Un nuovo raid israeliano avrebbe colpito in profondita' il suolo siriano. Secondo quanto riferisce la rete al Arabiya, riportata dai media israeliani, i jet israeliani hanno bombardato due basi aeree, una a Latakia (sulla costa) ed una vicina a Damasco. Nei raid sono state distrutte due distinte forniture di missili anti-aerei a corto raggio di fabbricazione russa Sa-8. Missili che erano diretti elle milizie sciite libanesi di Hezbollah. Stamane era stata data la notizia di un'esplosione nella prima base colpita, quella di Snubar Jableh, nella provincia occidentale siriana di Latakia. Lo aveva riferito l'Osservatorio siriano dei diritti umani senza attribuirne la responsabilita....
(Affaritaliani.it)
giovedì 31 ottobre 2013
Siriano si dà fuoco, ricoverato Ha 24 anni, sconosciuti i motivi del gesto. Indaga la polizia....
(ANSA) - ROMA, 31 OTT - Un cittadino siriano di 24 anni si è dato fuoco oggi a Roma, in via del Tempio della Pace, nei pressi del Coloseeo. E' stato trasportato all'ospedale Sant'Eugenio e ha ustioni di terzo grado al volto e su un braccio. Il giovane aveva con sé un passaporto svedese. Non sono ancora chiari i motivi del gesto. La polizia sta indagando per interrogare eventuali testimoni....
Siria, gli ispettori dell’Onu sigillano l’arsenale chimico...
Gli ispettori dell’Opac, l’organizzazione incaricata di distruggere l’arsenale chimico siriano,
hanno messo sotto sigilli pressoché la totalità dei depositi nella disponibilità dell’esercito di Damasco.
hanno messo sotto sigilli pressoché la totalità dei depositi nella disponibilità dell’esercito di Damasco.
Si tratta di 1.000 tonnellate di agenti chimici e di 290 tonnellate di armi che per ora resteranno sul posto, perché ancora non si è passati alla fase della mobilità.
“La Siria ha già consegnato il piano generale di distruzione per eliminare l’intero stock. Entro il 15 novembre, in due settimane, approveremo un programma che ci assicuri l’irreversibile distruzione delle armi e di tutto il materiale correlato, entro il mese di giugno prossimo”, spiega il portavoce della missione.
I team dell’Opac, che hanno così ottenuto un importante risultato nell’ambito dell’ambizioso programma di disarmo, hanno finora ispezionato 21 dei 23 siti nel paese.
Gli ispettori resteranno in Siria fino al completamento del loro lavoro
previsto entro la meta’ del 2014
previsto entro la meta’ del 2014
Intanto, sul piano diplomatico, continua la missione in Siria dell’inviato speciale dell’Onu Brahimi, che ieri ha visto il presidente al-Assad....
(euronews)
SIRIA, CROCE ROSSA E MEZZALUNA ROSSA CHIEDONO RISPETTO E PROTEZIONE...
Il Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa - in una nota congiunta del Comitato Internazionale, della Federazione Internazionale e della Mezzaluna Rossa Siria - invita tutte le parti coinvolte nel conflitto in Siria a rispettare il lavoro della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa e a garantire la sicurezza dei soccorritori senza ostacoli, con accesso immediato alle persone bisognose in tutta la Siria. Ci rivolgiamo anche a tutti coloro che hanno influenza sul campo per aiutarci a garantire aiuti che possano raggiungere chi ha più bisogno.
- Perché almeno 9 milioni di siriani, la metà dei quali sono bambini, continuano a soffrire le conseguenze devastanti di un conflitto armato che sta lacerando il paese da oltre due anni. La tragedia umanitaria che non accenna a diminuire in Siria oggi è inaccettabile. In particolare è necessario fare di più per garantire che gli aiuti raggiungano i più bisognosi.
- Perché 22 volontari della Mezzaluna Rossa Siriana sono stati uccisi e molti di più feriti, rapiti o arrestati mentre svolgevano le loro attività umanitarie.
- Perché per rispondere in modo efficace alle immense necessità umanitarie, alle squadre della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa deve essere garantita maggiore sicurezza, più rapidità e accesso libero ai bisognosi in tutto il paese e in ogni momento. Oltre all'accesso sicuro, è necessario anche un sostegno maggiore per essere in grado di assistere ogni mese oltre 2,5 milioni di persone in stato di bisogno.
- Perché in Siria, ora più che mai, proprio quando il Movimento Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa festeggia i 150 anni di azione umanitaria, i suoi Principi Fondamentali - in particolare Umanità, Neutralità, Imparzialità e Indipendenza - devono essere pienamente rispettati e difesi in modo da garantire l'accesso alle persone in difficoltà.
Più di 100mila persone sono state uccise. Centinaia e più stanno morendo ogni giorno o lottano contro ferite o malattie, mentre i servizi sanitari fondamentali sono paralizzati da una grave carenza di personale medico e forniture, nonché da attacchi deliberati contro operatori sanitari e strutture.
Nelle zone colpite dalla violenza il crollo dei servizi essenziali, così come l'erogazione di elettricità e di acqua, la raccolta rifiuti, hanno aggiunto ulteriore miseria. Molte persone lottano per superare la giornata a causa di intensi combattimenti e di un'economia gravemente indebolita e sono completamente dipendenti dalla generosità dei compagni siriani e dagli aiuti umanitari.
I volontari e il personale della Mezzaluna Rossa Siriana hanno bisogno di avere accesso maggiore e con più sicurezza a chi ha più bisogno in Siria. E' inaccettabile colpire in modo intenzionale i soccorritori, che non prendono parte al conflitto e che semplicemente cercano di aiutare i più bisognosi. E' essenziale che le parti in conflitto in Siria proteggano i volontari della Mezzaluna Rossa Siriana e tutto il personale associato al Movimento Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa e permettano loro di lavorare in sicurezza....
Nelle zone colpite dalla violenza il crollo dei servizi essenziali, così come l'erogazione di elettricità e di acqua, la raccolta rifiuti, hanno aggiunto ulteriore miseria. Molte persone lottano per superare la giornata a causa di intensi combattimenti e di un'economia gravemente indebolita e sono completamente dipendenti dalla generosità dei compagni siriani e dagli aiuti umanitari.
I volontari e il personale della Mezzaluna Rossa Siriana hanno bisogno di avere accesso maggiore e con più sicurezza a chi ha più bisogno in Siria. E' inaccettabile colpire in modo intenzionale i soccorritori, che non prendono parte al conflitto e che semplicemente cercano di aiutare i più bisognosi. E' essenziale che le parti in conflitto in Siria proteggano i volontari della Mezzaluna Rossa Siriana e tutto il personale associato al Movimento Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa e permettano loro di lavorare in sicurezza....
Tecniche di guerra del ventunesimo secolo...
Una nuova tecnica viene utilizzata dal regime nelle aree che sono in mano all'Esercito ibero Sirano...
Il regime assedia l'area, e impedisce al cibo e pane di entrarvi, affamando in tal modo la popolazione Hanno messo un cartello agli ingressi con questa scritta: "O ti inginocchi, o avrete fame".
Questo ha provocato sofferenza e morte tra i civili...questa e' una tecnica di punizione di massa.
E noi viviamo nel 21 ° secolo .....
Il regime assedia l'area, e impedisce al cibo e pane di entrarvi, affamando in tal modo la popolazione Hanno messo un cartello agli ingressi con questa scritta: "O ti inginocchi, o avrete fame".
Questo ha provocato sofferenza e morte tra i civili...questa e' una tecnica di punizione di massa.
E noi viviamo nel 21 ° secolo .....
Nessun fiocco giallo per Paolo Dall'Oglio...
Sequestrato il 29 luglio di quest'anno: cioè tre mesi fa. Ma di lui non parla nessuno, nessun giornale espone fiocchi gialli, quasi non fosse cittadino italiano....
Un cittadino italiano è stato sequestrato tre mesi fa in Siria. Nei pressi di Raqqa, al confine settentrionale del paese. E' accaduto il 29 luglio. Quel cittadino italiano si chiama Paolo Dall'Oglio, ha 59 anni, è romano. E' un religioso, un gesuita.
Visto che il suo sequestro interessa poco la stampa, chi voglia ricordarlo, chi voglia auspicare il suo immediato rilascio, chi voglia pregare per lui, chi voglia leggere quel che ha scritto sulla Siria, chi voglia essere informato su quel che ha capito vivendo per 30 anni in Siria, chi voglia parlare di lui, qui da noi troverà sempre una porta aperta.
Ci sorprende solo che per lui non ci siano neanche quei fiocchi gialli che hanno accompagnato tantissimi altri sequestri. Nessuno parla del suo libro, il libro cioè di un sequestrato che parla del paese dove quell'uomo è stato sequestrato? Ok... Nessuno parla dei suoi numerosissimi interventi sulla Siria, una ferita apertissima nel costato della Comunità Internazionale e facilmente reperibili su Internet? Ok... Nessuno ricorda che sono tre mesi da quando è stato rapito? Ok pure qui? No, questo è troppo! Soprattutto perché è la spia di quanto poco sincere siano queste campagne per i sequestrati. Ma nel caso di padre Paolo nessuno espone fiocchi forse per "sincerità": perché chi non lo fa forse ha legittimamente dimenticato, o forse ha scelto di stare dall'altra parte, cioè con Assad e con i suoi paladini... NOI NO! Noi non abbiamo nè dimenticato nè scelto di stare con Assad. Per questo, per la grande riconoscenza che abbiamo per l'impegno umano profuso da padre Paolo Dall'Oglio da novembre pubblicheremo ogni giorno una semplice frase: "Padre Paolo Dall'Oglio, non ti dimentichiamo"...
(il Mondo di Annibale)
Un cittadino italiano è stato sequestrato tre mesi fa in Siria. Nei pressi di Raqqa, al confine settentrionale del paese. E' accaduto il 29 luglio. Quel cittadino italiano si chiama Paolo Dall'Oglio, ha 59 anni, è romano. E' un religioso, un gesuita.
Visto che il suo sequestro interessa poco la stampa, chi voglia ricordarlo, chi voglia auspicare il suo immediato rilascio, chi voglia pregare per lui, chi voglia leggere quel che ha scritto sulla Siria, chi voglia essere informato su quel che ha capito vivendo per 30 anni in Siria, chi voglia parlare di lui, qui da noi troverà sempre una porta aperta.
Ci sorprende solo che per lui non ci siano neanche quei fiocchi gialli che hanno accompagnato tantissimi altri sequestri. Nessuno parla del suo libro, il libro cioè di un sequestrato che parla del paese dove quell'uomo è stato sequestrato? Ok... Nessuno parla dei suoi numerosissimi interventi sulla Siria, una ferita apertissima nel costato della Comunità Internazionale e facilmente reperibili su Internet? Ok... Nessuno ricorda che sono tre mesi da quando è stato rapito? Ok pure qui? No, questo è troppo! Soprattutto perché è la spia di quanto poco sincere siano queste campagne per i sequestrati. Ma nel caso di padre Paolo nessuno espone fiocchi forse per "sincerità": perché chi non lo fa forse ha legittimamente dimenticato, o forse ha scelto di stare dall'altra parte, cioè con Assad e con i suoi paladini... NOI NO! Noi non abbiamo nè dimenticato nè scelto di stare con Assad. Per questo, per la grande riconoscenza che abbiamo per l'impegno umano profuso da padre Paolo Dall'Oglio da novembre pubblicheremo ogni giorno una semplice frase: "Padre Paolo Dall'Oglio, non ti dimentichiamo"...
(il Mondo di Annibale)
Siria, fonte Opac: “Distrutto equipaggiamento per armi chimiche”...
A rivelarlo una fonte che ha chiesto di restare anonima in attesa
del comunicato ufficiale
del comunicato ufficiale
La distruzione dell’equipaggiamento siriano per la produzione di armi chimiche è stata completata. Lo annuncia un ufficiale dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), in condizione di anonimato.
La distruzione riguarda gli equipaggiamenti per la produzione di armi chimiche e per il riempimento di munizioni con gas velenosi. Domani, 1 novembre, è la scadenza stabilita dall’Opac perché Damasco concluda la distruzione o “renda inutilizzabili” tutte le strutture per la produzione e i macchinari per la lavorazione delle sostanze in gas velenosi e per il riempimento di munizioni. ...
(La Stampa.it)
mercoledì 30 ottobre 2013
Starvation in Syria: a war tactic...
(Reuters) - One Syrian security official called it the "Starvation Until Submission Campaign", blocking food and medicine from entering and people from leaving besieged areas of Syria.
Forces loyal to President Bashar al-Assad have used partial sieges to root out rebel forces from residential areas during the civil war. But a recent tightening of blockades around areas near the capital is causing starvation and death, residents and medical staff say.
At an army checkpoint that separates government-held central Damascus from eastern suburban towns earlier this month, a thin, teenage boy on a bicycle circled a soldier and begged to be allowed to take a bag of pita bread, a staple food, into the eastern suburbs. The soldier refused but the boy kept begging for "just one loaf".
The soldier finally shouted: "I'm telling you, not a single morsel is allowed in there. I don't make the rules. There are those bigger than me and you who make the rules and they're watching us right now. So go back home." The soldier, visibly upset, exhaled quietly and deeply when the boy slipped out of sight.
The incident illustrates how blockades are being used as a weapon in a war that grew out of pro-democracy protests in the summer of 2011, increasing an already grave humanitarian crisis. Blockades are employed mostly by the government but also on a smaller scale by the armed opposition.
Food and medicine, which could be used by the warring parties, are rarely allowed to enter besieged areas and the movement of civilians in and out is restricted.
Over one million Syrians are trapped in areas where aid deliveries have stalled, the United Nations says.
The U.N. Office for the Coordination of Humanitarian Affairs said in a report last month that half of those people are in rural Damascus and around 310,000 people more trapped in Homs province in central Syria.
EID BLOCKADE
At a checkpoint in central Damascus, a state security official, known as Abu Haidar, was heard to say "we like to call it our Starvation Until Submission Campaign". It's a phrase used increasingly by Assad's supporters in the capital.
The Syrian government has not commented on accusations it is using hunger as a weapon of war. It says that residents have been taken "hostage by terrorists". Aid workers say they are denied access. Both sides use checkpoints to mark territory and prevent the movement of enemy fighters and supporters.
Rebel-held towns to the east, south and west of Damascus are under partial or total siege and Abu Haidar said that the army had begun to block off the towns of Qudsayya and Hameh, a 15 minute drive north from central Damascus onto the Qasioun mountain range.
Residents of these two towns said that earlier this month, on the first day of the Muslim holiday of Eid al-Adha, many were forbidden from leaving to visit family elsewhere.
Chances of success in getting past the checkpoints depend on your identity card - public sector workers and school children are sometimes allowed through. Parents are told to stay behind.
Some people were allowed to leave on foot and residents reported a small exodus of civilians who feared that artillery bombardment would follow the siege, as it has in other areas where rebels have positioned themselves.
The main checkpoint forbids most cars from entering or leaving the two towns, forcing people to get out of their vehicles, walk down the highway for 20 minutes and use public transport on the other side.
Soldiers conduct vehicle and body searches to prevent "smuggling" of bread, baby milk and medicine into the besieged area - jailing offences. The checks create long queues of residents trying to return home, sometimes forcing them to wait for hours.
All traffic is prevented from entering Hameh, a mostly Sunni Muslim town where many residents support the rebellion. There is some movement into Qudsayya, a more religiously mixed area that is home to tens of thousands of displaced Syrians from other parts of the country.
NO BREAD
During a two-day visit by this journalist last month to the eastern towns, resourceful locals made do with what they had.
They gathered fruit and vegetables from the few orchards they could still access without risking government sniper fire and shelling. Those with cash paid smugglers to bring in bags of flour and other foodstuffs or medicine.
But nowhere in town was pita bread available. Local doctors said they regularly treat patients for water-borne diseases and that aerial bombardment has damaged the infrastructure, contaminating the water with sewage.
Doctors said that they were observing symptoms of malnutrition such as dehydration, severe weight loss, diarrhoea and bloated stomachs.
International have little access to areas hit by violence. Groups like Save the Children are warning of a potential crisis. The agency released a report last month saying that parts of Homs, Aleppo, Idlib and Damascus have been encircled by violence or deliberately besieged.
In a separate development, the World Health Organisation confirmed an outbreak of polio among young children in northeast Syria on Tuesday - a consequence of falling vaccination rates in wartime.
The situation is acute for people living in Mouadamiya, on the southwestern outskirts of the capital Damascus, which has been under siege for a year and suffered from chemical weapons strikes and continuous bombardment.
Unlike East Ghouta, which also endured chemical attacks but is sometimes accessible, Mouadamiya is completely surrounded by the military.
The opposition says 12,000 people face starvation and death in Mouadamiya. About 90 percent of Mouadamiya has been destroyed and few doctors remain, it says.
This month, according to residents who live there reached by Skype, government aerial bombardment hit one of two remaining mains pipelines that deliver drinking water throughout Mouadamiya, further contaminating the local water supply.
Residents say that smugglers used to be able to throw bags packed with baby milk and medicine from moving cars into the town while driving along a nearby highway. But in July, the road became an active frontline between the army and rebels.
"No one can smuggle anything to us anymore," said resident and activist Qusai Zakarya. He said that many smugglers along the highway have been killed by government snipers. "Now, only shelling and bullets enter Mouadamiya, and only the souls of the departed can leave."
DYING OF HUNGER
For months, international pressure has been mounting on Syrian authorities to open humanitarian corridors to deliver aid to the besieged civilians.
Under international law, siege is not specifically prohibited. However deliberate starvation in a conflict is widely held to be a war crime and the law of armed conflict requires all sides to allow free access of humanitarian relief for civilians in need.
Although Syria is not party to the International Criminal Court - which can prosecute war crimes - the United Nations Security Council has the power to refer cases.
Three Security Council resolutions condemning Assad have been vetoed by permanent member Russia, one of his strongest allies, and China, making a referral unlikely.
Earlier this month, 3,000 women and children were evacuated from Mouadamiya, the United Nations said. But their suffering and starvation may continue as many have sought shelter in an abandoned school on the outskirts of Qudsayya, where the siege is starting.
On Tuesday, 1,800 residents were evacuated from the town, a source from the Ministry for Social Affairs said. State media said they were fired on by "terrorists."
Hunger has become so endemic that locals say they eat leaves and grass.
Fatima, who fled Mouadamiya just before the siege last year along with her husband and their five children to central Damascus, said one of her relatives died in Mouadamiya in August from starvation. He was three years old.
Local doctors sent Reuters videos showing six cases of death from malnutrition. Most of the victims were children.
Activist Zakarya said that this month alone, he knows of 11 women and children who died of starvation, including 7-year-old Dua al Sheikh, who was her parents' only daughter.
He said that after months of eating the rice, barley and bulgur wheat in stock, families are now down to little more than olives and olive oil for three meals a day.
"We sometimes roll a bunch of grape leaves together and sprinkle it with salt and pepper and eat it pretending it's yabraa," said Zakarya, referring to a popular Syrian dish of grape leaves stuffed with rice and ground lamb or beef.
Civilians in besieged areas say farmers are targeted as they try to harvest their crop in an open field. They tell also of government shelling that purposely sets entire crop fields ablaze, around Damascus and in Homs province.
In Mouadamiya, people have been planting rocket plants in small patches of earth between buildings so as to avoid any open fields.
And Zakarya says "we use grass sometimes as a salad, with olives and olive oil."
(This story was reported by a visiting journalist whose name has been withheld for security reasons)
Aleppo, anziano ferito e usato come esca umana...(video shock)
by asmaesiriadachan
30 ottobre 2013 – Aleppo, località Maydan
Queste drammatiche immagini sono state diffuse in rete dal canale web Halab News.
44 secondi che documentano le barbarie che prendono di mira i civili inermi. L’uomo ripreso dalla telecamera del citizen reporter a seguito dell’eslsi trovava lungo la via dell’Autostrada del Nord in località Maydan, ad Aleppo. Secondo la ricostruzione dei testimoni l’anziano sarebbe stato costretto dalle forze del regime ad attraversare quel tratto di strada che divide da una parte l’esercito regolare e dall’altro l’esercito siriano libero, per essere poi ferito ad una gamba e diventare un’esca.
Il citizen reporter, che seguiva l’esl, riprende i drammatici istanti in cui l’uomo cerca di mettersi al riparo provando a strisciare indietro, senza che nessuno riesca ad andare in suo soccorso per la presenza, dall’altra parte, dei militari, intenti a sparare, finché un proiettile non lo raggiunge in pieno petto e lo uccide. Sono immagini terrificanti, agghiaccianti, che documentano l’assoluta mancanza di rispetto per la vita umana e il ricorso meschino e spietato ad ogni mezzo per colpire “l’altra parte”.
L’esl ha rinnovato l’appello rivolto ai civili di non avvicinarsi a quella zona, teatro di scontri con le milizie governative, ma queste ultime continuano, invece, a costringere i passanti ad attraversare quella strada con il preciso scopo di colpirli per attirare l’esercito libero. Esseri umani usati come esche, come oggetti, prima feriti, poi uccisi.
I bambini di Al Rastan vivono tra le bombe...(3 video)
asmaesiriadachan
29 ottobre 2013 Al Rastan, provincia di Homs
Ieri in Siria hanno perso la vita 61 civili. La città di Al Rastan, in provincia è stata teatro di pesanti bombardamenti da parte dell’aviazione militare che ha colpito diverse zone residenziali.
La sequenza di video condivisi ieri dai media attivisti di Al Rastan documenta le drammatiche conseguenze sui civili, in particolare sui bambini, colpiti dagli ordigni mentre erano nelle loro case. Gli ordigni partono dalla Facoltà di Ingegneria, diventata una base militare da mesi.
Oltre alle ferite sui loro corpi i bambini sono terrorizzati da tante violenze. I loro pianti sono uno strazio, una ferita per l’anima. La consapevolezza che hanno del dramma in cui vivono ci interroga come adulti, interroga la cosiddetta “società civile”, i cui valori crollano insieme alle case colpite dagli ordigni. Cosa ne è stato dello spirito con cui è stata scritta la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo? Cosa ne è stato di quei “mai più” pronunciati dopo ogni guerra? Siamo davvero diventati indifferenti rispetto al dolore e alle atrocità che vivono questi innocenti? Perché le loto ferite continuano a non suscitare l’indignazione necessaria quantomeno a condannare gli artefici di questo genocidio? Il silenzio equivale a connivenza e la connivenza è l’humus in cui nascono e crescono nuovi frutti del male.
Entriamo nel dramma che stanno vivendo i bambini siriani con questa sequenza di video:
1- Due fratellini feriti, il piccolo piange, il “grande”, nonostante le ferite, chiede di poterlo prendere in braccio per consolarlo. Quanto amore possono dare i bambini, anche nelle condizioni più difficili?
2 – Un padre ferito insieme alla figlia supplica i medici dell’ospedale da campo di essere delicati e gentili con la piccola, che piange in modo disperato. Cosa faremmo al suo posto?
3 – Due ragazzini si nascondono in una casa abbandonata per proteggersi dai bombardamenti; non hanno di che mangiare e pregano che cessino i bombardamenti.
Syria...situazione sanitaria...
Dall’inizio del conflitto nel Paese, si è interrotto il programma di immunizzazione, che prima coinvolgeva il 95% dei bambini. Attualmente viene vaccinato il 52% dei più piccoli e mezzo milione non ha ricevuto trattamenti. Attualmente, con il sostegno delle Nazioni Unite, si sta promuovendo una campagna di vaccinazione per 2,4 milioni di bambini, per combattere non soltanto la polio, ma anche morbillo, parotite e rosolia.
Tunisia, attentato suicida a Sousa...
Un kamikaze si è fatto esplodere davanti ad un noto albergo della località turistica, nella Tunisia nord-orientale. Si ipotizza un collegamento con attacco suicida sventato a Monastir...
Aveva cercato di entrare in uno degli alberghi più noti e frequentati da turisti occidentali. Ma è stato allontanato dagli uomini della sicurezza perchè non portava il braccialetto giallo che consente ai gestori dell'hotel di controllare le entrate e le uscite. Alle 9 e 30 di stamattina un uomo si è fatto saltare in aria, con una cintura esplosiva, sulla spiaggia davanti all'entrata dell'hotel Riad Palm. Non ci sono state altre vittime dell'attentato, e il kamikaze è stato identificato.
Con l'attentatore c'erano altre due persone, anch'esse respinte dalla sicurezza dell'albergo. Subito dopo l'esplosione si sono date alla fuga, la polizia sarebbe sulle loro tracce.
A Monastir, davanti al mausoleo in onore di Bourghiba, è stato invece sventato un attacco suicida, e arrestato un diciottenne originario del governatorato di Siliana.
Secondo un portavoce del ministero dell'Interno, si ipotizza un collegamento tra i due episodi, che nasconderebbero la mano della corrente integralista dei Takfiristi, una frangia marginale dell'estremismo islamico che prenderebbe di mira in particolare gli stranieri "infedeli" ...
(RaiNews24)
Dalla Siria all’Egitto continua l’inferno per i rifugiati...
di Cristina Amoroso
Amnesty International ha sollecitato le autorità egiziane a porre fine all’agghiacciante prassi di detenzione illegale e rimpatrio forzato di centinaia di rifugiati scappati dal conflitto armato in corso in Siria.
Chi è fuggito dall’inferno siriano ed ha cercato un rifugio sicuro in Egitto ha incontrato intercettazioni, morte, detenzioni a tempo indeterminato, separazione dai familiari, espulsioni da parte di un governo di militari che, invece di offrire aiuto a chi ha perso tutto (parenti, casa, beni di sussistenza) in guerra, applica una prassi inumana a chi è stato già tanto colpito.
Questo emerge dall’ultimo rapporto di Amnesty International che, a seguito della morte nel mar Mediterraneo, nelle ultime settimane, di rifugiati e richiedenti asilo provenienti dall’Africa del Nord, ha denunciato le tragiche conseguenze della radicale presa di posizione assunta dall’Egitto nei confronti dei rifugiati siriani. Un numero sempre maggiore di rifugiati rischia la vita imbarcandosi verso l’Europa, spesso pagando i trafficanti fino a 3500 dollari.
“Le autorita’ egiziane hanno il dovere di proteggere chiunque fugga dal conflitto siriano e cerchi un riparo sicuro in Egitto. L’Egitto sta scavando un abisso tra il suo comportamento e gli obblighi internazionali di proteggere i rifugiati piu’ vulnerabili” ha dichiarato Sherif Elsayed Ali, direttore del Programma diritti dei rifugiati e dei migranti di Amnesty International.
“Non aiutandoli e non proteggendoli, l’Egitto macchia la sua reputazione e mette a serio rischio la sua immagine di attore-chiave della regione” ha aggiunto Ali.
Secondo le informazioni raccolte da Amnesty International, centinaia di rifugiati siriani, compresi numerosi bambini, rischiano di essere detenuti in condizioni deplorevoli ed espulsi. A volte, i gruppi familiari vengono divisi.
Parecchi rifugiati hanno detto ad Amnesty International di sentirsi obbligati a lasciare l’Egitto a causa delle condizioni avverse che stanno incontrando nel Paese.
La marina egiziana ha intercettato 13 imbarcazioni con a bordo rifugiati siriani diretti verso l’Europa. Secondo gli ultimi dati forniti dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati, le autorità egiziane hanno arrestato 946 persone, delle quali 724 (tra cui donne e bambini) sono tuttora in stato di detenzione.
Nella maggior parte dei casi, i rifugiati arrestati vengono trattenuti in carcere su decisione dell’agenzia per la sicurezza nazionale, persino dopo che il procuratore ha ordinato il loro rilascio.
In un caso, un bambino di nove anni di Aleppo arrestato su un’imbarcazione assieme a un amico di famiglia, e’ stato tenuto in carcere senza poter vedere sua madre per quattro giorni.
La scorsa settimana 12 persone sono annegate nel naufragio di un’imbarcazione di rifugiati siriani al largo della costa di Alessandria. In precedenza, sempre a ottobre, oltre 300 persone tra cui diversi siriani erano morte di fronte a Lampedusa quando la loro imbarcazione si era capovolta ed era affondata.
Nel corso di una visita a una stazione di polizia di Alessandria, la scorsa settimana, Amnesty International ha trovato circa 40 rifugiati siriani detenuti illegalmente e a tempo indeterminato, compresi 10 bambini tra cui due gemellini di un anno, in cella dal 17 settembre.
Amnesty International ha inoltre appreso che agli avvocati e’ stato impedito di assumere la difesa dei rifugiati siriani detenuti nelle stazioni di polizia delle città costiere. Anche l’Alto commissariato Onu per i rifugiati non ha accesso ai detenuti.
I rifugiati arrestati devono scegliere se rimanere detenuti a tempo indeterminato o essere rimpatriati in Siria: di conseguenza, decine di famiglie sono state separate con la forza. Secondo fonti legali, in almeno due casi vi sono state espulsioni collettive di rifugiati siriani verso Damasco.
“Rimandare i rifugiati in una zona dove è in corso un conflitto sanguinoso e’ una grave violazione del diritto internazionale, in quanto e’ ovvio che saranno a rischio di subire violazioni dei diritti umani” – ha commentato Ali.
Il 4 ottobre un gruppo di 36 persone, in buona parte rifugiati palestinesi provenienti dalla Siria, e’ stato espulso verso Damasco. Molti si troverebbero da allora detenuti nella sezione Palestina dei servizi segreti militari.
I rifugiati siriani e palestinesi in Egitto sono stati accusati di sostenere la Fratellanza musulmana e di aver preso parte alle violenze successive al 3 luglio, giorno della deposizione del presidente Mohamed Morsi. Sono vittime di un profondo stigma e subiscono attacchi xenofobi da parte dei mezzi d’informazione egiziani.
Negli ultimi mesi, le autorità egiziane hanno introdotto nuove restrizioni per i cittadini siriani che entrano in Egitto, tra cui l’ottenimento di un visto e una verifica di sicurezza precedente al loro arrivo. Amnesty International ha chiesto ai Paesi della regione di tenere aperte le frontiere a coloro che fuggono dal conflitto e alla comunità internazionale di aumentare le possibilità per i rifugiati più vulnerabili di essere reinsediati fuori dalla regione.
Introdurre restrizioni che di fatto sigillano la frontiera ai rifugiati in fuga dai crimini di guerra e dai crimini contro l’umanità in corso in Siria manda un segnale completamente errato. L’Egitto deve aiutare i siriani a rimettersi in piedi e non ostacolarli a ogni passo....
martedì 29 ottobre 2013
Siria, confermata epidemia di polio. Ong: "Immediato cessate il fuoco" Avviata una campagna per vaccinare due milioni di bambini. Rischio diffusione con l'esodo dei profughi...
Già dalla scorsa settimana l'Unicef aveva messo in guardia dal rischio dell'emergere in Siria di problemi sanitari, connessi all'interruzione dei programmi di vaccinazione.
Andrea Cortellari
Andrea Cortellari
A preoccupare l'Onu era soprattutto una possibile epidemia di polio.
L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha confermato oggi l'epidemia in corso in Siria, spiegando che la malattia è stata riscontrata in dieci dei ventidue casi esaminati dall'organizzazione. I primi test erano stati effettuati su persone residenti nella zona di Deir Al Zour già a ottobre.
La poliomielite non si ripresentava in Siria dal 1999, quando era stato registrato l'ultimo caso. La malattia colpisce soprattutto i bambini sotto i cinque anni e ha un alto tasso di contagio. Può portare alla paralisi e anche alla morte.
Dall'inizio del conflitto che sta sconvolgendo il Paese, si è interrotto il programma di immunizzazione, che prima coinvolgeva il 95% dei bambini. Attualmente viene vaccinato il 52% dei più piccoli e mezzo milione non ha ricevuto trattamenti.
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità la Siria è un Paese a rischio. Nonostante il ministero della Salute si sia detto pronto a rispondere all'emergenza, il pericolo più grande è quello di una diffusione della malattia, dovuta alle grandi masse di profughi in movimento all'interno del Paese e verso i confini.
Attualmente, con il sostegno delle Nazioni Unite, si sta promuovendo una campagna di vaccinazione per 2,4 milioni di bambini, per combattere non soltanto la polio, ma anche morbillo, parotite e rosolia.
L'Onlus Save The Children, che al momento ha vaccinato 21mila bambini, ha chiesto un cessate il fuoco che permetterebbe agli operatori una risposta articolata al problema. Tentativi simili sono già stati attuati con successo in Afghanistan, Sudan e Repubblica Democratica del Congo.
L'epidemia di poliomielite non interessa soltanto la Siria in sé, ma anche i Paesi meta dei profughi, Europa compresa, che dovranno necessariamente porre un'attenzione maggiore alla situazione dei bambini in arrivo....
(Il Giornale.it)
Aleppo, ucciso il giornalista Mohamed Said...(Video)
by asmaesiriadachan
29 ottobre 2013
Mohamed Said, venticinquenne giornalista corrispondente prima di Orient News e recentemente di Al Arabiya è stato ucciso oggi mentre stava effettuando un servizio a Hreitan, provincia di Aleppo.
Secondo i testimoni si è trattato di un’esecuzione in piena regola: Mohamed è stato avvicinato da alcuni uomini armati, che gli hanno sparato tre colpi, di cui uno in testa. Il collega è morto sul colpo. E’ morto nella sua città natale, una città che ha amato fino alla fine, scegliendo di restare lì e prestare la sua opera con coraggio, nonostante gli innumerevoli pericoli.
Mohamed era già stato preso di mira per i suoi servizi che, con umanità e puntualità, documentavano il dramma dei civili siriani dalle città bombardate, in particolare Aleppo, denunciando le violenze del regime. Recentemente era stato vittima di un sequestro e, al momento del rilascio, aveva dichiarato che, piuttosto che finire prigioniero, preferiva morire.
Mohamed Said è morto per raccontare la Siria, è morto sul lavoro; l’ennesima vittima tra gli operatori dell’informazione che ha sacrificato la sua vita per rompere il muro del silenzio e omertà che avvolge il genocidio che si sta consumando in Siria. Sono ormai centinaia i giornalisti, fotografi, citizen reporter e registi che hanno perso la vita dall’inizio del conflitto.
Il viso pulito, i racconti concitati, le interviste alla gente comune: Mohamed ha raccontato fino alla fine la guerra degli ultimi e lo ha fatto con umiltà e dedizione. Ha onorato la nostra professione, tanto umiliata e ferita dal giornalismo di propaganda.
Onore a te caro collega, caro martire.
Migranti, pellegrini d'Europa alla ricerca di asilo...
Sbarcano sulle coste del Mediterraneo. Poi si dirigono a Nord. E vagano tra gli Stati per riuscire a farsi regolarizzare...
di Barbara Ciolli
di Barbara Ciolli
Hamid vaga da otto anni senza visto tra l'Italia e la Francia.
Gabriel è sbarcato nel 2009 sulle spiagge del Mediterraneo e da un po' si trova senza documenti in Germania. Izmat ha impiegato anni per raggiungere l'Europa dall'Afghanistan: gli ci sono voluti mesi dalla Grecia per poter salire su un camion per Ancona e fare domanda come rifugiato.
Alcuni si ammalano e muoiono per le notti all'addiaccio e per gli stenti delle loro vite da invisibili. Altri stanno anni a lavorare in nero, per pagarsi le tappe e i passeur al confine. Altri ancora camminano da soli per mesi, attraverso le boscose frontiere dell'Est.
4,5 MLN SENZA DOCUMENTI IN UE.Potrebbero chiamarli pellegrini, i leader dell'Unione europea che all'ultimo vertice di Bruxelles hanno deciso di dover «varare politiche comuni a lungo termine sull'immigrazione». Dopo avere, nel frattempo, rafforzato le pattuglie dei vigilantes di Frontex ai confini esterni.
Secondo le stime dell'ultimo rapporto Ue sull'immigrazione (dati del 2011), il Vecchio Continente conterebbe tra i 2 e i 4,5 milioni di stranieri senza documenti, a fronte di 20,2 milioni di regolari (il 4% della popolazione europea) e di centinaia di migliaia di richiedenti asilo: quasi 332 mila domande nel 2012 (dati Eurostat).
POCHE MIGLIAIA DI RIFUGIATI. Chi scappa da discriminazioni e violenze arriva soprattutto da Afghanistan, Russia e Siria e in genere vuole andare al Nord: Germania, Francia e Svezia sono le destinazioni in cima alla lista.
Ma chi è in fila per lo status di rifugiato - concesso a poche decine di migliaia di richiedenti asilo ogni anno - è un granello di sabbia nel mare dei senza nome che abitano l'Ue.
Gabriel è sbarcato nel 2009 sulle spiagge del Mediterraneo e da un po' si trova senza documenti in Germania. Izmat ha impiegato anni per raggiungere l'Europa dall'Afghanistan: gli ci sono voluti mesi dalla Grecia per poter salire su un camion per Ancona e fare domanda come rifugiato.
Alcuni si ammalano e muoiono per le notti all'addiaccio e per gli stenti delle loro vite da invisibili. Altri stanno anni a lavorare in nero, per pagarsi le tappe e i passeur al confine. Altri ancora camminano da soli per mesi, attraverso le boscose frontiere dell'Est.
4,5 MLN SENZA DOCUMENTI IN UE.Potrebbero chiamarli pellegrini, i leader dell'Unione europea che all'ultimo vertice di Bruxelles hanno deciso di dover «varare politiche comuni a lungo termine sull'immigrazione». Dopo avere, nel frattempo, rafforzato le pattuglie dei vigilantes di Frontex ai confini esterni.
Secondo le stime dell'ultimo rapporto Ue sull'immigrazione (dati del 2011), il Vecchio Continente conterebbe tra i 2 e i 4,5 milioni di stranieri senza documenti, a fronte di 20,2 milioni di regolari (il 4% della popolazione europea) e di centinaia di migliaia di richiedenti asilo: quasi 332 mila domande nel 2012 (dati Eurostat).
POCHE MIGLIAIA DI RIFUGIATI. Chi scappa da discriminazioni e violenze arriva soprattutto da Afghanistan, Russia e Siria e in genere vuole andare al Nord: Germania, Francia e Svezia sono le destinazioni in cima alla lista.
Ma chi è in fila per lo status di rifugiato - concesso a poche decine di migliaia di richiedenti asilo ogni anno - è un granello di sabbia nel mare dei senza nome che abitano l'Ue.
Via i profughi dall'Europa dei senza lavoro
La loro definizione più politically correct è «migranti economici» in fuga dalla povertà. Per altri sono semplicemente «clandestini» che, scaduto il visto si muovono da uno Stato all'altro dell'Ue, anziché ritornare nei loro Paesi d'origine. Una massa fluida e sommersa. Sempre più grande, con l'emorragia di posti di lavoro nella vecchia Europa e la prassi delle espulsioni nei singoli Stati.
Chi ritiene che i richiedenti asilo siano i soli migranti ad avere diritto di cittadinanza nell'Ue dimentica infatti che la maggioranza degli stranieri legalmente residenti è arrivata da irregolare, negli anni di crescita e benessere economico.
UE, 500 MILA ESPULSIONI L'ANNO. Con l'aggravarsi della crisi economica del 2008, Bruxelles ha arginato sempre più gli ingressi, bloccando alla frontiera oltre 340 mila migranti e rispendendone indietro altre centinaia di migliaia, al ritmo di circa 500 mila l'anno.
In Italia, lo straniero sorpreso senza il permesso di soggiorno è soggetto al provvedimento di espulsione del prefetto, il «foglio di via», che impone l'abbandono del territorio.
SANS PAPIER IN EUROPA. Le forze dell'ordine, però, senza il controllo preventivo di un magistrato, non possono procedere ai rimpatri coatti.
Così, dei circa 150 mila irregolari identificati nel 2010, appena 16 mila sono stati condotti alla frontiera. Meno di un denunciato su cinque è di fatto espulso dal Paese.
Chi si ritrova con un foglio di via, vive di espedienti o lavora in nero, attendendo la prossima sanatoria. Se non riesce a sopravvivere, salta su un treno notturno e cerca fortuna nelle città più ricche dell'Ue.
Chi ritiene che i richiedenti asilo siano i soli migranti ad avere diritto di cittadinanza nell'Ue dimentica infatti che la maggioranza degli stranieri legalmente residenti è arrivata da irregolare, negli anni di crescita e benessere economico.
UE, 500 MILA ESPULSIONI L'ANNO. Con l'aggravarsi della crisi economica del 2008, Bruxelles ha arginato sempre più gli ingressi, bloccando alla frontiera oltre 340 mila migranti e rispendendone indietro altre centinaia di migliaia, al ritmo di circa 500 mila l'anno.
In Italia, lo straniero sorpreso senza il permesso di soggiorno è soggetto al provvedimento di espulsione del prefetto, il «foglio di via», che impone l'abbandono del territorio.
SANS PAPIER IN EUROPA. Le forze dell'ordine, però, senza il controllo preventivo di un magistrato, non possono procedere ai rimpatri coatti.
Così, dei circa 150 mila irregolari identificati nel 2010, appena 16 mila sono stati condotti alla frontiera. Meno di un denunciato su cinque è di fatto espulso dal Paese.
Chi si ritrova con un foglio di via, vive di espedienti o lavora in nero, attendendo la prossima sanatoria. Se non riesce a sopravvivere, salta su un treno notturno e cerca fortuna nelle città più ricche dell'Ue.
Da Lampedusa alla Germania, verso Stoccolma
Nel popolo dei sans papiers ci sono poi gli ultimi «migranti economici».
Si tratta di migliaia di tunisini e nordafricani ai quali, nel 2011, l'allora premier Silvio Berlusconi concesse 11.800 permessi temporanei, nella speranza che, scavalcate le frontiere di Schengen, circolassero liberamente in Europa.
E anche delle centinaia di somali, eritrei e rifugiati in fuga dai campi profughi dell'Africa centrale, che per le emergenze approdano a Lampedusa e su altre sponde del Sud Italia.
Il regolamento europeo Dublino 2, del 2003, li obbligherebbe a fare richiesta d'asilo nel Paese del primo sbarco: procedura che include l'identificazione, anche attraverso le impronte digitali.
L'ODISSEA DI CHI CHIEDE ASILO. Non di rado, tuttavia, i migranti la aggiravano, indirizzandosi - anche con il beneplacito delle autorità - verso altri Paesi europei, dove le condizioni di chi attende una risposta sul suo status sono meno degradanti e i tempi della burocrazia procedono più snelli.
«In Germania esiste il reato d'immigrazione clandestina, ma l'azione penale non è d'ufficio. Alcune sentenze della magistratura hanno poi accolto le istanze dei migranti a fare richiesta nel Paese, per la carenza dei sistemi di accoglienza nei Paesi di primo sbarco», spiega aLettera43.it Fulvio Vassallo Paleologo, avvocato e docente del Diritto di asilo dell'Università di Palermo.
ULTIMA DESTINAZIONE SVEZIA. Dal 1 gennaio 2014, inoltre, i migranti con status di rifugiati o perseguitati politici possono richiedere il trasferimento del congiunto. E, verosimilmente, è destinato ad ampliarsi ancora il flusso verso Nord.
«Finché dura, il Paese che ne accoglie di più, in proporzione alle domande, è la Svezia. Ma con il pressing sempre maggiore alle frontiere, in futuro le cose potrebbero cambiare, com'è già accaduto in Olanda», aggiunge l'esperto.
Si tratta di migliaia di tunisini e nordafricani ai quali, nel 2011, l'allora premier Silvio Berlusconi concesse 11.800 permessi temporanei, nella speranza che, scavalcate le frontiere di Schengen, circolassero liberamente in Europa.
E anche delle centinaia di somali, eritrei e rifugiati in fuga dai campi profughi dell'Africa centrale, che per le emergenze approdano a Lampedusa e su altre sponde del Sud Italia.
Il regolamento europeo Dublino 2, del 2003, li obbligherebbe a fare richiesta d'asilo nel Paese del primo sbarco: procedura che include l'identificazione, anche attraverso le impronte digitali.
L'ODISSEA DI CHI CHIEDE ASILO. Non di rado, tuttavia, i migranti la aggiravano, indirizzandosi - anche con il beneplacito delle autorità - verso altri Paesi europei, dove le condizioni di chi attende una risposta sul suo status sono meno degradanti e i tempi della burocrazia procedono più snelli.
«In Germania esiste il reato d'immigrazione clandestina, ma l'azione penale non è d'ufficio. Alcune sentenze della magistratura hanno poi accolto le istanze dei migranti a fare richiesta nel Paese, per la carenza dei sistemi di accoglienza nei Paesi di primo sbarco», spiega aLettera43.it Fulvio Vassallo Paleologo, avvocato e docente del Diritto di asilo dell'Università di Palermo.
ULTIMA DESTINAZIONE SVEZIA. Dal 1 gennaio 2014, inoltre, i migranti con status di rifugiati o perseguitati politici possono richiedere il trasferimento del congiunto. E, verosimilmente, è destinato ad ampliarsi ancora il flusso verso Nord.
«Finché dura, il Paese che ne accoglie di più, in proporzione alle domande, è la Svezia. Ma con il pressing sempre maggiore alle frontiere, in futuro le cose potrebbero cambiare, com'è già accaduto in Olanda», aggiunge l'esperto.
La stretta di Amburgo sugli irregolari: migliaia di invisibili con i giorni contati
Ad Amburgo, ricca città di porto tedesca che guarda verso la Scandinavia, nel 2013 di immigrati irregolari ne hanno conteggiati più di 4.500.
Per anni, gli stranieri che vivevano in periferia, nei container abbandonati delle navi senza riscaldamento fisso, sono rimasti nascosti alla polizia. Ma con l'emergenza Lampedusa, anche le autorità della metropoli hanno cominciato a mettere in ordine i conti, procedendo con le identificazioni e i fogli d'espulsione.
Tra i senza terra intimati di sgombero, ci sono migliaia di ex richiedenti asilo, le cui domande, come nel caso dei migranti dai Balcani e dall'Est Europa, sono state respinte.
LA CARTA DI VIAGGIO ITALIANA. Ma anche centinaia di ghanesi e altri africani che, dopo anni di lavori in nero in Libia, sono sbarcati in Italia, in fuga dalla guerra civile.
Dopo due anni di trambusti in Campi d'identificazione ed espulsione (Cie) e pensionati, concluso lo stato d'emergenza il governo di Roma ha concesso a migliaia di profughi un contributo di 500 euro e un titolo di viaggio equipollente al passaporto e al permesso di soggiorno per motivi umanitari.
VIA DA SPAGNA E GRAN BRETAGNA. Alcuni si sono diretti in Francia. Altri in Germania, ad Amburgo come a Berlino. Altri ancora si sono dispersi nei meandri dei tanti non luoghi del Vecchio Continente.
In Spagna non ci vanno più, perché il governo di Mariano Rajoy, dal 2012, ha tolto agli stranieri irregolari il diritto gratuito all'assistenza sanitaria di base e si contano i primi morti. Anche la Gran Bretagna, che ha avviato campagne mediatiche anti-migranti e studia un pacchetto di leggi restrittivo sui diritti al welfare e ai servizi per gli stranieri, è diventata meno appetibile.
Per anni, gli stranieri che vivevano in periferia, nei container abbandonati delle navi senza riscaldamento fisso, sono rimasti nascosti alla polizia. Ma con l'emergenza Lampedusa, anche le autorità della metropoli hanno cominciato a mettere in ordine i conti, procedendo con le identificazioni e i fogli d'espulsione.
Tra i senza terra intimati di sgombero, ci sono migliaia di ex richiedenti asilo, le cui domande, come nel caso dei migranti dai Balcani e dall'Est Europa, sono state respinte.
LA CARTA DI VIAGGIO ITALIANA. Ma anche centinaia di ghanesi e altri africani che, dopo anni di lavori in nero in Libia, sono sbarcati in Italia, in fuga dalla guerra civile.
Dopo due anni di trambusti in Campi d'identificazione ed espulsione (Cie) e pensionati, concluso lo stato d'emergenza il governo di Roma ha concesso a migliaia di profughi un contributo di 500 euro e un titolo di viaggio equipollente al passaporto e al permesso di soggiorno per motivi umanitari.
VIA DA SPAGNA E GRAN BRETAGNA. Alcuni si sono diretti in Francia. Altri in Germania, ad Amburgo come a Berlino. Altri ancora si sono dispersi nei meandri dei tanti non luoghi del Vecchio Continente.
In Spagna non ci vanno più, perché il governo di Mariano Rajoy, dal 2012, ha tolto agli stranieri irregolari il diritto gratuito all'assistenza sanitaria di base e si contano i primi morti. Anche la Gran Bretagna, che ha avviato campagne mediatiche anti-migranti e studia un pacchetto di leggi restrittivo sui diritti al welfare e ai servizi per gli stranieri, è diventata meno appetibile.
In Nord Europa la pressione è minore e le leggi sono meno dure
Prima del lontano Nord, restano la Francia, dove il governo socialista di François Hollande espelle i rom, e la solida Germania.
Ma neanche Berlino vuole più i migranti non suoi. Come in Italia, gli amministratori della città-Stato anseatica hanno finanziato un programma temporaneo d'emergenza per l'inverno.
Ma da aprile, i profughi che erano sbarcati Lampedusa sono diventati senzatetto e sopravvivono solo grazie al sostegno delle parrocchie e di un gruppo di attivisti della sinistra radicale. Il Comune di Amburgo, d'accordo con il governo, programma di rispedire in Italia circa 300 irregolari. E, puntuali, le polemiche si sono riaccese con l'ultimo dramma di Lampedusa.
SERVONO PIÙ CONTROLLI. La stretta di Amburgo sui migranti, comunque, non riguarda solo gli africani. Mesi di controlli, interrogatori, schedature negli uffici di polizia hanno portato alla luce un quartiere di migliaia di irregolari che, da anni, vivevano le loro vite borderline, come in altre metropoli d'Europa.
Alcuni venivano tollerati perché avevano bambini piccoli da crescere. Ma con la crisi non c'è più spazio per nessuno. «I leader europei si metteranno d'accordo per aumentare i mezzi le operazioni dell'agenzia Frontex, per chiudere le porte d'accesso», conclude Paleologo.
LA RISPOSTA DI FRONTEX. «Le leggi europee non obbligano necessariamente gli Stati membri ad adottare misure di carattere penale verso gli immigrati illegali. Ma gli Stati come Spagna, Italia, che come Malta hanno subìto gli accordi di Dublino 2 nonostante fossero i territori più esposti ai flussi, ora interpretano le regole anche nel modo più duro».
Ma neanche Berlino vuole più i migranti non suoi. Come in Italia, gli amministratori della città-Stato anseatica hanno finanziato un programma temporaneo d'emergenza per l'inverno.
Ma da aprile, i profughi che erano sbarcati Lampedusa sono diventati senzatetto e sopravvivono solo grazie al sostegno delle parrocchie e di un gruppo di attivisti della sinistra radicale. Il Comune di Amburgo, d'accordo con il governo, programma di rispedire in Italia circa 300 irregolari. E, puntuali, le polemiche si sono riaccese con l'ultimo dramma di Lampedusa.
SERVONO PIÙ CONTROLLI. La stretta di Amburgo sui migranti, comunque, non riguarda solo gli africani. Mesi di controlli, interrogatori, schedature negli uffici di polizia hanno portato alla luce un quartiere di migliaia di irregolari che, da anni, vivevano le loro vite borderline, come in altre metropoli d'Europa.
Alcuni venivano tollerati perché avevano bambini piccoli da crescere. Ma con la crisi non c'è più spazio per nessuno. «I leader europei si metteranno d'accordo per aumentare i mezzi le operazioni dell'agenzia Frontex, per chiudere le porte d'accesso», conclude Paleologo.
LA RISPOSTA DI FRONTEX. «Le leggi europee non obbligano necessariamente gli Stati membri ad adottare misure di carattere penale verso gli immigrati illegali. Ma gli Stati come Spagna, Italia, che come Malta hanno subìto gli accordi di Dublino 2 nonostante fossero i territori più esposti ai flussi, ora interpretano le regole anche nel modo più duro».
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Martedì, 29 Ottobre 2013
(Lerrera43)
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