Il gelo dell’ultimo G20 si è sciolto in una settimana: Russia e Stati Uniti sono ora d’accordo sulla crisi siriana. Più dei presidenti Obama e Putin, poterono i ministri Lavrov e Kerry, dunque. Le due potenze hanno trovato l’intesa, rinunciando ognuno a qualcosa.
Mosca ha accettato il disarmo dell’alleato Assad, Washington ha parlato di “soluzione pacifica” accantonando momentaneamente l’ipotesi di intervento militare per colpire il regime di Damasco. La road map individuata nel vertice di Ginevra prevede un gesto immediato del presidente siriano: entro una settimana deve consegnare la lista dei siti in cui sono nascoste le armi chimiche. Altrimenti qualsiasi forzatura potrebbe essere legittimata, magari anche con il via libera dell’Onu.
L’accordo, infatti, è stato raggiunto il giorno dopo in cui le Nazioni Unite hanno assunto una posizione critica rispetto a Bashar Assad, con il segretario generale Ban-Ki-Moon che parlato di crimini contro l’umanità.
Inoltre Assad deve avallare l’ingresso nel Paese degli osservatori internazionali per il controllo dei depositi in cui sono custoditi gli arsenali del regime. Entro il 2014, infine, tutto deve essere distrutto, permettendo alle autorità internazionale di constatare l’effettiva distruzione delle armi chimiche.
Il leader siriano sarà così costretto ad accettare le condizioni, visto che la Russia ha dettato delle precise condizioni.

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