martedì 8 ottobre 2013

FUORI DAL MONDO. E’ giunto il momento delle politiche di controllo sulla migrazione...

Scritto da Stefano Lupo il 8 ottobre 2013.

Riparare a un danno, o perlomeno iniziare a farlo, dopo una tragedia di dimensioni non sostenibili non è strategicamente né umanamente accettabile. Eppure, se vogliamo provare a  dare un difficilissimo significato a quanto successo a Lampedusa giovedì  scorso mattina,  dobbiamo partire dalla constatazione che la lotta all’immigrazione clandestina  e la tutela dell’immigrazione regolare e di quanti chiedono legittimamente il diritto d’asilo in uno dei Paesi Membri dell’Unione Europea,  partono da lontano e si intersecano  con i rilevantissimi problemi che affliggono il sistema europeo sull’immigrazione, da un lato, e i singoli grattacapi nazionali, guarda caso proprio più evidenti in quei Paesi cerniera malandata del continente, dall’altro.
L’Italia si trova proprio in quel fronte sud (Italia, Spagna, Grecia) maggiormente soggetto a ondate migratorie, maggiormente colpevole di sprechi, maggiormente vittima d’abbandono da parte del  restante insieme dei Paesi membri.  “Fuori dal Mondo”  si soffermerà in tre distinte puntate sulle tematiche tristemente riproposte dal naufragio del barcone a Lampedusa.  La lunghezza della trattazione vuole proprio rimarcare le innumerevoli sfaccettature del prisma problematico della questione “immigrazione”. Essa coinvolge la dimensione umanitaria, ovviamente, la dimensione socio-culturale di come l’immigrazione viene percepita nel Paese di destinazione, la dimensione politica, nazionale, europea e, come si vedrà, soprattutto internazionale.
Nello specifico, dalla panoramica generale di questa puntata, in cui vengono esposti i vari rami della questione e la tragedia della cronaca, ci si sposterà nel prossimo articolo ad analizzare le problematiche, evidenti e numerose, che affliggono il nostro Paese, per poi soffermarsi nell’articolo di domenica sulla lunga trattazione della questione europea, legata a doppio filo a quella macro dinamica che si concretizza nel grande vuoto della sponda sud del Mediterraneo, nella miseria cronica dell’Africa, nell’instabilità del Vicino e Medio Oriente.
ITALY-IMMIGRATION-REFUGEE-ACCIDENTDei trecento e passa morti  di Lampedusa, gli ultimi di una lunghissima serie che dal 1999 a oggi ha lasciato nel Mediterraneo tra i dieci e ventimila morti, si è già detto molto. Noi però  vorremmo partire dal dato eclatante, sintomatico della disperazione dei passeggeri di quel natante, alla cui guida pare ci fosse tra gli altri un tunisino di trentacinque anni; il gesto di bruciare una coperta per dare il via a un segnale di fumo in richiesta di soccorso, incuranti delle condizioni della nave, malauguratamente sudicia di benzina, è indicativo delle condizioni psicofisiche di prostrazione cui vengono sottoposti coloro che decidono di intraprendere un viaggio che “ della speranza” ha poco o nulla.
Mercoledì si recherà in visita di commiato a Lampedusa il Presidente della Commissione Europea, José Barroso, ultimo pellegrino di una schiera infinita di “si può fare meglio e di più”, di “così non va”, di “manca il coordinamento”, di “la querelle tra Paesi del Nord e Sud dell’Unione non è salutare”. Di salutare in questa vicenda c’è pochissimo, solo la convinzione, che si spera sia propria anche del Commissario Maelstrom, predisposta agli “Home Affairs” europei, tra cui migrazione e sicurezza, che la retorica della pietà e della costernazione, oltre ad aver creato un simulacro vuoto di ipocrita dolore, ha portato pochissimi benefici; anzi, forse, qualche danno.
Umori e retorica devono lasciare il passo a un’analisi lucida e, finalmente, producente una pur minima linea d’azione tal da poter essere considerata tale: una linea d’azione che sia scevra da proclami nazionalisti contro le orde migratorie, così come le funeste crociate al buon cuore nazionale o europeo alla accoglienza totale e senza discriminazione.
folla_immigrati_lampedusa_N-2E’ difficile parlare di equilibrio dopo quanto successo, innumerevoli volte, a Lampedusa, così come in un’infinità di altre spiagge e coste. Ma di equilibrio si tratta. Nel caso italiano la visione posata ed equilibrata della vicenda tocca gravi e plurime faglie problematiche, che cercheremo di sviluppare nei prossimi articoli.  L’Italia si deve barcamenare tra un difficile coordinamento nel controllo delle frontiere acquatiche nazionali, compiuto dalle sue forze di sicurezza e dalla sempre più debole Guardia Costiera; stretta tra le azioni criminose della criminalità organizzata, soprattutto la Ndrangheta , che si sviluppano a piene mani tra i vari traffici collegati all’immigrazione. Soggiace infine a un regime giuridico, quello comprendente tra le altre cose la legge cosiddetta “Bossi Fini”, ma non solamente essa, da molti indicato come sorpassato e dannoso, e si scontra in ultima analisi con gli interessi nazionali legati a energia, sicurezza e proiezione strategica nella zona sud del Mediterraneo, precarizzati e quanto mai evidenti nella loro “diminutio”. Questo il quadro nazionale che verrà sviluppato nella prossima puntata, a cui seguirà quello europeo e internazionale.
E’ veramente un compito improbo analizzare e confrontare gli aspetti che concorrono a rendere problematico il flusso migratorio. Ma da qualche parte bisognerà pure iniziare: si spera solo che i legislatori nazionali ed europei possano sviluppare una chiarezza quanto mai opportuna....
(ITALIAPOST)

Nessun commento:

Posta un commento