Giordania Abdallah, a cui ha fatto seguito colloquio privato nella biblioteca, durato venti minuti, ha cui era presente anche la regina Rania. Il clima dell’udienza è stato descritto molto cordiale e nel suo svolgersi “è stato riaffermato che la via del dialogo e della negoziazione fra tutti i componenti della società siriana, con il sostegno della comunità internazionale, è l’unica opzione per porre fine al conflitto alle violenze che ogni giorno causano la perdita di tante vite umane, soprattutto fra la popolazione inerme”. Un bollettino della sala stampa vaticana rende inoltre noto che “sono stati passati in rassegna alcuni temi di comune interesse, soprattutto la promozione della pace e della stabilità nel Medio Oriente, con particolare riferimento alla ripresa dei negoziati tra Israeliani e Palestinesi e alla questione di Gerusalemme”. Nel corso dei colloqui si è rilevato “il positivo contributo che le comunità cristiane apportano alle società della Regione, di cui sono una parte integrante” e si è espresso anche “apprezzamento per l’impegno del Re nel campo del dialogo interreligioso e per l’iniziativa di convocare ad Amman, all’inizio del mese di settembre, una Conferenza sulle sfide che i Cristiani nel Medio Oriente devono affrontare, particolarmente durante questo periodo di cambiamenti socio-politici”. Ma quello che resta più impresso, e di cui più si è parlato, è un gesto di Papa Francesco: il Pontefice ha infatti accennato a un cavalleresco baciamano alla regina Rania, rompendo così il rigido protocollo vaticano che vorrebbe il Pontefice come l’unico in diritto di ricevere il bacio all’anello del Pescatore.
(Tuttacronaca)