Che figura, povero Barack. Obama sta sprofondando nel ridicolo. Più parla, più fa danni. Ormai è una barzelletta, e pure il macellaio Assad sghignazza pubblicamente davanti ai moniti (per così dire) di mr. President. Ricapitoliamo: venerdì sera, il segretario di stato John Kerry appare in tv e sentenzia severo che la guerra in Siria s’ha da fare. Sguardo fisso, dito puntato ed elenco preciso dei morti gasati per preciso ordine del rais siriano (degno erede di quel criminale che era suo padre Hafez). Insomma, una scena che induceva tutti a far scattare l’ormai inevitabile count-down per il lancio dei missili su Damasco. E invece, ventiquattr’ore dopo, appariva in tv un timoroso Obama che non sapeva bene che fare. Sì, vuole l’attacco (lo ha detto) e l’attacco ci sarà. Ma prima deve chiedere l’autorizzazione al Congresso. Della serie, se mi dice no, io parto lo stesso.Senza Onu, Nato, Lega araba e con il voto contrario di deputati e senatori. Ah però.
La questione non è se la guerra, in questo caso, sia giusta o no. Ognuno la pensa come vuole e non cambierà idea. Il punto è che con il suo traccheggiare infinito, con la sua indecisione plateale e indecente, il presidente degli Stati Uniti è riuscito ad accreditare tutti i suoi principali rivali: Putin è diventato un gigante che sembra tenere appeso per le parti basse lo zio Sam, Assad si sente sempre più sicuro e si permette di ridere alle spalle dell’America, l’Iran sta seduto a godersi lo spettacolo di un presidente senza spina dorsale. Obama non ha strategia, va dove porta il vento. Il suo è un realismo alla giornata, un mesto passare in rassegna i giornali per capire quale scelta sia la più opportuna. Il risultato è che ogni suo proclama passato, ogni suoi principio più morale che politico annunciato al mondo intero, si sta sfaldando miseramente.
“Mai più senza Onu”, disse ricevendo il Nobel alla pace sulla fiducia. Bene, non solo senza l’Onu, ma in Siria andrà anche senza Londra. Mai successo. Al suo fianco ha solo il ridicolo Hollande, che come Sarkozy è sempre pronto a rispolverare lo spirito dell’eterna Grandeur, e l’ambiguo Erdogan (che intanto lo incalza e lo spernacchia in merito al caos egiziano). Neanche Amleto aveva così tanti dubbi come il presidente attuale degli Stati Uniti, uomo che sta riuscendo perfino a far rimpiangere Carter.
Fosse almeno pacifista per davvero (come credevano i parrucconi svedesi), come chi legge Repubblica continua a dire, si potrebbe capire di più il soggetto. Ma Barack Hussein Obama è l’uomo che ha triplicato le truppe a Kabul e che fa un uso massiccio dei droni in Africa e Asia. Ed è il presidente che non ha chiuso Guantanamo....
(DAW)

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