venerdì 31 gennaio 2014

Yarmouk...finalmente gli aiuti entrano....(Video)



Chiusa la prima tornata di colloqui a Ginevra. Brahimi: “Progresso molto lento”...



Si chiude senza progressi significativi la prima tornata di negoziati faccia a faccia sulla Siria. Al quartier generale delle Nazioni Unite a Ginevra, dalle questioni umanitarie a quelle politiche le posizioni dei rappresentanti dell’opposizione e di quelli del governo di Damasco non sono di molto cambiate in una settimana di colloqui.
Ma le parti acconsentono a usare il cosiddetto “Comunicato di Ginevra” – che invoca un governo di transizione ed elezioni democratiche – come base per le discussioni. Il mediatore internazionale Lakhdar Brahimi ha chiesto loro di tornare a Ginevra per una seconda tornata il 10 febbraio: “Il progresso è molto lento – ha detto -. Le divergenze restano profonde, non c‘è motivo di fare finta che non sia così. Tuttavia, durante le nostre discussioni, ho notato un minimo di terreno comune, forse più di quanto le parti non riconoscano”.
Sul fronte del disarmo, l’Organizzazione per la Distruzione delle Armi Chimiche afferma che il ritmo dell’evacuazione delle armi dal territorio siriano deve essere accelerato, meno del 5 percento delle armi più pericolose è stato evacuato.
La Russia sostiene che i ritardi sono dovuti a problemi di sicurezza e a un supporto tecnico insufficiente della comunità internazionale....
(euronews)

giovedì 30 gennaio 2014

Ginevra 2, verso la fine del primo round con un nulla di fatto...




In un clima già teso irrompe Fatima Khan, madre del medico britannico Abbas, morto in carcere in Siria lo scorso mese. Lei è convinta sia stato ucciso, la versione ufficiale è suicidio.
La donna ha cercato di trovarsi faccia a faccia con Bouthaina Shaaban, inviata di Bashar al Assad a Montreaux, dove si svolgono colloqui che non hanno portato risultati.
Non si intravedono spiragli di intesa quando si è ormai all’ultimo giorno del primo round dei colloqui di Ginevra2. Le colpe vengono rimpallate.
Secondo la Shaaban “ci sono stati progressi oggi (giovedì ndr). Perché abbiamo parlato della preoccupazione dei siriani che si ponga fine al terrorismo. E il rifiuto dell’opposizione di firmare un documento di condanna del terrorismo è oltraggioso, dimostra che loro lo supportano”.
Di tutt’altro avviso la parte avversa, che non vede negli emissari di Bashar al Assad alcuna intenzione di fare un passo indietro.
“La maniera per fermare la violenza – ha argomentato il portavoce della Coalizione nazionale siriana , Louay Safi – è formare un governo di transizione. È qui che ci differenziamo dal regime. Il regime vuole focalizzarsi sui sei punti del comunicato di Ginevra e lasciare la formazione di un governo alla fine. Riteniamo sia un ordine sbagliato. Significa mettere il carro davanti al cavallo”.
Non c‘è ancora una data per la seconda tornata di colloqui. E non c‘è ancora il via libera per la carovana umanitaria che doveva entrare nella stremata Homs.
Non l’unica. Secondo Human Rights Watch, il regime ha distrutto interi quartieri di Damasco e Hama per “punire” le aree controllate dai ribelli.//
(euronews)

Siria, colloqui di pace Ginevra 2? Seppelliti da un cumulo di macerie...




Di Luca Lampugnani | 30.01.2014 17:44 CET
Ad un giorno dalla loro chiusura, non si può certo dire che i colloqui di pace di Ginevra II abbiano portato risultati soddisfacenti. Se da una parte l'operazione delle Nazioni Unite è riuscita quanto meno a far sedere allo stesso tavolo sia i rappresentanti del regime di Damasco, sia i ribelli, è pur vero dall'altra che lo stallo è ancora lontano dal risolversi con la diplomazia. Punto fondamentale dello scontro, non è una grande novità, è Bashar al-Assad: la 'testa' del dittatore siriano è infatti un requisito fondamentale per la Coalizione Nazionale Siriana, l'unica forza di opposizione riconosciuta in occidente che pretende una transizione politica che allontani dal potere l'attuale regime. Richiesta, quest'ultima, sostanzialmente inaccettabile per i rappresentati di Damasco, i quali non sono disposti a mettere sul piatto delle trattative il loro leader e il loro dominio in patria, minato in questi due anni e mezzo di guerra civile dai continui conflitti armati che agitano il Paese. Domani, venerdì, le due parti si incontreranno di nuovo in un faccia a faccia per stabilire quando fissare il secondo 'round' dei colloqui di pace, nella speranza che per allora qualche risultato concreto venga messo a segno dalla diplomazia internazionale - attori fondamentali di Ginevra II sono infatti anche, tra gli altri, Russia e Stati Uniti-.
Nel frattempo, dopo la giostra di accuse partita all'indomani dell'attacco chimico dello scorso agosto in un sobborgo della capitale siriana - la responsabilità dell'azione viene fatta rimbalzare tra Damasco e i ribelli - un'altra grave ombra potrebbe allungarsi sul regime di Assad. Stando a quanto riporta uno studio di Human Rights Watch, infatti, nel periodo tra il luglio del 2012 e del 2013 le autorità siriane sarebbero colpevoli di moltissime demolizioni illegali - con esplosivi e bulldozer  -, usate come 'azione punitiva' da infliggere a quelle zone delle due città di Damasco e Hama sotto il controllo dei ribelli. Secondo quanto documentato dall'Ong, che ha messo insieme un report di 38 pagine dal titolo "Rasa al suolo: demolizioni illegali causate dal regime siriano tra il 2012 e il 2013", la furia cieca di Damasco si scatenava sulle abitazioni dei civili subito dopo gli scontri e i combattimenti tra esercito regolare e forze d'opposizione, in una punizione che avrebbe completamente distrutto una zona che in quanto a dimensioni può essere paragonata a quella coperta da 200 campi di calcio.
"Eliminare interi quartieri dalle carine geografiche non è una tattica di guerra legittima", ha dichiarato una delle ricercatrici di HRW, Ole Solvang, aggiungendo che "queste demolizioni illegali sono solo l'ultimo punto di una lunga lista di crimini commessi dal governo siriano". Dal canto suo, come riportato sul sito della stessa Ong, le autorità di Damasco hanno cercato di difendersi dalle accuse sostenendo che le operazioni di demolizione facevano parte di un lavoro di pianificazione urbanistica, volto ad eliminare gli edifici costruiti illegalmente. Peccato, sostiene Human Rights Watch, che questo curioso piano abbia riguardato solo ed esclusivamente le zone e i quartieri sotto il controllo dei ribelli, tralasciando completamente quelle aree che ancora sostengono il regime. Ad avvalorare l'accusa contro Assad, inoltre, ci sarebbero le testimonianze di alcune delle persone che si sono viste radere al suolo le abitazioni, come quella di una donna di un quartiere di Hama che racconta: "dopo la demolizione di Wadi al-Jouz, l'esercito è venuto nel nostro quartiere con gli altoparlati. Hanno detto che avrebbero distrutto tutto come in altre zone della città se anche un solo proiettile fosse stato sparato".
Insomma, benché lo studio di HRW si riferisca ad avvenimenti tra il 2012 e il 2013, riesce comunque ad essere uno spaccato particolarmente chiaro della brutalità del conflitto siriano - stando alle stime sarebbero morte già 100 mila persone, mentre sono moltissimi i rifugiati -, una guerra che si combatte in ogni parte del Paese e con ogni mezzo. Intanto, proprio per quanto riguarda l'instabilità siriana dovuta sia agli scontri tra Damasco e gli oppositori, sia alle divisioni e alle molte sfaccettature dei ribelli stessi, secondo l'intelligence statunitense sono in continuo aumento i militanti stranieri che combattono in Siria. "Stimiamo che nel Paese si trovino all'incirca 7 mila terroristi stranieri provenienti da una cinquantina di nazioni - ha affermato James Clapper, capo degli 007 di Washington -, molte delle quali europee e mediorientali". Certo questo aspetto della guerra civile siriana non è certo nuovo: sono ormai mesi e mesi che una serie di differenti interessi ha fatto si che molti Paesi mettessero le 'mani' sopra Damasco, tra finanziamenti ai ribelli e infiltrazioni di gruppi terroristici qaedisti nella lotta contro Assad. Uno su tutti è certamente lo Stato islamico di Iraq e al-Sham (più noto con l'acronimo di Isis), forza che si è sviluppata grazie ai vari conflitti interni che stanno agitando molti Paesi, sfruttando come bandiera la lotta ai regimi e ai governi sciiti che tentano di reprimere lo jihadismo sunnita.
Proprio per questo Isis sta avendo un grande 'successo' oltre che in Iraq, anche in Libano, dove si è unito alle forze che dichiarano guerra ad Hezbollah, il partito - e braccio armato - schierato con Assad nel conflitto siriano, probabilmente solo l'ultima scintilla di un fuoco che sta bruciando in tutto il Medio Oriente.
(INTERNATIONAL BUSINESS TIME)

Aleppo...il miracolo della vita...(video)


La vita in fiamme delle donne siriane....



by 

30 gennaio 2014 – Aleppo
Va in fiamme il passato di un popolo inerme,  distrutto dalla violenza che da tre anni non si placa.
Le case crollano come castelli di sabbia,  il fumo e le fiamme cancellano i ricordi di una vita. 
E alle “sayydat al biut“, le “regine delle dimore”, come vengono indicate in Siria le donne che si occupano del focolare domestico, non resta che guardare con sofferta dignità. 
Assistono impotenti a tante atrocità,  mentre le tenebre della morte calano sulle loro vite, loro che la vita la danno, in ogni situazione. 
Le donne siriane hanno manifestato fianco a fianco con gli uomini per chiedere libertà e dignità; hanno subito e continuano a subire le violenze inflitte a tutta la popolazione e in più subiscono quelle violenze meschine e indicibili che da sempre vengono inflitte alle donne in situazioni di guerra, quando il corpo delle donne diventa un terreno di conquista… Un’infamia impunita che si perpetra anche ai danni delle bambine, nelle città,  come nelle tendopoli e nelle carceri del regime....

Raid aerei turchi in Siria “Attaccati convogli qaedisti”...


Si tratta della prima ammissione da parte di Ankara di scontri diretti con le cellule di Al Qaeda che operano in Siria ed avviene a poche ore di distanza dalle dichiarazioni rilasciate a Tel Aviv dal generale israeliano Aviv Kochavi in merito alla “presenza di almeno tre basi di Al Qaeda nella Turchia del Sud”



CORRISPONDENTE DA GERUSALEMME
Blitz turco contro Al Qaeda dentro i confini siriani. Sono fonti militari di Ankara a far sapere che un convoglio di militanti dello “Stato islamico dell’Iraq e del Levante” è stato colpito e distrutto nei pressi del posto di frontiera di Cobanbey a poche ore di distanza da un attacco della stessa cellula di Al Qaeda contro due mezzi militari turchi sul lato opposto del confine. Si tratta della prima ammissione da parte di Ankara di scontri diretti con le cellule di Al Qaeda che operano in Siria ed avviene a poche ore di distanza dalle dichiarazioni rilasciate a Tel Aviv dal generale israeliano Aviv Kochavi in merito alla “presenza di almeno tre basi di Al Qaeda nella Turchia del Sud”. 

Da Baghdad intanto il ministro dell’Interno ha diffuso la prima immagine del leader dello “Stato Islamico dell’Iraq e del Levante” Abu Bakr al-Baghdadi divenuto uno dei terroristi più ricercati al mondo anche perché le sue cellule controllano oramai ampie aree della Siria del Nord e dell’Est creando un’area di instabilità pericolosa al punto da spingere James Clapper, direttore nazionale dell’intelligence Usa, a definirla in un’audizione al Congresso “una minaccia per gli Stati Uniti”. ...
(LA STAMPA ESTERI)

Siria: Hrw, la vendetta di Assad Quartieri ribelli rasi al suolo con le ruspe....


Ahmad Jarba - leader della Coalizione nazionale siriana, principale blocco dell'opposizione all'estero a Bashar al-Assad - sarà a Mosca il 4 febbraio mentre i colloqui di Ginevra 2 ripartono il prossimo 11 febbraio. Lo affermano la tv satellitare al-Jazeera e quella libanese di Hezbollah, al-Mayadeen. Intanto l’ong Human Right Watch testimonia come le forze del regime abbiano distrutto non solo con raid aerei alcuni sobborghi in mano agli insorti sia a Damasco che ad Hama, città a sud di Aleppo



Ahmad Jarba - leader della Coalizione nazionale siriana, principale blocco dell'opposizione all'estero a Bashar al-Assad - sarà a Mosca il 4 febbraio mentre i colloqui di Ginevra 2 ripartono il prossimo 11 febbraio. Lo affermano la tv satellitare al-Jazeera e quella libanese di Hezbollah, al-Mayadeen. Intanto l’ong Human Right Watch testimonia come le forze del regime abbiano distrutto non solo con raid aerei alcuni sobborghi in mano agli insorti sia a Damasco che ad Hama, città a sud di Aleppo


Una serie di foto satellitari scattate tra il 2012 ed il 2013 dimostrano come il regime siriano abbia letteralmente cancellato dalla faccia della terra almeno 6 quartieri in mano ribelli in tutto il Paese.
Secondo Humans Rights Watch, l’ong con sede a New York,  le forze amate di Assad hanno letteralmente raso al suolo, con raid aerei ma spesso con bulldozer due quartieri ad Hama e quattro a Damasco.

Le immagini mostrano il prima e dopo il trattamento per una superficie totale di 145 ettari.     Si parte dal quartiere di Masha al-Arbeen, a nord di Hama, è  stato annichilito tra il 27 settembre e il 13 ottobre 2013. Una seconda area di Hama, Wadi al-Jouz, è  stata 'asfaltata' tra aprile e maggio 2013. Dopo le due azioni, che il regime di Bashar al-Assad non nega di aver commesso, affermando anzi di essersi limitato a 'ridurre in pristino' una serie di edifici abusivi, testimoni locali hanno riferito che i soldati sono andati in giro in altre zone della città minacciando i residenti che le loro case avrebbero fatto la fine degli altri due quartieri se avessero offerto sostegno agli insorti.
Nella capitale, per citare solo un quartiere, a finire raso al suolo è  stato Qaboun, teatro di aspri scontri nel luglio 2012. Ci hanno impiegato 50 giorni per distruggere, "1.250 negozi, 650 case, obbligando 1.800 famiglie" ad aggiungersi all'oceano di sfollati, vittime non tanto collaterali della guerra. 
Sono, intanto, oltre 20 i morti in diverse località bombardate dal regime, secondo i Comitati di coordinamento locali degli attivisti che pubblicano una lista delle vittime e video degli effetti dei raid con barili esplosivi su sobborghi di Damasco, nella regione di Hama, a Homs e su Aleppo.
Infine, la Tv panaraba al-Jazeera riferisce che Ahmad Jarba - leader della Coalizione nazionale siriana, principale blocco dell'opposizione all'estero a  Bashar al-Assad - si recherà in visita a Mosca il prossimo 4 febbraio, mentre l’’11 febbraio riprenderanno i colloqui di pace a Ginevra tra una delegazione del governo di Bashar al-Assad e una dell'opposizione siriana con la mediazione dell'inviato di Onu e Lega Araba, Lakhdar Brahimi. Lo ha annunciato il viceministro siriano degli Esteri, Faysal al-Miqdad, in dichiarazioni alla tv libanese al-Mayadeen, emittente di Hezbollah e dunque vicina al regime di Damasco. Per domani è prevista l'ultima giornata di colloqui a Ginevra iniziati dopo la conferenza di pace di Montreux della scorsa settimana....

mercoledì 29 gennaio 2014

Siria: la fame uccide nel quartiere di Yarmuk a Damasco...




La fame sta letteralmente decimando il campo palestinese di Yarmuk a Damasco dove 18.000 abitanti subiscono da mesi la violenza dell’esercito siriano che conduce molti, secondo alcune testimonianze raccolte via internet, a nutrirsi di gatti e cani randagi per combattere la fame.  

Molte persone sgozzano cani e gatti e li mangiano uccidendo addirittura alcuni somari”, assicura Ali, che era uno studente di giornalismo quando la rivolta contro il regime è iniziata nel marzo del 2011. Un uomo che ha ucciso un cane non ha potuto mangiarlo perché non aveva altro che la pelle sulle ossa”, ha spiegato un giovane la cui dichiarazione è finita in rete.
Questo campo, stabilito dall’ONU nel 1948 per accogliere i Palestinesi fuggiti dalla guerra israelo-palestinese, si è trasformato negli anni in un quartiere residenziale e commerciale ma continua ad essere chiamato il “campo” Yarmuk.
Nel 2011, quasi 150.000 palestinesi e altrettanti siriani ci vivevano.  Quando la guerra ha raggiunto Damasco nell’estate del 2012, milioni di abitanti di altre parti della capitale hanno trovato rifugio nel quartiere che era un posto tranquillo e calmo. Poco dopo però questa zona è diventata un campo di battaglia. Alcuni Palestinesi hanno appoggiato i ribelli, altri il Fronte popolare della liberazione della Palestina.
Nel giugno del 2013, l’esercito ha imposto un blocco totale nel quartiere di 2km, dove risiedono ancora, secondo l’ONU 18.000 abitanti. Sette mesi più tardi, la fornitura del cibo e i prodotti medici sono spariti e tutto si vende a prezzo d’oro. Ecco dunque che occorrono 100 dollari per un chilo di riso, come lamentato dai residenti. “La situazione è così disperata che delle donne vendono il loro corpo per una ciotola di riso”, ha dichiarato Ali.
Secondo l’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo (OSDH), 85 persone, tra le quali 25 donne e cinque bambini, sono morti di fame. L’Agenzia delle Nazioni Unite incaricata dei rifugiati palestinesi (UNRWA) sta cercando di fare quanto possibile per aprire una via di fuga. I risultati però sono sconfortanti, fino ad oggi due convogli hanno penetrato Yarmuk negli ultimi mesi, con solo 138 razioni di cibo. Tuttavia il governo ha assicurato di voler facilitare l’accesso agli aiuti all’interno del campo.
Mentre il regime e l’opposizione riuniti a Ginevra per la conferenza di pace sulla Siria hanno discusso dell’accesso agli aiuti a Homs, nel centro del paese, la sorte di Yarmuk non è nemmeno stata evocata.
Manuel Giannantonio

(Twitter @ManuManuelg85)

Maram Fondation...(Video)


                              Stimati più di 4.250.000 di sfollati in Syria...hanno bisogno di assistenza ....
            More than 4.25 million internally displaced persons estimated to be in need of assistance in Syria....





Libertà per Padre Paolo, libertà per tutti i detenuti....


Si può rinunciare a vendicarsi di ciò che viene fatto contro il nostro corpo, ma è più difficile non chiedere conto di ciò che è stato inflitto ai nostri cari. Ed è proprio lì che misericordia e giustizia devono accordarsi e la disponibilità al perdono non può essere separata da una esigenza di verità e di persecuzione del crimine. Perché altrimenti questo mondo diventerebbe una giungla”.
                                                                                                              Paolo Dall’Oglio, Collera e Luce, 2013



Il 29 gennaio 2014 saranno trascorsi sei mesi da quando Padre Paolo Dall’Oglio è stato rapito nella città di Raqqa. Il gesuita italiano è il rifondatore del monastero di Mar Musa dove risiede la Comunità di al Khalil (l’amico di Dio), per ospitare fedeli di confessione cattolica e ortodossa in un dialogo aperto con la fede islamica.
Per incoraggiare ogni iniziativa che porti alla liberazione di Padre Paolo sono state organizzate diverse attività. Verranno portati ritratti di Paolo e di altri detenuti, verranno letti estratti dai suoi testi e ci saranno delle messe per tutti loro. Questa occasione sarà il pretesto per chiedere anche la liberazione di tutti i detenuti prigionieri in Siria, lo spirito della manifestazione non è politico ma spirituale e di solidarietà.
Assieme a Paolo chiediamo la liberazione del gruppo di quattro attivisti rapiti il 9 dicembre a Douma,  Razan Zeitouneh, Wael Hamada , Nazim Al Hammadi e Samira Al Khalil. Assieme a loro ricordiamo George Abd el Latif scomparso dal più di un anno, i due vescovi Bulos Yazigi e Yohanna Ibrahim rapiti vicino a Aleppo il 22 aprile 2013, e tutti i detenuti non violenti nelle carceri del regime o dei ribelli.
Lo stesso giorno ci saranno dimostrazioni a Beirut, Dubai, Doha, Roma, Berlino, Londra, Suleymanie, Montreal, Ginevra, Grenoble, Le Mans, Marsiglia, Bruxelles.
Di seguito alcuni dei raduni previsti:
ITALIA
Roma: Chiesa di San Giuseppe in via F. Redi 1 – (Via Nomentana), 19.30
Milano: Chiesa di San Fedele, Piazza San Fedele, 19:30
Bologna: Santuario Madonna del Baraccano Chiesa della Pace, 21:00
Trento: ULIVO DELL PACE, giardini s. Chiara preghiera interreligiosa, 12:00
FRANCIA
Paris: Trocadéro, Esplanade des Droits de l’Homme, 18h30
Strasburg : 18h30 place Kléber
Grenoble: Centre Saint Hughes 313 Chemin de Billerey, 38330 Biviers, mass at 18h30, dinner at 19h (please book before), prayer at 19:30
Le Mans: place de la Préfecture, in front of Eglise de la Couture, 19:30
Lyon: gathering in front of the Opéra house at 18 :30
Marseille: mass at Saint Ferreol church, 18:00
Montpellier: gathering at Fontaine des Trois Grâces, Place de la Comédie, 19:00
EUROPA
Geneva: Chapelle du centre Boniface, 14, avenue du Mail, 2d floor, 20h
Brussels: prayer at La Viale (Chaussée de Wavre, 205) at 18h30, gathering place du Luxembourg at 20h30
Hague: Plein Den Haag, à côté du Parlement, 16h30
Leeds: University square, university of Leeds, 19h UTC
Berlin: St. Thomas von Aquin, Katholische Akademie in Berlin, Hannoversche Str. 5, 10115, 20h
ALTRE PARTI DEL MONDO
Beirut: square of Church Saint Joseph, Ashrafie, at 18h
Sulaymaniah: monastery of the Virgin Mary, Sabunkaran, 17h00
Qatar.
Scranton (USA): University of Scranton, Chapel of the Sacred Heart. 16:00. Evening Prayer
(SiriaLbano)

Damasco...bombardamenti in diretta....(Video)


#Daraya, sobb. di #Damasco#Siria - 29 gennaio 2014 - Il momento di una forte esplosione dopo che due barili bomba hanno colpito degli edifici non lontani dal cameraman nel sobborgo di Daraya....




La vera faccia della Guerra...58 drammatici secondi per non Dimenticare...(Video)


 L'altra faccia della guerra...i deboli muoiono di stenti...questo video mostra quale e' la vera faccia della guerra...la guerra degli ultimi...la guerra dei deboli di quelli che la guerra non l'hanno voluta ma lo hanno solo subito...queste immagini nella loro durezza dovrebbero smuovere le coscienze...
                                           il Mondo sta a guardare....
                      VERGOGNA....VERGOGNA...VERGOGNA....






martedì 28 gennaio 2014

Dall’Oglio, parla uno dei ‘suoi’ monaci: “Abuna, ti aspettiamo”....




Sono passati sei mesi dal giorno in cui abbiamo comunicato, con estremo dolore, la notizia del rapimento di Paolo Dall’Oglio. Era il 29 luglio 2013 quando membri del gruppo armato ISIS, che il sacerdote romano volle incontrare personalmente, si fecero beffa di tutto ciò che era ”Abuna”: dialogo, mansuetudine, confronto. Rispetto. Umanità. Oggi vorremmo esprimere molto, ma abbiamo preferito lasciare la parola a chi ha vissuto con lui. Sebastien Duhaut è un monaco novizio che ha raggiunto il monastero del sacerdote romano nel marzo 2011; gli abbiamo chiesto di parlarci del “suo” Paolo Dall’Oglio.
Sono un monaco novizio, ho raggiunto la comunità di Deir Mar Musa nel marzo 2011; per puro caso era anche l’inizio della rivoluzione in Siria. Nell’ottobre 2012 la comuntà mi ha inviato a Sulaymaniyah, nel Kurdistan iracheno. Per me Paolo è un uomo che non accetta un mondo fondato sulla divisione tra “amico” e “nemico”; e, coerentemente, ha sempre cercato di favorire ponti tra le persone, lavorando sulle paure degli altri e camminando verso quelli che fanno paura a lui stesso.
Come ha vissuto il monastero Deir Mar Musa l’inizio della rivoluzione?Mar Musa è un luogo molto conosciuto e apprezzato dalla gioventù siriana. Abbiamo ospitato molti dibattiti tra giovani pro-regime e altri ragazzi che volevano riforme, abbiamo pregato molto per l’affermazione della non-violenza, per un’evoluzione della Siria nel segno dell’unità e della dignità, in maniera da conservare la sua indipendenza. Ma le cose sono andate diversamente. Eppure, nonostante l’escalation di violenza, sono certo che alcune persone hanno trovato dolcezza e consolazione tra le mura di questa piccola chiesa. Abbiamo ospitato, ad esempio, un soldato dell’esercito regolare che aveva perso una mano, così come un uomo di Houla che aveva perduto 19 parenti nel tristemente celebre massacro. Abbiamo respirato sofferenza da entrambi i lati

.
Lui si definiva un “credente in Gesù, innamorato dell’Islam”. Tu come hai vissuto questo spirito di fraternità con i credenti musulmani, durante la tua permanenza a Mar Musa?Sono arrivato a Mar Musa perché ho avuto un cammino di vita con l’Islam, precedentemente. Ho anche vissuto due anni in Afghanistan, dove ho imparato il persiano. È un po’ per questo motivo che sono diventato monaco scegliendo questo luogo in particolare, una comunità con una vocazione ben precisa. A Mar Musa c’erano sempre visitatori – così come anche collaboratori permanenti – musulmani. Ricordo che un giorno una donna di fede islamica ci ha spiegato in dettaglio il significato di ogni movimento dellasalat (la preghiera) creando anche un piccolo “scandalo”, perché alcuni giovani cristiani siriani hanno creduto che i monaci di Mar Musa si fossero convertiti. Ma è il rompere le appartenenze rigide per ritrovare il Dio vivente e sorprendente ciò che mi rende così entusiasta della vocazione che ho condiviso con Paolo.


La comunità spirituale di Mar Musa è stata chiamata “Al-Khalil”, che significa “l’amico”, in riferimento ad Abramo…Sì, questa parola è un appello all’amicizia tra i tre monoteismi, perché teologicamente non si possono separare o isolare. Esiste un’unica realtà, in cui Dio si è mosso attraverso tre “momenti” diversi: ebraismo, cristianesimo e islam. Sogno un Medio Oriente riunificato su questa base di tolleranza e condivisione. E per fare ciò dobbiamo superare le politiche razziste e repressive, come quelle presenti nello Stato di Israele.


Sono passati sei mesi, sei lunghissimi mesi, da quando è stato rapitoInizialmente abbiamo creduto in una mossa brillante con cui Paolo avrebbe gestito quella situazione, poi abbiamo sperato in una liberazione durante l’Eid. Abbiamo pregato, maledetto la temerarietà del nostro grande fratello Paolo, e abbiamo infine anche accettato e compreso le ragioni che lo hanno spinto a fare ciò che ha voluto fare. Adesso confidiamo in Santa Rita, patrona delle situazioni impossibili. Ciò che per noi è di grande insegnamento è che lui ha agito secondo coscienza; Paolo è un uomo libero. Noi, come comunità, proviamo a rimanere fedeli a noi stessi e all’amicizia costruita con lui in questi anni. Questo per me vuol dire rimanere qui in Kurdistan, costruire un monastero, imparare il curdo e scoprire l’Islam curdo; anche se vorrei tornare in Siria e parlare con chi ha paura dell’altro. Vorrei parlare con i torturatori del regime – che in fondo sono anche loro dei padri di famiglia o dei figli – così come vorrei parlare con i ragazzi jihadisti, ciecamente “coraggiosi” e manicheisti
.
Cos’era Abuna per te?
Lui è stato come un fratello maggiore. Ho solo una sorellina e, fin da bambino, mi sarebbe piaciuto avere anche un fratello maggiore. Ecco cosa è stato lui per me. Avevamo molta complicità, anche se molte volte ci siamo arrabbiati!
 C’è un episodio di vita quotidiana che vorresti raccontarci?Una volta, qui a Sulaymaniyah, Paolo ha detto al superiore Jens: “Devi sistemare la tua camera, è in disordine, un completo disastro!” Jens ha gridato e la sua risposta fu esplosiva. Ne conseguì una vera e propria “guerra” di voci che si coprivano a vicenda. Con noi c’era una ragazza appena arrivata nella comunità, era il suo primo giorno e fu sorpresa da questo aspetto poco angelico della vita monacale. Mi ha fatto riflettere molto, perché accade esattamente la stessa, identica situazione tra nazioni, tra religioni. Le piccole “guerre” quotidiane che avvengono tra individui sono ciò su cui si fondano i “veri” conflitti; le tragedie geopolitiche sono attuate da persone che vivono sulla nostra stessa terra. La pace si costruisce nel piccolo, giorno dopo giorno. Anche Gesù ha dovuto sopportare i discepoli che si contendevano il “primo posto” agli occhi del loro Signore...
(Frontierenews.it)

Siria, l'appello dei ribelli: "Salvate i bambini di Homs"...


Dino Buonaiuto
 DAMASCO, 28 GENNAIO 2014 – Gli attivisti siriani hanno esortato gli esponenti della Coalizione presenti ai colloqui di pace di Ginevra per accendere i riflettori sulla città di Homs, dove è in corso un assedio da circa 600 giorni. Definita “la capitale della rivoluzione”, terza città della Siria, Homs ha pagato un prezzo alto per la sua opposizione ad Assad. Ci si aspetta che sia garantito a donne e bambini un passaggio sicuro nelle aree controllate dai ribelli, e che si dia libero accesso ai convogli umanitari, necessità che a tutt'oggi hanno faticato molto a essere soddisfatte.
A Homs ci sono infatti decine di persone che hanno bisogno di un intervento chirurgico immediato, e più di 250 famiglie soffrono a causa dell'assedio. Nessun intervento concreto è stato tuttora effettuato, con una situazione che è in corso dal giugno 2012. Si sente il bisogno di sbattere il problema sui tavoli di Ginevra, affinché si garantisca quantomeno l'evacuazione di donne e bambini dalla città, stimati in almeno 500 persone, secondo l'osservatorio siriano per i diritti umani...
(infoOGGI)

Aleppo...2 minuti e 52 secondi per raccontare un miracolo...(Video)


Aleppo - 28 gennaio 2014 -
Un bambino che chiede aiuto da sotto le macerie viene ritrovato ancora in vita dopo i bombardamenti aerei sul quartiere di Karam Al Tahan ad Aleppo....




Siria, a Ginevra colloqui rinviati al 29 gennaio Nuovo stop nei negoziati tra il governo di Assad e l'opposizione...




Contina il tira e molla nelle trattative tra il governo e l'opposizione siriana. La sessione del 28 gennaio dei negoziati tra il regime e la Coalizione nazionale anti-Assad in corso a Ginevra è stata cancellata per «disaccordi». Lo stop sarebbe stato deciso dal mediatore del 'Onu Lahkdar Brahimi.
Una fonte vicina alla delegazione governativa ai negoziati ha accusato l'opposizione per la sospensione delle trattative, affermando che la controparte avrebbe rifiutato di firmare «un documento sulla necessità di rinunciare al terrorismo».
La coalizione anti-Assad avrebbe rifiutato anche un altro testo sulla «necessità di eiliminare gli armamenti di gruppi criminali come al Qaeda e il Fronte Al Nusra».
NUOVI COLLOQUI IL 29 GENNAIO. I delicati colloqui tra le parti dovrebbero riprendere nella mattinata del 29 gennaio. Secondo un portavoce della delegazione dell'opposizione siriana in programma ci sarebbe il tema della transizione e del comunicato di Ginevra.
SECONDO STOP A NEGOZIATI. La decisione di annullare i colloqui rappresenta l'ennesimo stop durante i negoziati. Il 27 gennaio l'opposizione aveva rifiutato di firmare un documento del governo, giudicato un «testo di principi».
Martedì, 28 Gennaio 2014
(Lettera 43)

Tunisia, da oggi parita' tra uomini e donne Presidente Marzouki firma nuova Costituzione, l'articolo 20 afferma l'eguaglianza di diritti e doveri dei due sessi...




TUNISI - Il capo dello Stato tunisino Moncef Marzouki, il primo ministro uscente Ali Larayedh e il Presidente dell'Assemblea Costituente, Mustapha Ben Jaafar, hanno firmato oggi la nuova Costituzione del Paese, un evento storico per la culla della Primavera araba. Marzouki è stato il primo a firmare il testo approvato ieri dall'Assemblea costituente, abbracciando il documento e agitando due dita in segno di vittoria.
La grande novità  della nuova Costituzione, la prima del dopo-rivoluzione, riguarda innanzitutto alla parità uomo-donna. L'articolo 20 afferma l'eguaglianza di diritti e doveri dei due sessi, mentre l'articolo 45 impone che il governo non solo protegga i diritti delle donne, ma garantisca le pari opportunità anche all'interno dei consigli elettivi. 
Marzouki, Costituzione "vittoria" ma strada "lunga"  - Il presidente tunisino ha definito oggi l'adozione della nuova Costituzione una "vittoria contro la dittatura", aggiungendo tuttavia che il cammino è ancora "lungo" per stabilire i valori democratici nel Paese. "La nascita di questo testo, conferma la nostra vittoria contro la dittatura", ha detto Marzouki, ma "la strada è ancora lunga. C'è ancora molto lavoro da fare affinché i valori della nostra Costituzione facciano parte della nostra cultura...
ANSA)

Siria: stallo su Homs,donne e bambini ancora in trappola A Ginevra no regime a transizione. Brahimi, si va avanti...


                                    SIRIA: ATTESA PER HOMS, MA IL REGIME RIFIUTA LA TRANSIZIONE

(di Lorenzo Trombetta) (ANSAmed) - BEIRUT, 28 GEN - Centinaia di donne e bambini, musulmani ma anche cristiani, abitanti della città vecchia di Homs, assediata da un anno e sette mesi dalle forze del regime di Damasco, rimangono intrappolati nei martoriati quartieri solidali con la rivolta a causa dell'assenza di garanzie da parte delle forze lealiste. Dopo che a Ginevra la delegazione del regime siriano aveva accettato di permettere l'evacuazione di donne e bambini, dai colloqui svizzeri l'inviato speciale dell'Onu e della Lega araba per la Siria, Lakhdar Brahimi, ha confermato ieri sera che "nessuna decisione è stata ancora presa sui convogli umanitari" destinati a Homs. Il ministro degli esteri italiano Emma Bonino aveva salutato con favore la notizia del via libera governativo. "E' un primo segnale che necessita ancora di qualche passo in più", aveva detto Bonino, insistendo sulla necessità di consentire "l'accesso umanitario perché arrivi qualcosa di tangibile al popolo siriano". Ancora ieri mattina i negoziati - sempre in fragile equilibrio - sembravano sul punto di fallire. La Coalizione dell'opposizione ha accusato gli inviati di Damasco di voler ignorare la questione della transizione politica, che invece era all'ordine del giorno. La delegazione governativa aveva presentato un documento sulla "la necessità di mantenere tutte le istituzioni e le infrastrutture dello Stato" che l'opposizione ha rifiutato di sottoscrivere. Ma dopo il muro contro muro, le due delegazioni hanno espresso la volontà di andare avanti. "Apparentemente c'è la volontà di proseguire i negoziati", ha poi confermato Brahimi in conferenza stampa, pur ammettendo di non essersi "mai aspettato un miracolo". Il negoziatore algerino, che ha tempo fino a venerdì prossimo per portare a casa qualche risultato concreto, ritenterà oggi di parlare con le parti sulle "procedure" per discutere anche della composizione dell'organo esecutivo. Sul terreno, sono giunte notizie dai sobborghi di Damasco della morte per fame e sete di almeno quattro persone, tra cui un bimbo di appena un anno. Le fonti hanno fornito le generalità complete delle vittime e video delle loro salme sepolte a Hajar al Aswad e nel vicino campo profughi palestinese di Yarmuk, entrambi sobborghi a sud della capitale. Le notizie pervenute da Homs sono ancora più sporadiche e impossibili da verificare in modo indipendente. La città è divisa in tre parti: una zona a maggioranza alawita (la branca dello sciismo a cui appartengono i clan al potere da mezzo secolo), una zona di mezzo abitata ancora da sunniti ma presidiata dalle truppe del regime e dalle milizie sciite libanesi Hezbollah, e il centro storico dove rimangono circa 300 famiglie, tra cui alcuni nuclei cristiani, e un pugno di irriducibili armati. Contattate dall'ANSA via Skype, fonti presenti nella parte di Homs controllata dal regime affermano che "i civili del centro storico non sono sicuri di uscire allo scoperto. Aspettano di capire quale dovrebbe essere il loro destino una volta fuori. Ma su questo nessuno ha dato garanzie", hanno detto le fonti. Dal canto suo, il governatore di Homs, Talal Barazi, citato dall'agenzia ufficiale Sana, ha affermato che "da quattro mesi è pronto il piano di evacuazione di donne e bambini dalla città vecchia, ma si attende una risposta dall'Onu". Il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) da Ginevra ha fatto sapere che finora il regime di Damasco non ha però predisposto nessuna misura per lasciar entrare i convogli umanitari nella parte vecchia della città. Una fonte della Mezzaluna rossa siriana presente a Homs, contattata dall'ANSA via Skype, ha confermato che "12 camion di aiuti della Croce Rossa, della Mezzaluna rossa e del Programma alimentare mondiale (Pam)" sono in attesa di consegnare i loro aiuti. "La colpa è dei gruppi terroristici", ha però detto il governatore Barazi, in riferimento agli insorti anti-regime. Sempre da Homs è salito l'accorato appello di padre Frans van der Lugt, gesuita olandese e ultimo europeo rimasto nella zona assediata. "Insieme ai musulmani viviamo in una situazione difficile e dolorosa e soffriamo di tanti problemi. Il maggior di questi è la fame", afferma padre Frans. "La gente non trova da mangiare. Niente è più doloroso che vedere le madri per strada in cerca di cibo per i loro figli"...

Siria: disertore Isis, Al Qaeda addestra centinaia di britannici...



Di Luca Pavone

Cresce l'allarme sui combattenti stranieri in Siria

Elaph (20/01/2014). Centinaia di cittadini britannici addestrati e indottrinati da Al Qaeda in Siria e pronti a tornare in Europa con lo scopo di formare cellule terroristiche. E’ quanto emerge dal racconto di un disertore dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (Isis) in un’intervista pubblicata dal Daily Telegraph.
Murad (questo il nome fornito) ha descritto le esercitazioni di Al Qaeda come “molto dure”, spiegando che britannici, americani ed altri europei vengono addestrati su come realizzare e far esplodere autobombe. Secondo i servizi segreti del Regno Unito, sarebbero almeno 500 i combattenti inglesi presenti in Siria...
(ARABPRESS)

Siria: il mediatore Brahimi chiede alle parti impegni sul fronte umanitario...




Siria. Il mediatore di Onu e Lega Araba, Brahimi, non vuole perdere quei pochi risultati positivi raggiunti dalla Conferenza di pace internazionale Ginevra 2 e cerca di portare avanti un difficile dialogo a distanza tra governo di Damasco e fronte dei ribelli sul tema umanitario. Ma intanto sul terreno non si frenano le violenze.
“Rimetteremo sul tavolo delle discussioni la dichiarazione di Ginevra”: Lakhdar Brahimi è deciso ad andare avanti, dopo il flop della giornata di ieri, cominciata con il rifiuto delle due parti a parlarsi e finita con lo sfumare dell’unico accordo fino ad ora raggiunto tra ribelli e opposizione – ovvero l’evacuazione di donne e bambini da Homs, la città assedita da oltre 10 mesi. Il regime infatti ha chiesto “garanzie” ai ribelli sul corridoio umanitario. Questi ultimi vogliono la certezza che nessuno verrà arrestato. Nonostante l’accordo di oggi sia in agenda, di certo non lo sarà l’argomento “prigionieri politici”. Per di più, paradossalmente, è stato rimandato per la sesta volta il dossier del giornalista Mazen Darwish, la cui moglie tre giorni fa a Ginevra aveva lanciato un appello per la sua liberazione. Sul terreno intanto la situazione peggiora: il freddo, la mancanza di viveri e di assistenza colpiscono le zone sotto assedio. Mentre il quotidiano israeliano Haretz rivela che due giorni fa l’aviazione di Tel Aviv ha bombardato la base militare di Latakia, sulla costa siriana.

del sito Radio Vaticana 

Siria : ad Homs non si muove nulla...


Doveva essere il primo passo verso una normalizzazione delle cose ed invece l'evacuazione di donne e bambini dalla città siriana non è ancora iniziata. E neanche gli aiuti umanitari possono entrare




Un convoglio dell’Onu con camion del Programma alimentare mondiale è in attesa di consegnare aiuti alimentari alle famiglie assediate ad Homs ma non ha ancora ricevuto il via libera dalle parti.
Lo ha detto oggi a Ginevra la portavoce del Programma, Elisabeth Byrs. Il Pam è inoltre pronto a fornire razioni di cibo alle donne e bambini che scelgono di essere evacuati dalla città vecchia di Homs se l’accesso sarà garantito, ha aggiunto.
Domenica la delegazione del regime siriano ai negoziati di Ginevra aveva accettato di permettere l’evacuazione di donne e bambini da Homs ed era stato discusso l’accesso di un convoglio alla città, non raggiunta dagli aiuti da oltre un anno. «Abbiamo bisogno di garanzie di sicurezza da parte di tutte le parti coinvolte in questa operazione (…) Non abbiamo ancora il via libera. Siamo in standby», ha detto Byrs. «Una volta che tutte le parti in causa permetteranno al convoglio inter-agenzie di procedere, il Pam fornirà alla città vecchia 500 razioni familiari e 500 sacchi di farina di frumento, sufficienti per 2.500 persone per un mese. Il Pam prevede inoltre di inviare 100 scatole di un prodotto di nutrizione specializzato che aiuta a trattare l’arresto della crescita e la malnutrizione acuta nei bambini, ha aggiunto Byrs.
Anche »l’Unicef ha sottoposto all’approvazione una lista di beni al governo che include kit d’emergenza medica e per il colera, materiale igienico e per il trattamento dell’acqua, sali di reidratazione, abiti invernali perbambini piccoli e vaccini per la poliomielite. Tutto è pronto in un deposito a Homs, e siamo pronti a muoverci siamo in attesa della luce verde, il via libera. Ma per ora non abbiamo chiarezza su quando questo potrà succedere«, ha detto la portavoce dell’Unicef Marixie Mercado. Homs non è la sola località dove l’Onu vuole avere accesso: »lanciamo un appello a tutte le parti in conflitto a consentire il libero passaggio dell’assistenza umanitaria ovunque nel Paese e per tutte le persone nel bisogno” ha insistito la portavoce...
(IL JOURNAL)

lunedì 27 gennaio 2014

Siria, stallo a Homs sul corridoio umanitario Da Ginevra l'inviato Onu Brahimi: «Nessuna misura per i convogli»....





L'incubo di Homs in Siria continua. Nonostante il 26 gennaio il governo avesse dato l'ok per un corridoio umanitario che permettesse l'evacuazione dal centro, la situazione non è cambiata.
Centinaia di donne e bambini - musulmani ma anche cristiani - abitanti della città vecchia rimangono intrappolati nei martoriati quartieri solidali con la rivolta.
BRAHIMI: «NESSUNA DECISIONE». L'inviato speciale dell'Onu e della Lega araba per la Siria, Lakhdar Brahimi, ha confermato il 27 gennaio che «nessuna decisione è stata ancora presa sui convogli umanitari» destinati a Homs.
 L'allarme è arrivato dalla Croce Rossa. Robert Mardini, capo delle operazioni in Medio Oriente, aveva denunciato che «nessuna misura concreta è stata presa dall'esecutivo di Damasco» per l'evacauzione delle categorie a rischio e gli aiuti umanitari sarebbero impossibili.
CIVILI BLOCCATI A HOMS. La conferma della difficile situazione è arrivata anche da alcune persone che abitano in città, da 19 mesi stretta da un assedio imposto dalle milizie governative. «Nessun civile, donna o bambino, uscirà per il momento dalla città vecchia di Homs», hanno detto all'Ansa fonti di Homs, contattate via Skype.
«I civili aspettano di capire quale dovrebbe essere il loro destino una volta usciti dai quartieri assediati. Ma su questo nessuno ha dato garanzie», ha rivelato la fonte che si trova in una zona di Homs controllata dalle forze lealiste.
CITTÀ DIVISA IN TRE PARTI. Le notizie pervenute da Homs sono ancora più sporadiche e impossibili da verificare in modo indipendente. La città è divisa in tre parti: una zona a maggioranza alawita (la branca dello sciismo a cui appartengono i clan al potere da mezzo secolo), una zona di mezzo abitata ancora da sunniti ma presidiata dalle truppe del regime e dalle milizie sciite libanesi Hezbollah, e il centro storico dove rimangono circa 300 famiglie, tra cui alcuni nuclei cristiani, e un pugno di irriducibili armati.
USA: AIUTI PASSINO A HOMS. Sulla vicenda hanno espresso preoccupazione anche gli Usa. «Non c'e alcun motivo perché il regime di Assad non permetta il passaggio degli aiuti umanitari a Homs», ha detto alla conferenza di Ginevra un portavoce del Dipartimento di Stato americano.
«I combattenti nella città vecchia hanno detto chiaramente che permetteranno ai convogli umanitari di passare. Perciò», ha concluso la voce del governo di Obama, «non c'e' alcuna ragione per ulteriori ritardi. Il regime deve agire ora»...
(Lettera 43)

Rastan...alla ricerca di legna da ardere...(Video)


Mentre a Ginevra si discute in Siria continuano senza sosta i bombardamenti....la gente non ha tempo di discutere...la gente deve pensare a sopravvivere...deve combattere la fame...il freddo...anche i bambini
sono alla continua ricerca di cibo e di legna da ardere...

Siria: negoziati bloccati sul futuro di Assad, si riparte con colloqui separati...





È stallo a Ginevra al terzo giorno di incontri tra la delegazione del governo siriano e l’opposizione. Il regime ha paralizzato il negoziato con una dichiarazione di principio in cui non si fa alcun cenno a un governo di transizione. Documento respinto dall’opposizione che chiede l’uscita di scena di Bashar al Assad.
“Siamo sorpresi dal rifiuto dell’opposizione a questo lavoro di base – sostiene Bouthina Shaban, consigliere del Presidente siriano – Non riconoscono la Siria e la sua integrità o non si preoccupano di quello che sta accadendo al popolo siriano”.
“Siamo ottimisti e abbiamo intenzione di restare qui finché non raggiungeremo il nostro obiettivo – replica Rema Fleihan, delegata della Coalizione che si oppone al regime – che è quello di avere un governo di transizione basato sull’accordo di Ginevra 1”.
Il mediatore, Lakhdar Brahimi, ha sospeso la riunione e tornerà a rivedere le delegazioni separatamente.
Nessun passo in avanti sul fronte dell’ingresso degli aiuti umanitari ad Homs. Per il regime ci sono anche altre zone del Paese che hanno priorità....
(euronews)

In Siria si muore per fame. Il ministro Bonino: "Nessuna notizia su padre Dall'Oglio"...




E' di tre morti e una decina di feriti il bilancio provvisorio dell'attacco compiuto da forze lealiste siriane contro una località a nord di Damasco e confinante con il Libano, dove si trovano decine di famiglie di rifugiati di altre zone. Lo riferisce all'Ansa Omar al Qalamuni, portavoce del centro stampa del Qalamun, zona montagnosa tra Damasco e Homs e lungo la frontiera siro-libanese. La fonte precisa che da stamani all'alba l'artiglieria di Damasco ha bombardato il villaggio di Qastal, dove – sempre secondo fonti locali - non ci sono postazioni degli insorti ma solo civili locali e decine di famiglie di rifugiati. Sul fronte umanitario nelle ultime 24 ore si registra la morte per fame di quattro persone, di cui un bimbo di un anno, in due sobborghi di Damasco assediati dalle forze del regime. Oggi parlando a Radio24 il Ministro degli esteri Emma Bonino ha detto che ancora non abbiamo nessuna notizia su padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita rapito in Siria nel luglio scorso. "Non abbiamo notizie, anche se si sperava che essendo stati sequestrati in quella zona altri esponenti europei, l'avvio dei negoziati" di Ginevra 2 "potesse aprire uno spiraglio di maggiore informazione, ma nonostante gli sforzi d'intesa con gli altri servizi europei – ha detto la Bonino - ad oggi non abbiamo avuto migliori informazioni". Intanto c'è attesa per l'apertura di un corridoio umanitario ad Homs - sottoposta ad un assedio governativo da un anno e mezzo - per consentire alle donne e ai bambini di lasciare la città vecchia, dove i ribelli hanno le loro basi. Si tratta di una promessa ufficiale che il delegato Onu Lakhdar Brahimi ha ottenuto a Ginevra dalla rappresentanza del regime di Assad. Ma intanto da Homs anche i militanti anti-governativi chiedono garanzie per l’evacuazione, oltre a cibo e assistenza. (R.P.)

del sito Radio Vaticana 

Siria, salta l’accordo per evacuare Homs È stallo nei negoziati tra regime e opposizione...





Le due parti non riescono a mettersi d’accordo per portare via donne e bimbi. E intanto a Damasco 4 persone morte per la fame

Nessun accordo su Homs e stallo nelle trattative. Se la notizia di domenica su un possibile accordo per l’evacuazione di donne e bambini da una delle città più martoriate della Siria aveva fatto ben sperare, oggi da Ginevra non arrivano buone notizie per chi auspica una soluzione pacifica della guerra civile. Il regime siriano e l’opposizione non sono infatti riusciti ad accordarsi nemmeno per portare in salvo i più deboli e i feriti. Lo hanno precisato i delegati dell’opposizione siriana a Ginevra.
ASSEDIO - «Continuiamo a chiedere che venga tolto l’assedio a Homs e che gli aiuti raggiungano la città vecchia di Homs», ha detto l’inviato dell’opposizione Anas Abdeh. Che ha aggiunto di più: «Non c’e’ nulla di vero nelle affermazioni secondo le quali abbiamo chiesto un accordo per evacuare in modo permanente i civili dalle aree assediate. Il nostro obiettivo è di togliere l’assedio a tappe, nient’altro’», ha aggiunto. Inoltre il portavoce della Coalizione nazionale siriana Louay Safi ha spiegato che «non ci sono progetti» nei colloqui mirati a raggiungere un accordo sul rilascio di prigionieri detenuti nelle carceri del governo e dei ribelli. «Non ci sono progressi sulla questione dei detenuti. Stiamo ancora lavorando per giungere a una soluzione in merito», ha detto Safi
TRANSIZIONE E TERRORISMO - I negoziati di Ginevra sulla Siria sono stati sospesi dopo che l’opposizione aveva respinto un documento presentato dalla delegazione governativa e riprenderanno nel pomeriggio in stanze separate. «La sessione mattutina - ha commentato Murhaf Juejati, della delegazione dell’opposizione - si è trasformata in una lezione impartita dal regime e (il mediatore internazionale) Lakhdar Brahimi ha sospeso i colloqui prima che diventassero troppo tesi».«Il regime si è rifiutato di parlare di transizione» che era il tema in agenda nei colloqui di stamani a Ginevra.
FAME - Nel frattempo quattro persone, di cui un bimbo di un anno, sono morti per fame nelle ultime 24 ore in due sobborghi di Damasco assediati dalle forze del regime. Ma non solo. Tre anziani di Hajar Aswad - sobborgo a sud di Damasco solidale con la rivolta e da oltre un anno assediato dalle forze lealiste - sono morti in seguito alla fame e alla sete. Si chiamavano Samir Hasan Taha, Inad Uqla Khamis e Muhammad Fanash....
(CORRIERE DELLA SERA.it)