domenica 21 luglio 2013

Cosa sta succedendo in Siria...


di Alessandra Modica

Una guerriglia ormai tramutatasi in guerra civile i cui risultati continuano a essere sempre meno prevedibili...

La Siria continua a vivere in piena guerra civile ma ma non più sotto i riflettori dei media: gli scontri tra i ribelli e le forze armate del presidente Bashar al Assad non sono terminati, e si stanno evolvendo in un modo differente rispetto a quelle che erano le previsioni degli esperti e degli analisti.
Infatti come sottolineano sul New York Times, mentre fino a qualche mese fa molti soldati dell’esercito ufficiale disertavano per unirsi agli oppositori del regime, che conquistavano alcune parti del Paese, adesso tutto sta cambiando.
I gruppi dei ribelli sono sempre meno compatti, con estremisti e moderati sempre più agli antipodi. Contemporaneamente i sostenitori di Assad si sono rafforzati grazie al sostegno del movimento libanese di Hezbollah e alla titubanza dei Paesi occidentali, che non hanno ancora saputo prendere una posizione netta sul conflitto.
Anche dopo la scoperto dell’uso di armi chimiche in Siria da parte del regime, infatti, il governo degli Stati Uniti non è riuscito a trovare una soluzione alle divisioni interne su un possibile intervento nel Paese. Nonostante la Cia abbia preparato un piano di trasferimento di armi ai ribelli siriani , tra tempi di consegna e addestramento i primi risultati non si vedranno se non alla fine del 2013.
La guerriglia interna, nel frattempo, si sta dimostrando specchio di divisioni tra sciiti e sunniti che hanno a che fare con la religione e con i gruppi di potere tipici di alcuni Paesi islamici.
La dinastia di Assad, quella alauita, è una setta minoritaria dell’islam sciita, che però ha conquistato tutti i posti di potere del Paese e l’appoggio della minoranza cristiana che teme un’inasprimento dell’intolleranza religiosa in caso di sconfitta del regime attuale. La maggior parte dei ribelli, invece, è di confessione sunnita, appoggiata da l’Arabia Saudita e dal Qatar, Paesi dove si trovano molte cellule di islamisti radicali legati ad al-Qaeda.
Queste ed altre contingenze (come la riconquista della città di Qusayr, sulla via di Damasco, da parte dell’esercito di Assad) fanno pensare che la guerra civile siriana (che ogni giorno produce circa 6 mila profughisecondo le stime e un numero elevatissimo di morti) durerà ancora a lungo e che la sconfitta del regime (che finora controlla le aree più densamente popolate della Siria) non è così certa come poteva sembrare quando, due anni fa, i siriani sono scesi in strada per chiedere una società più aperta e maggiori libertà...
(Il Journal)

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