Il Pontefice ha rinnovato l'appello per la pace in Terra Santa, «tanto amata da Francesco», in Siria e in Medio Oriente (il servizio del nostro inviato in Umbria
l'inviato Andrea Acali
ASSISI Una giornata grigia, in cui non sono mancati scrosci di pioggia. Ma durante la celebrazione della Messa nel piazzale inferiore della basilica anche il tempo ha concesso una pausa per le migliaia di persone che hanno assistito alla concelebrazione del Papa con vescovi e cardinali. Il Pontefice ha raggiunto l'altare dopo essersi fermato a pregare davanti alla tomba del Poverello di Assisi, dove ha deposto rose bianche e gialle e ha donato una calice e una patena. Alla presenza dei gonfaloni delle Regioni italiane listati a lutto per la tragedia di Lampedusa, del premier Letta (a cui Francesco ha rivolto un saluto ricordando che l'Italia festeggia oggi il suo patrono) e del presidente del Senato Grasso, il Papa ha parlato della testimonianza di San Francesco per il mondo moderno. "L'amore per i poveri e l'imitazione di Cristo povero sono le due facce della stessa medaglia. Cosa ci dice oggi Francesco, non a parole - sarebbe facile - ma con la vita? La prima cosa - ha risposto il Papa - è che essere cristiani è un rapporto vitale con la persona di Gesù, è rivestirsi di Lui, è assimilazione a Lui". E Francesco, ha ricordato il Pontefice, parte dallo "sguardo di Gesù sulla croce". Il Crocifisso "non ci parla di sconfitta, di fallimento; paradossalmente ci parla di una morte che è vita perché ci parla di amore". La seconda testimonianza di San Francesco è che «chi segue Cristo riceve la vera pace, quella che solo lui e non il mondo ci può dare". Ma, ha avvertito il Papa, "la pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo S. Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia pantesistica con le energie del cosmo... Anche questo non è francescano ma un'idea che alcuni hanno costruito" ha detto il Papa tra gli applausi. "La pace di S. Francesco - ha aggiunto - è quella di Cristo" di chi "prende su di sé il suo giogo" che non si porta "con arroganza, con presunzione, con superbia ma solo con mitezza e umiltà". Infine il rispetto per il creato, "per ogni essere umano. Francesco è stato uomo di armonia e di pace. Da questa città della pace ripeto con la forza e la mitezza dell'amore: rispettiamo la creazione, non siamo strumenti di distruzione! Cessino i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi e dovunque l'odio ceda il posto all'amore". Il Papa ha rinnovato l'appello per la pace in Terra Santa "tanto amata da Francesco", in Siria, in Medio Oriente, nel mondo: "sentiamo il grido di coloro che piangono, soffrono e muoiono - ha concluso - a causa della violenza, del terrorismo o della guerra"...
(Il Tempo.it)

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