8 settembre
SITO RUSSO: “ISRAELE PROGETTA ATTACCO CHIMICO IN SIRIA”19.30 Il sito di informazione russo in lingua araba Rusiya Al-Yaum, secondo quanto riportato dalla stampa israelianaI ribelli siriani starebbero progettando un attacco con armi chimiche contro Israele per provocarne la reazione: «Miliziani armati siriani useranno i territori controllati dal regime siriano per portare a termine la loro provocazione»SUSAN RICE: “ARMI CHIMICHE SONO RISCHIO PER GLI USA”Il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Susan Rice: “Le armi chimiche siriane pongono rischi per i soldati e i diplomatici americani nella regione e potenzialmente per i cittadini in patria”“Una mancata risposta alla minaccia delle armi chimiche di Damasco avvicina il momento in cui terroristi riusciranno a mettere le mani e a usare queste armi su americani, ha detto la Rice”
ISRAELE: “MEGLIO RITIRARE ARMI CHIMICHE AD ASSAD CHE COLPIRLO”
Una fonte ufficiale israeliana citata in forma anonima da Ynet: “Alla guerra sarebbe preferibile la rimozione da parte di Bashar al Assad del suo arsenale chimico”. “Questa è la migliore soluzione anche per Israele. Ognuno ora sta giocando il proprio gioco, ma l’interesse è quello di eliminare gli arsenali chimici di Assad, senza guerra”.
LA SIRIA ACCETTA LA PROPOSTA RUSSA: CONSEGNERA’ ARMI CHIMICHE
17.55 Il ministro degli Esteri, siriano, Walid al-Mouallem, a Mosca accanto all’omologo russo Serghei Lavrov: «Ho ascoltato con attenzione la proposta del ministro russo Sergei Lavrov. La Siria accoglie con favore l’iniziativa russa»La proposta prevede che Assad ceda la supervisione del suo arsenale chimico a una commissione internazionale per evitare l’intervento militare americano. L’idea russa di chiedere al regime di Bashar al-Assad di rinunciare al suo arsenale chimico è arrivata poche ore dopo quello che era apparso come uno spiraglio aperto da John Kerry per rinunciare ai raid in Siria. «Potrebbe consegnare alla comunità internazionale ogni arma chimica di cui dispone entro la prossima settimana, senza indugi e permettendo controlli totali», aveva risposto il segretario di Stato Usa a chi gli chiedeva se Assad avesse un modo per scongiurare un attacco americano in Siria, «ma non lo faraàe non lo si può fare». Successivamente, però, un portavoce del Dipartimento di Stato ha precisato che si trattava di «un’argomentazione retorica». «Il punto», ha spiegato il portavoce, «è che non ci si può fidare di questo brutale dittatore, abituato a travisare i fatti, per quanto riguarda la consegna delle armi chimiche, perché altrimenti le avrebbe consegnate già da tempo».BAN KI-MOON: “DAMASCO DIA L’OK ALLA CONSEGNA DI ARMI CHIMICHE”
17.45 Il segretariato generale dell’Onu, Ban Ki Moon ha discusso l’escalation della crisi umanitaria in Siria e l’indagine delle Nazioni unite sulle armi chimiche con Merkel, Hollande ed Erdogan. All’incontro con il leader francese era presente anche l’inviato della Lega Araba e dell’Onu per la Siria, Lakhdar Brahim, che ha riferito sugli sforzi per organizzare la conferenza di pace Ginevra-2. Al termine dell’incontro Ban Ki Moon ha accolto la proposta russa di mettere le armi chimiche di Assad sotto il controllo internazionale e ha detto che chiederà al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di prendere in considerazione la proposta.“Se gli ispettori confermeranno che c’è stato un attacco chimico in Siria, sto valutando di sollecitare il Consiglio di sicurezza a chiedere l’immediato trasferimento delle armi chimiche presso luoghi in cui possano essere stoccate e distrutte in modo sicuro”. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu, ha ammonito Ban parlando ai giornalisti al Palazzo di Vetro, deve superare la “paralisi imbarazzante” sul conflitto siriano.
LAVROV: “RUSSIA PRONTA A LAVORARE AL CONTROLLO DELLE ARMI CHIMICHE DI ASSAD”
Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov al termine dell’incontro l’omologo siriano, Walid Muallem: “La Russia è pronta a unirsi immediatamente al lavoro per mettere sotto controllo internazionale le armi chimiche della Siria, se questo servirà a evitare un attacco militare”
QUIRICO: “SUI GAS LANCIATI DAI RIBELLI NESSUNA CERTEZZA”
Il racconto di Domenico Qurico ai pm della Procura di Roma sui suoi 150 giorni di prigionia in Siria:
«Il giorno del sequestro eravamo a bordo di due pick-up con due persone al seguito. All’improvviso siamo stati fermati da un gruppo di miliziani armati, che ci hanno prelevati e portati via. Non so dire se siamo stati venduti da quelli che ci accompagnavano»
«Siamo stati fermati da due pick-up con a bordo uomini armati. I primi giorni eravamo bendati: ho avuto paura di essere ucciso. Forse tre gruppi ci hanno gestito».
Domenico Quirico, il giornalista inviato de La Stampa appena liberato precisa la versione di Piccinin, l’insegnante belga che ha condiviso la detenzione con lui: “Abbiamo ascoltato una conversazione attraverso una porta socchiusa tra persone che non conosciamo. Nessun elemento per dire che sia basata su fatti reali o se fossero chiacchiere”
La spiegazione di Quirico su La Stampa, il suo giornale:
«Eravamo all’oscuro di tutto quello che stava accadendo in Siria durante la nostra detenzione, e quindi anche dell’attacco con i gas a Damasco», ha raccontato Quirico. «Un giorno però - ha aggiunto - dalla stanza in cui venivamo tenuti prigionieri, attraverso una porta socchiusa, abbiamo ascoltato una conversazione in inglese via Skype che ha avuto per protagoniste tre persone di cui non conosco i nomi. Uno si era presentato a noi in precedenza come un generale dell’Esercito di liberazione siriano. Un secondo, che era con lui, era una persona che non avevo mai visto. Anche del terzo, collegato via Skype, non sappiamo nulla».
«In questa conversazione - prosegue la ricostruzione di Quirico - dicevano che l’operazione del gas nei due quartieri di Damasco era stata fatta dai ribelli come provocazione, per indurre l’Occidente a intervenire militarmente. E che secondo loro il numero dei morti era esagerato».
«Io non so - è il racconto di Domenico Quirico - se tutto questo sia vero e nulla mi dice che sia così, perché non ho alcun elemento che possa confermare questa tesi e non ho idea né dell’affidabilità, né dell’identità delle persone. Non sono assolutamente in grado di dire se questa conversazione sia basata su fatti reali o sia una chiacchiera per sentito dire, e non sono abituato a dare valore di verità a discorsi ascoltati attraverso una porta».
«Bisogna tener presente - ha concluso Quirico - la condizione in cui eravamo e non dimenticare che eravamo prigionieri che ascoltavano cose attraverso le porte. Non ho elementi per giudicarle, sono abituato a parlare e a dare per certe le cose che ho verificato. In questo caso non ho potuto controllare niente. È folle dire che io sappia che non è stato Assad a usare i gas».
COALIZIONE NAZIONALE SIRIANA INVOCA L’INTERVENTO ARMATO
La Coalizione nazionale siriana, principale blocco dell’opposizione al regime siriano di Bashar al-Assad, attraverso un addetto stampa: “La Coalizione sostiene, a malincuore, l’opzione dell’intervento militare in Siria.”
“Nessuno vuole vedere il proprio Paese soggetto a un attacco militare tuttavia il regime, attraverso le sue azioni, ha dimostrato che questa è l’unica via per bloccarlo ed evitare nuove morti e ancor più distruzione”.
60% CIRCA DEGLI AMERICANI CONTRO UN INTERVENTO IN SIRIA
14.00 Un sondaggio pubblicato dalla Cnn: il 59% degli americani si oppongono all’approvazione da parte del Congresso di una risoluzione per autorizzare l’intervento militare. Il 39% lo appoggia. Per il 69% degli intervistati un’eventuale azione in Siria non rientrerebbe negli interessi nazionali degli Stati Uniti e il per 72% una campagna aerea contro obiettivi siriani non farebbe centrare «importanti obiettivi» per gli Usa. L’82% degli intervistati si dice però convinto che il presidente Assad abbia usato i gas letali contro il proprio popolo.
PICCININ: “NON È STATO ASSAD AD USARE LE ARMI CHIMICHE”
13.00 Pierre Piccinin, l’insegnante belga rapito insieme al giornalista della Stampa Domenico Quirico alla radio RTL-TVi: «È un dovere morale dirlo. Non è il governo di Bashar al-Assad ad avere utilizzato il gas sarin o un altro gas nella periferia di Damasco». «Non è stato regime Assad a usare gas». Piccinin e Quirico dicono di averlo sentito in «una conversazione che abbiamo sorpreso» tra ribelli, ha affermato l’insegnante belga. Piccinin aggiunge che ammetterlo «mi costa perché da maggio 2012 sostengo con decisione l’esercito libero siriano nella sua giusta lotta per la democrazia». «Per il momento, per una questione di etica Domenico ed io siamo determinati a non fare uscire (i dettagli di) questa informazione», ha affermato Piccinin facendo riferimento all’interrogatorio di Quirico in programma oggi e al suo quotidiano.
Piccinin racconta che quando lo scorso 30 agosto lui e il giornalista de La Stampa hanno sentito dell’intenzione degli Usa di agire in seguito all’uso, attribuito al regime, delle armi chimiche «avevamo la testa in fiamme, perché eravamo prigionieri laggiù, bloccati con questa informazione e per noi era impossibile darla».
Il racconto dell’insegnante belga rapito:
(LINKIESTA)Domenico Quirico e Pierre Piccinin sono stati rapiti a Qussayr, poco dopo essere entrati in Siria dal Libano il 6 luglio. «È qui che l’Esercito Libero Siriano (Als) ci ha fermati e consegnati alla brigata Abou Ammar, dal nome del suo capo - ha detto Piccinin al quotidiano belga Le Soir - sono mezzi pazzi, più briganti che islamisti, più o meno infeodati al movimento Al Farouk, uno dei principali gruppi dei ribelli».
Subito dopo il rapimento, Qussair è stata assediata dall’esercito siriano spalleggiato dal movimento libanese Hezbollah. «Vi siamo rimasti due mesi - racconta l’insegnante belga - gli ultimi cinque giorni sono stati terribili, eravamo chiusi in una sordida cantina da muri pieni di scarafaggi, mentre vicino cadevano le bombe, rischiavamo di venir sepolti». Quando la situazione a Qussair è precipitata, i due ostaggi sono stati trasferiti. Consegnati ad Al Farouk, sono stati prima portati a Yabroud (vicino al Libano), poi condotti di notte su fuoristrada verso il governatorato di Idlib, più a nord. Qualche settimana dopo, racconta ancora Piccinin, i due rapiti sono arrivati a Bal al-Awa, alla frontiera turca, ma «le speranze di liberazione sono presto svanite» perché il viaggio eè proseguito più a est, verso Raqqa, in mano agli islamisti. «Ma non abbiamo raggiunto questa città, 80 chilometri prima di arrivare abbiamo biforcato verso una pista nel deserto». Piccinin, che si era recato otto volte in Siria dall’inizio della crisi, afferma di non volerci più tornare. «È diventato troppo pericoloso per gli stranieri. L’Als sta degenerando numerosi gruppi sono molto radicali, anti occidentali, anti cristiani. La rivoluzione non è più quello che era».

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