Forse è stato il New York Times a dare la lettura più adeguata del discorso con cui ieri Barack Obama ha varcato l’ulteriore linea rossa, quella dell’intervento militare in Siria “limitato” e dal cielo per punire l’uso delle armi chimiche. Il giornale statunitense ha in poche parole detto che il cammino verso questo tanto sbandierato intervento militare si è fatto ulteriormente complicato conObama che ha chiesto ai parlamentari di autorizzare la missione. Un’autorizzazione che ad Obama non servirebbe, ma il capo di Stato americano lo ha cercato spingendo, così scrive il New York Times, i membri del parlamento dentro una scatola da lui stesso creata.
In tutta questa storia il fattore tempo è importante. Con la sua decisione Obama ha di fatto posticipato l’intervento – fatto evidenziato da al-Jazeera – a dopo il 9 settembre. I parlamentari americani rientreranno dalle vacanze estive quel giorno, dovranno dibattere e poi votare. Obama ha anche fatto riferimento all’insuccesso della stessa iniziativa fatta dall’alleato David Cameron in Gran Bretagna che tra l’altro aveva accelerato i tempi richiamando i parlamentari dalle vacanze.
Ha poi detto che gli Stati Uniti sono militarmente già pronti, che la loro missione non è collegata a fattori temporali, che si muoveranno anche senza l’avallo del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il motivo dell’intervento è dunque quello di punire l’uso di armi chimiche senza entrare – così si sostiene – nelle complicate vicende siriane.
Quando gli Stati Uniti attaccheranno, si capirà maglio il tenore di questa punizione. Molto probabilmente i due-tre giorni di attacchi distruggeranno il potenziale dell’aviazione siriana, uno dei fattori su cui il regime di Assad ha fatto leva per contrastare i ribelli. E saranno colpite altre postazioni strategiche. Un modo comunque per entrare nel conflitto ancora di più di quanto non fatto finora.
Perché è indubbio che in Siria c’è un flusso massiccio di armi, favorito sia dagli Stati Uniti che dalla Russia; è indubbio che le due parti si stanno combattendo con proiettili veri e che la popolazione civile è stretta tra due fuochi di un conflitto ormai trasformatosi in guerra civile. Le ferite di questo conflitto si rimargineranno in decenni. Qualcuno ha però usato le armi chimiche, gli Stati Uniti accusano Assad e Obama ha detto che Washington ha il dovere di intervenire. Intanto dalla Siria si continua a fuggire, ora anche per la paura dei bombardamenti americani...
(Atlas)

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