mercoledì 31 luglio 2013

Ma il cielo non ha bisogno di nuovi angeli...

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Siria, una notte della terza estate
Tanti piccoli angeli volati in cielo.
Nuove stelle, che si accendono illuminando l’immenso manto blu.
Tanti piccoli angeli ogni notte lasciano questa vita per volare lontano.
Fiori recisi senza pietà. Bambini uccisi dalla violenza disumana.
Bambini che muoiono. Sorrisi che si spengono.
Voci che smettono di cantare. Sogni che smettono di brillare.
Per la terza estate consecutiva in Siria i bambini vengono ammazzati.
Le loro foto, i loro nomi, le loro storie, entrano nella nostra vita… loro a cui la vita è stata sottratta.
Ci lasciano le sfumature dei loro sorrisi…
Ci lasciano interrogativi: il cielo ha davvero bisogno di angeli?...

Siria:200 curdi rapiti da jihadisti Lo riferisce ong Osservatorio siriano diritti umani...

(ANSA) - BEIRUT, 31 LUG - Oltre 200 civili curdi sono stati sequestrati da gruppi di jihadisti legati ad al Qaida dopo violenti combattimenti in due villaggi del nord-est della Siria, ha riferito l'Osservatorio siriano dei diritti umani, una ong legata all'opposizione siriana. I "combattenti di al Nusra e dello Stato islamico in Iraq e nel Levante hanno preso il controllo del villaggio di Tall Aren nella provincia di Aleppo e assediato anche Tall Hassel dove hanno preso in ostaggio circa 200 civili", precisa la ong....

Siria: colpo mortaio su autobus Damasco Uccisi sei dipendenti centro ricerche scientifiche, 19 feriti...

(ANSA) - BEIRUT, 31 LUG - Sei dipendenti di un "centro di ricerche scientifiche" sono stati uccisi e altri 19 feriti oggi a Damasco quando un colpo di mortaio si e' abbattuto su un autobus che li trasportava. Lo riferisce l'agenzia governativa Sana, addossando la responsabilita' dell'attacco a "terroristi", come normalmente i mezzi d'informazione ufficiali chiamano i ribelli. L'attacco e' avvenuto nel quartiere di Barzeh e ha provocato anche danni materiali nell'area....

Tunisia Una storia gia' scritta ?....

Si complica la situazione in Tunisia. Un governo in difficoltà che deve affrontare le proteste della piazza si trova in questi giorni a dover affrontare un problema ancora piu’ grande ovvero quello di infiltrazione di gruppi terroristici dall’Algeria. Le bandiere sono ancora a mezz’asta per il lutto di 3 giorni proclamato dopo l’assassinio di 9 soldati deceduti in seguito ad un’imboscata a Chaambi e questa mattina un’ordigno artigianale è esploso a Ben Arous senza provocare feriti. Oggi la radio raccoglieva l’impressione della gente che è spaventata, cerca di evitare gli spostamenti, chiede le dimissioni del governo o scende in piazza insieme ai sostenitori di Ennahda.
La Tunisia era il primo paese che aveva creduto nella primavera araba, che era riuscito, forse con troppa facilità, a liberarsi di un dittatore per ricadere dopo due anni in qualche cosa di peggio e sentirsi attribuire oggi il titolo di ‘polveriera”. La popolazione è stanca, stanca di una sistuazione economica estremamente precaria, scossa e incredula dagli avvenimenti, delusa da un Governo che non riesce a difendere il proprio paese. Il Ministero dell’Interno per tranqullizzare la gente fornisce numeri di telefono da contattare in caso ci fossero dei movimenti sospetti da segnalare. Questa è la Tunisia nel 2013.
Nel 2011 quando Leila Ben Ali inveiva contro il suo paese per essere stata cacciata aveva sentenziato “oggi ci cacciate... tra qualche anno chi pregherete di tornare per liberarvi da qualche cosa di ancora peggio”.... farneticazioni o la storia della Tunisia era già stata scritta?...

Dall'Oglio: attivisti all'Ansa, non è stato rapito Sospensione contatti con esterno per negoziato con jihadisti. Farnesina, al momento per noi è irreperibile...

BEIRUT - Il padre gesuita italiano Paolo Dall'Oglio, scomparso nel nord della Siria da domenica, "non e' stato rapito, ma ha sospeso ogni contatto con l'esterno nell'ambito dei negoziati", che ha in corso con esponenti jihadisti dell'opposizione. Lo hanno detto oggi all'ANSA attivisti che hanno accompagnato il religioso in Siria.
Dall'Oglio, precisano gli attivisti, e' entrato in Siria passando il confine dalla Turchia e da domenica e' impegnato nei colloqui. Il religioso aveva un appuntamento con Abu Bakr al Baghdadi, capo dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante, organizzazione a cui e' collegato il Fronte al Nusra, principale forza jihadista dell'opposizione siriana. Dall'Oglio aveva preannunciato che per alcuni giorni avrebbe chiuso ogni contatto con l'esterno. Gia' ieri su vari siti dell'opposizione erano circolate voci secondo le quali il gesuita era impegnato in una mediazione per ottenere il rilascio di una troupe della televisione Orient, voce del fronte anti-regime, sequestrata alcuni giorni fa vicino ad Aleppo.
Farnesina, al momento per noi è irreperibile - "Al momento rimane irreperibile: bisogna fare tutto il possibile per verificare la situazione''. E' quanto precisano fonti della Farnesina interpellate in merito a padre Paolo Dell'Oglio, precisando che al momento non ci sono quindi novita' sulla situazione del sacerdote e quindi conferme o meno sull'ipotesi di un suo rapimento in Siria....

Siria: combattimenti in sobborgo Aleppo Ong, scontri in quartiere strategico...

(ANSA) - BEIRUT, 31 LUG - In Siria una battaglia fra i ribelli e le forze fedeli al presidente siriano Bashar el Assad è in corso a Khan al-Assal, sobborgo strategico di Aleppo conquistato di recente dagli insorti che ora le forze di regime carcano di riprendersi. Lo si apprende da attivisti dell'ong d'opposizione Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh). Khan al-Assal il 22 luglio è caduta nelle mani dei ribelli, che in due giorni uccisero 150 soldati, 50 dei quali in esecuzioni, ricorda l'ong...

Siria, 11 bambini uccisi nei raid 11 bambini uccisi nei raid del regime

Almeno 11 bambini sono rimasti uccisi oggi in diversi raid dell'esercito siriano a Homs e nella regione di Aleppo, secondo l'Osservatorio siriano dei diritti umani, una ong vicina all'opposizione. Nell'area di Aleppo un raid aereo ha causato la morte di 7 bambine e 3 donne, a Homs i bimbi uccisi sono 4.
VILLAGGI DEVASTATI - In mattinata era circolata la notizia dello sterminio di una intera famiglia di sette persone, 4 erano bambini, da parte di un raid delle forze del regime di Damasco vicino a Homs. La famiglia siriana era scappata da un quartiere della città caduto in mano alle forze del regime per rifugiarsi in un villaggio vicino. Proprio ieri i media ufficiali del regime avevano annunciato la cattura del villaggio e avevano mostrato delle immagini terribili di morte e distruzione...
(Corriere della Sera.it)

Siria:appello milizie curde a mobilitazione contro jihadisti Dopo uccisione dirigente curdo.Altri morti Damasco, Homs, Aleppo...

(ANSAmed) - BEIRUT, 30 LUG - I Comitati di autodifesa curdi, che controllano una parte di territorio siriano al confine con la Turchia, hanno chiamato oggi ad una mobilitazione generale contro i gruppi jihadisti loro rivali, dopo l'uccisione in un attentato di un dirigente curdo. I Comitati, in un comunicato diffuso dall'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), hanno chiesto aiuto per "proteggere le zone che controllano dagli attacchi dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante e del Fronte Al Nusra". L'appello ha fatto seguito di qualche ora all'uccisione a Qamishli, nel nord-est della Siria, di Isa Huso, membro del Consiglio supremo curdo, che riunisce la maggior parte dei movimenti curdi in Siria. Huso era appena salito sulla sua auto quando una bomba che vi era stata piazzata e' esplosa, secondo l'agenzia curda Firat.

Le milizie di autodifesa curde si sono impadronite due settimane fa del valico di frontiera con la Turchia di Ras al Ayn, ma i combattimenti contro i jihadisti continuano nella regione Oggi quattro persone sono state uccise e altre 17 ferite in un attacco a colpi di mortaio oggi su quartieri di Damasco, secondo quanto riferisce l'agenzia governativa Sana che accusa del bombardamento gruppi di "terroristi", cioè i ribelli armati.

E almeno 11 bambini sono rimasti uccisi in diversi raid dell'esercito siriano a Homs e nella regione di Aleppo, secondo l'Osservatorio siriano dei diritti umani, ong vicina alla opposizione. Nell'area di Aleppo un raid aereo ha causato la morte di 7 bambine e 3 donne, a Homs i bimbi uccisi sono quattro....

martedì 30 luglio 2013

Siria: ong, 11 bimbi uccisi in raid Denunciati bombardamenti regime in regioni Aleppo e Homs...

(ANSA) - BEIRUT, 30 LUG - Almeno 11 bambini, fra cui sette femminucce, sono rimasti uccise oggi in diversi raid dell'esercito siriano a Homs e nella regione di Aleppo, secondo l'Osservatorio siriano dei diritti umani, una ong vicina all'opposizione. Nell'area di Aleppo un raid aereo ha causato la morte di 7 bambine e 3 donne, a Homs i bimbi uccisi sono 4....

Donne e bambini uccisi nel bombardamento su Anadan – (video) over 18...

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30 luglio 2013 – Anadan, Aleppo
Una uova strage di civili si è consumato nel pomeriggio di oggi ad Anadan, in provincia di Aleppo.
Decine di bambini e donne sono stati uccisi da barili esplosivi lanciati dalle milizie governative, mentre si trovavano all’interno della moschea Hamza Bin Abdulmuttalib.
All’interno del luogo di culto erano in corso preghiere e lezioni come si usa durante il Ramadan.
L’ennesimo massacro che si compie ai danni di innocenti, disarmati e indifesi.




Video girato pochi istanti dopo l’esplosione

+18 Video che documenta la carneficina provocata dall’esplosione



Sequestrato ad Al Raqqa Padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita dal cuore siriano...


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La notizia è arrivata nella notte del 29 luglio come una doccia fredda: Padre Paolo Dall’Oglio, religioso gesuita è stato sequestrato ad Al Raqqa, città del nord est della Siria. Le voci sui suoi presunti sequestratori sono contraddittorie e la preoccupazione per la sorte del religioso gesuita è grandissima e si unisce all’ansia per un altro connazionale, il giornalista Domenico Quirico, rapito nelle vicinanze di Homs il 29 aprile scorso.
Ma chi Padre Paolo Dall’Oglio? È sicuramente il religioso cristiano più conosciuto e più amato tra i siriani d’Italia per le sue coraggiose prese di posizione contro le politiche sanguinarie del regime di bashar al assad.
Da 30 anni in Siria, fondatore della comunità monastica di Mar Musa, immersa in uno scenario di grande suggestione, esempio straordinario di convivenza tra persone di confessione diversa, Padre Paolo è da sempre impegnato negli sforzi di riconciliazione interna. Nel 2012 le autorità di Damasco hanno deciso di espellerlo dalla Siria, secondo notizie confermate all’Ansa dallo stesso padre gesuita.   Il religioso, dai primi anni ’80 in Siria e autore della rinascita dell’antico monastero di San Mosé l’Abissino, si era fatto promotore di un tentativo di mediazione nella difficile situazione nel Paese. “Bisogna evitare il bagno di sangue”, aveva scritto in un testo in cui proponeva un approdo ad un sistema democratico basato sul consenso di tutte le componenti sociali, etniche e religiose siriane. Ammonito più volte dal regime di Damasco, pur di salvare la sua comunità religiosa, Padre Dall’Oglio nel giugno 2012 aveva accettato, “tramite il vescovo, di interrompere la mia attività di partecipazione alla discussione politica. Perché i miei doveri ecclesiali sono più importanti, ma anche perché evidentemente non è apprezzata”.Ciò, tuttavia, non è bastato a placare l’ira di al assad, che ha poi deciso comunque per la sua espulsione.
edlib-aleppo-padre-paolo-dallolioDa allora il gesuita, rientrato in Italia, ha intrapreso un cammino di denuncia e sensibilizzazione sul dramma siriano, non risparmiando mai critiche all’indifferenza di certi ambienti religiosi, considerati “conniventi” con il regime ed esortando il mondo ad uscire dal suo silenzio complice. Padre Paolo ha stupito molte persone, che da un religioso non si sarebbero aspettati prese di posizione così nette, ma proprio la sua vocazione al bene e alla pace lo ha sempre spinto a parlare in modo diretto, schietto, senza paura. Il religioso gesuita è particolarmente amato dal popolo siriano, anche tra i siriani d’Italia e dai suoi connazionali che spesso, proprio grazie al suo impegno, hanno preso a cuore la causa siriana, scoprendo realtà taciute dai media internazionali.  È riuscito a unire, grazie al suo impegno per rompere il muro di omertà, cristiani, musulmani e laici, che nelle sue parole di amore per il popolo e nelle sue denunce contro le violenze perpetrate dal regime contro la popolazione inerme hanno trovato un punto di unione fondamentale.
30033458e7237f5676a81459cd1e537b_XLNonostante l’espulsione Padre Paolo è tornato più volte in Siria, per portare il suo sostegno a quella che è stata la sua famiglia per trent’anni: i civili siriani. È entrato in segreto, così come in segreto entrano i giornalisti e gli operatori umanitari che vogliono porre fine all’isolamento e al silenzio imposto sulla Siria. È evidente che religiosi, addetti all’informazione e volontari non sono graditi al regime, né tantomeno alle bande che oggi scorrazzano in Siria combattendo una loro guerra parallela, che non ha nulla a che vedere con le legittime richieste di pace, democrazia e giustizia per cui il popolo siriano è sceso in piazza nel 2011.
Chiunque abbia sequestrato Padre Paolo Dall’Oglio ha commesso un crimine gravissimo. Padre Paolo Dall’Oglio è un figlio acquisito della Siria, il suo cuore batte all’unisono con quello della popolazione inerme.
L’auspicio più profondo è che il religioso venga rilasciato immediatamente e, insieme a lui venga rilasciato il collega Domenico Quirico. Conoscendolo, Padre Paolo mi chiederebbe di non scrivere un articolo su di lui, ma tramite la sua storia denunciare per l’ennesima volta il genocidio in Siria, dove anche ieri sono morte oltre 150 persone e dove ogni mese si registra la perdita di almeno 5000 vite umane. Fino a quando resisterà il muro dell’omertà internazionale?...

Homs, strage di civili a Aldablan – video...

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29 luglio 2013 – Homs, località di Aldablan
Ennesima notte  di bombardamenti su Homs. Dopo che il regime ha completamente ripreso il controllo del quartiere residenziale di Al Khaldiya, dove centinaia di famiglie vivono sotto assedio da oltre un anno, si sono inasprite le operazioni militari in altre località della città, come Aldablan, da dove giungono drammatici aggiornamenti.
Secondo i Comitati di coordinamento locale, sulla moschea Alhusami, dove decine di persone stavano prendendo parte ad una veglia di Ramadan, sono piovuti due ordigni, provocando almeno sette morti e decine di feriti. I volontari della Mezza Luna Rossa locale hanno prestato immediato intervento, verificando la gravità della situazione.





lunedì 29 luglio 2013

Padre Dall'Oglio è stato rapito a Raqqa. La conferma arriva dal Consiglio locale cittadino...

Padre Dall'Oglio è stato rapito a Raqqa. La conferma arriva dal Consiglio locale cittadino.

Padre Paolo Dall'Oglio, monaco gesuita espulso dal regime siriano nel giugno del 2012 in seguito al suo manifesto appoggio alla rivoluzione siriana, è stato rapito poco fa a Raqqa, città siriana liberata e governata attualmente dalle milizie di Jabhat al-Nusra, formazione islamista radicale.

Il Consiglio rivoluzionario localo ha confermato il suo rapimento, poco dopo che Dall'Oglio aveva incontrato i leaders locali del Fronte Nusra.

Voci ancora non confermate riferiscono che il rapimento sarebbe stato compiuto dalla sedicente organizzazione jihadista "Stato islamico dell'Iraq e del Levante", creata dai servizi segreti americani e iraniani per distruggere intestinamente la resistenza irachena sorta con la guerra americana all'Iraq di Saddam Hussein. La stessa organizzazione che ora mira a dividere e disgregare la resistenza siriana, sarebbe quindi responsabile del rapimento di Abuna Paolo, come è affettuosamente chiamato dai suoi sostenitori, il gesuita italiano.
.(Shadi Siria)


Questo video risale a ieri e mostra Padre Dall'Oglio partecipare ad una manifestazione rivoluzionaria dentro Raqqa...

Siria, Al Qaeda si rafforza nella guerra fra i ribelli...

             Gli jihadisti e il modello Hamas: assistenza alle persone 
per guadagnare consensi...
PAOLO MASTROLILLI
INVIATO A WASHINGTON
Dall’esterno sembra un ufficio anonimo, come ce ne sono centinaia a Washington. Appena entri, però, ti ritrovi davanti a muri tappezzati con le mappe della Siria, cartine colorate delle città, e stanze dotate di collegamenti sicuri per parlare con informatori nascosti nei luoghi più pericolosi della guerra civile. Siamo in uno dei centri dove l’intelligence americana studia l’offensiva contro Assad 24 ore al giorno.  

L’opposizione siriana è una galassia litigiosa e frammentata, in cui alleati e nemici cambiano ogni settimana. I jihadisti di Jabhat al Nusra ne stanno approfittando, impegnandosi nella fornitura di assistenza e servizi alla gente per conquistarne il consenso, sul modello di Hamas a Gaza ed Hezbollah in Libano. Tutto questo complica terribilmente le opzioni dei Paesi occidentali che vorrebbero far cadere il regime: se la strada è consegnare più armi ai ribelli, a chi darle senza rischiare effetti boomerang? Se bisogna trattare, chi ha abbastanza seguito da meritare un posto al tavolo? Se invece la soluzione è l’intervento armato, con chi vale la pena allearsi? 

Il primo punto che preoccupa l’intelligence americana è proprio la situazione estremamente confusa: «I buoni - spiegano alcuni analisti impegnati sul terreno - cambiano ogni settimana. Gli oppositori con cui lavoravi ieri, domani fanno un’alleanza con i tuoi nemici». Un esempio su tutti, molto significativo. Nelle settimane scorse alcuni sunniti, con cui l’intelligence Usa collaborava contro l’alleanza tra gli sciiti legati all’Iran e gli alawiti di Assad, si sono praticamente vantati che l’ambasciatore americano in Libia Chris Stevens era stato ucciso dai loro uomini a Bengasi. Tanto per complicare la situazione, poi, questi terroristi sono gli stessi che gestiscono il traffico delle armi dalla Libia agli oppositori sunniti in Siria.  

Il Free Syrian Army e la Syrian Opposition Coalition non sanno gestire i territori liberati, e gli islamici ne approfittano. Spesso si combattono tra loro, dopo aver scacciato i governativi, per il controllo delle città. Però al Nusra, che sarebbe la versione siriana di al Qaeda in Iraq, ha capito che per conquistare il consenso deve comportarsi in maniera intelligente, e quindi invece di tagliare gole scorta i bambini a scuola, distribuisce gelati e benzina gratis, pulisce le strade, riapre gli ospedali. 

La gente nota la differenza e appoggia i jihadisti, anche se non condivide la loro ideologia. Ad Aleppo, poi, ha preso molto potere la Sharia Commission, di cui fanno parte gruppi armati come Liwa’ al Tawhid, Ahrar al Sham, al Fajr al Islam, Saqour al Sham, Saqour al Islam e Ahrar Souriya. Il presidente è un trentenne, Hassan Kayari, ma dentro ci sono anche laureati alla prestigiosa Università al Azhar del Cairo, come lo sceicco Ahmed Zuheryati. In teoria la Shura non è amata dagli abitanti, perché è una struttura molto conservatrice che ricorda l’inquisizione. Però svolge un ruolo positivo come tribunale, rimpiazzando il sistema giudiziario sparito, e quindi porta consenso agli estremisti.  

L’intelligence americana è quasi più preoccupata da questo fenomeno, che non dalla forza militare di Assad, perché se vincessero questi ribelli la Siria diventerebbe uno stato islamico nemico dell’Occidente. 
Sul piano bellico, ormai siamo in una condizione di «resistance warfare», come la resistenza che avviene nei paesi occupati e può durare anni. L’ideologia domina. Il regime controlla le città, gli oppositori le campagne. I sunniti combattono gli alawiti e gli sciiti per il governo della Siria, mentre i curdi e i salafiti combattono per distruggere e smembrare il Paese. Alawiti e cristiani sostengono il regime per mancanza di alternative, ma non amano Assad. Sul terreno però operano anche dei martiri infatuati del leader, che si chiamano Assadyeen e sono spietati. 

Il coinvolgimento russo e l’intervento di Hezbollah sono i fattori che hanno cambiato gli equilibri, provocando la ripresa del regime negli ultimi tempi. Ora però i ribelli stanno attaccando con più efficacia i convogli sulle strade e hanno recuperato posizioni. Aleppo è per il 50% nelle mani degli oppositori, per il 30% contesa, e per il 20% del regime, ma questo 20% comprende le zone più strategiche come l’aeroporto e l’accademia militare. Gli analisti Usa prevedono che alla fine cadrà, mentre Assad darà tutto per non mollare Homs. La chiave della sua sopravvivenza infatti è mantenere aperto il corridoio da est a ovest, che gli garantisce il controllo delle coste, e quello da nord a sud che unisce appunto Damasco a Homs.  

Dare tutto significa anche continuare a puntare sulle armi chimiche. Il primo utilizzo registrato è avvenuto il 23 dicembre scorso, quando medici e i infermieri hanno detto di aver curato persone colpite dal gas sarin. Il regime lo usa con parsimonia, per terrorizzare la gente, ma non esagera per evitare l’intervento americano. Butta in strada un po’ di Gg, ammazza una cinquantina di persone, e due ore dopo è tutto finito: le case non sono distrutte e la gente può circolare senza maschere.  

Anche l’opposizione è preparata tecnologicamente: usano i telefonini Android per guidare il lancio dei loro missili, e hanno costruito piccoli carri armati per andare nei vicoli delle città, che guidano attraverso telecamere e sistemi presi dai videogiochi. 

In questo quadro gli elementi che possono cambiare la dinamica sono cinque: l’accelerazione dell’intervento di Hezbollah; più aiuti da Russia e Iran; l’aumento dell’arrivo di volontari stranieri sunniti, che è già senza precedenti e minaccia poi di provocare un’ondata terroristica in Europa; una contaminazione in Turchia provocata dai curdi, che già vengono attaccati di Ankara nel nord della Siria; un allargamento a Giordania e Libano, che trasformerebbe la guerra civile in guerra regionale.  

L’invio di armi Usa, viste le condizioni dell’opposizione, è molto complicato perché potrebbe aiutare i nemici degli americani. Obama naturalmente può decidere di sbloccare lo stallo con un intervento militare diretto. Ma questo scenario, nel caso migliore, rilancia la preoccupazione degli analisti per quello che chiamano il «day plus 1»: chi terrà in piedi la Siria, il primo giorno senza Assad?...
(La Stampa.it)

Siria: quartiere chiave Homs in mano forze Assad, tv Nuovo duro colpo per ribelli dopo caduta Qusayr in giugno...

                                       
                               SIRIA: ASSAD RICONQUISTA CAPOSALDO RIBELLI A HOMS

(ANSAmed) - BEIRUT, 29 LUG - Le forze governative siriane hanno espugnato completamente l'area di Khaldiye, quartiere chiave della citta' di Homs considerato finora un caposaldo dei ribelli. Lo sostiene la tv ufficiale di Damasco.

"Le forze armate hanno riportato la sicurezza e la stabilita' in tutto il quartiere di Khaldiyeh", ha detto la televisione, che gia' nei giorni scorsi aveva mostrato immagini delle forze governative che avanzavano in questo bastione dei ribelli. Sabato le truppe lealiste avevano ripreso il controllo dell'antica moschea di Khalid Ibn al Walid, un caposaldo dell'opposizione armata. La caduta di Khaldiyeh e' un duro colpo per i ribelli dopo quello inferto loro con la riconquista all'inizio di giugno della cittadina strategica di Qusayr, una decina di chilometri dal confine con il Libano....




LESHMANIOSI...PER AIUTARE BISOGNA FARLO IN MANIERA CORRETTA...


PER AIUTARE BISOGNA FARLO IN MANIERA CORRETTA...
In questi giorni si discute molto su un farmaco per la cura della Leshmaniosi. Si organizzano raccolte di medicinali un po’ troppo improvvisate molto spesso chiedendo cose sbagliate. I medicinali autorizzati dal nostro Ministero della Salute non corrispondono ai farmaci venduti in altri paesi, bisogna sempre far riferimento al loro principio attivo ed avere un medico o una struttura sanitaria di supporto nel paese destinatario...
Ci siamo informati sul Glucantime, questa è la risposta ricevuta dal MSF dalla nostra amica Veronica:
"Carissima Veronica,
sono la drssa Stella Egidi di Medici senza Frontiere. Leggo con piacere la sua mail. Proprio in questi giorni abbiamo in corso uno scambio di pareri con un'associazione umanitaria, XXXX, presente anche su facebook, che sta svolgendo una raccolta di farmaci da inviare in Siria, tra cui il Glucantin.
Da più parti abbiamo avuto segnalazioni di iniziative simili.
Pur non volendo sminuire le senz'altro ottime intenzioni di queste persone, dal nostro punto di vista non possiamo che scoraggiare una cosa del genere.
Il Glucantin, nella sua versione UMANA, è in effetti un farmaco usato per il trattamento della Leishmania (anche se gravato da effetti collaterali e efficacia non sempre ottimale). La ditta produttrice ha tuttavia interrotto la produzione, il farmaco resta disponibile per che ne faccia domanda presso l'OMS. Resta invece disponibile sul mercato la forma veterinaria.
L'utilizzo della versione veterinaria, che quindi viene prodotta con standard decisamente più bassi e attraverso controlli certamente meno accurati, praticata senza l'autorizzazione di nessuna autorità competente in materia, è una pratica eticamente e legalmente inaccettabile in qualsiasi paese del mondo. Non ho la certezza che siano dannosi, ma posso dirle con certezza che nessuno ha mai provato il contrario. Ed io, un farmaco su cui non ci sono dati sugli opportuni controlli di qualità non lo assumerei.
Ci si permette di farlo perchè, in un paese in guerra come la Siria, ogni forma di controllo viene meno. Ma mi chiedo come reagiremmo se questi farmaci venissero offerti a noi, e se saremmo pronti a somministrarli ai nostri figli.
Grazie quindi della segnalazione, dell'attenzione che dimostra, e grazie di voler scoraggiare, qualora le si presentasse l'occasione, queste iniziative.
Mi permetto anche di allegarle le linee guida dell'OMS sulle donazioni di farmaci (sperando che lei legga l'inglese) a cui tutti, stati e singoli cittadini, associazioni come istituzioni pubbliche, dovremmo attenerci quando ci apprestiamo a compiere un atto certamente meritorio come quello della donazione.
Con i più cordiali saluti
Stella Egidi
Medical Advisor-Responsabile Medico Médecins sans Frontières Italy- Medici Senza Frontiere Italia Via Magenta 5, 00185 Roma www.medicisenzafrontiere.itstella.egidi@rome.msf.org tel. +390688806171

Siria...la storia del bambino salvato dallo zucchero...

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Quella che raccontiamo oggi è una storia che viene dalla Siria, dal quartiere centrale di Bab al Neirab, ad Aleppo. E’ una storia di ordinario dolore, come ce ne sono molte purtroppo, che nonostante la drammaticità, non trova spazio sulle prime pagine dei media. Assuefazione, indifferenza… difficile stabilirlo.
Il piccolo nella foto si chiama Mohamed Qabil. Ieri, poco prima del tramonto, momento in cui le famiglie si riuniscono per interrompere il digiuno e consumare il primo pasto della giornata nel periodo di Ramadan, era uscito per comprare dello zucchero. Molti negozi sono chiusi per mancanza di rifornimenti, così il bambino ha cercato in un quartiere vicino.
Aleppo 8 giugno 2013Pochi istanti dopo, al suo ritorno, Mohamed si è trovato davanti una scena inimmaginabile: un via vai di auto di soccorritori, persone in lacrime, fumo e macerie ovunque. La sua casa non c’era più.Un ordigno ha completamente distrutto il palazzo in cui viveva con i suoi genitori, insieme ad altre famiglie. Non resta che un cumulo di macerie. Nessuno della sua famiglia è sopravvissuto.
La vita del piccolo Mohamed è cambiata in pochi minuti. Se fosse rimasto in casa, con ogni probabilità sarebbe morto anche lui. Quella commissione che è uscito a fare gli ha salvato la vita. Mohamed è rimasto solo, ma è vivo. Dovrà affrontare la vita come altri migliaia di piccoli orfani siriani, crescendo prima del tempo, senza l’amore dei genitori, senza la sua casa.
Oggi raccontiamo questa storia anche per lui, perché di piccoli Mohamed è piena la Siria, è pieno il mondo. Bambini le cui vite sono inesorabilmente segnate dalla violenza e dalla disumanità degli adulti....

Siria, Assad riprende controllo di Homs. Tv di Stato: "Passo in avanti del regime"...

                                                         Il quartiere al-khalidiyah nella città di Homs (afp)

Sabato le forze governative avevano già riconquistato la moschea di Khaled ibn al-Walid controllato dai ribelli da circa un anno. La tv siriana aveva riferito, in un reportage dall'interno della moschea, che la struttura aveva riportato ampi danni...

DAMASCO - L'esercito siriano ha riconquistato il controllo dello strategico quartiere di al-Khaldiyah, nella città di Homs, una delle principali roccaforti dei ribelli nella città. Lo ha reso noto la tv di Stato siriana. Secondo la versione ufficiale, "le forze armate hanno riportato la sicurezza e la stabilità in tutto il quartiere di Khaldiyeh".

L'annuncio arriva un mese dopo che le truppe fedeli al presidente Bashar Assad hanno iniziato una vasta offensiva per riprendere la zona che era in mano ai ribelli dal 2011, nella terza città della Siria. Gli attivisti dell'opposizione hanno riferito che l'esercito di Damasco ha fatto grandi conquiste nel quartiere, ma non hanno confermato che lo abbiano preso completamente.

Le truppe lealiste hanno sferrato da settimane un'ampia offensiva per recuperare le zone di Homs in mano ai ribelli. Sabato, le forze governative avevano riconquistato la moschea di Khaled ibn al-Walid, risalente al XIII secolo e situata nella parte settentrionale del quartiere, controllato dai ribelli da circa un anno; e la tv siriana aveva riferito, in un reportage dall'interno della moschea, famosa per le sue nove cupole e i due minareti, che la struttura aveva riportato ampi danni.

La conquista di al-Khaldiyah raoppresenta un altro importante passo in avanti del regime nella provincia di Homs, dove all'inizio di giugno le forze lealiste hanno riconquistato la strategica città di al-Qusayr, vicino alla frontiera con il Libano....
(La Repubblica.it)

Uccisa a Homs Salam...la bimba il cui nome significa Pace...

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28 luglio 2013 – Homs, località di Hay Al Waer
La bimba nella foto è stata uccisa oggi durante l’ennesima giornata di bombardamenti sulla città vecchia di Homs. Un angelo biondo dagli occhi grandi del colore del prato; lo sguardo dolce e innocente di una bimba di otto anni; la postura che racconta di un carattere timido; sognatore.
Invece i sogni della piccola Salam sono stati interrotti per sempre. Se ne è andata in silenzio, portando via con sé qualcosa di immenso: il suo sguardo puro, il suo sorriso solare e, soprattutto, il suo nome. Salam, infatti, è un nome arabo che ha un significato bellissimo, vitale per l’umanità: Pace.
Oggi a Homs una bomba ha ucciso Salam. Oggi a Homs una bomba ha ucciso Pace. 
Cosa ne è di questa umanità che lascia morire la Pace nell’assoluta indifferenza?
La Pace sia con te piccola Salam e con tutti gli angeli che volano in silenzio sui cieli siriani....

domenica 28 luglio 2013

Siria, sempre più combattenti dall'Occidente New York Times: "Anche dall'Italia contro Assad"...

Sempre più giovani musulmani estremisti con passaporto occidentale partono per la Siria per unirsi ai ribelli. Lo scrive oggi il New York Times riferendo che cresce l’allarme terrorismo degli 007 occidentali...
Roma, 28 luglio 2013 - Sempre più giovani musulmani estremisti con passaporto occidentale partono per la Siria per unirsi ai ribelli in guerra contro il regime di Assad. Lo scrive oggi il New York Times riferendo checresce l’allarme terrorismo degli 007 occidentali per quando i combattenti torneranno nei rispettivi Paesi. Il Nyt cita molti Paesi europei coinvolti: spiccano la Francia con 140 elementi e la Gran Bretagna (100). Ma nell’elenco figura anche l’Italia, sebbene non vi siano indicazioni su quante persone sarebbero partite....
(Quotidiano.net)

Cosa accade nelle città bombardate? Sequenza di video...

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26 luglio 2013, nella martoriata Siria
Video girati il 26 luglio 2013 in diverse località della Siria, che documentano la drammatica situazione delle abitazioni e dei quartieri residenziali su cui continuano a piovere gli ordigni del regime. Ogni casa lesionata o distrutta provoca nuovi sfollati, nuovi profughi. L’emergenza umanitaria in Siria sta assumendo proporzioni impressionanti; l’emergenza siriana ha superato per proporzioni quella che si verificò in Rwanda nel 1994.
La diplomazia internazionale continua a restare immobile, dichiarando che esiste solo una soluzione politica. Perfetto, nessuno vuole l’invasione di nessun tipo di milizie straniere in Siria, ma allora la comunità internazionale fermi anche la fornitura di ordigni ad assad, la fermi immediatamente, non tra un anno o due, quando nelle “stanze dei bottoni” si sarà disegnata la nuova Siria… assicurando equilibri economico-politici sulla pelle dei civili siriani.
La delusione dei siriani nei confronti della diplomazia mondiale è immensa… direttamente proporzionale al dolore per gli innocenti morti, le famiglie dilaniate, le persone costrette alla fuga, i bambini traumatizzati e privati della loro infanzia, i genitori costretti a tumulare i propri figli, i piccoli orfani, i feriti, gli amputati, i malati lasciati senza cure, le ragazze e le donne stuprate, le città rase al suolo, i reperti archeologici e i luoghi di culto distrutti, la Patria martoriata dalla guerra.
Abitazioni in località Al Barra civili distrutte dalle esplosioni.

I resti di un ordigno, un barile esploso su un quartiere residenziale.

Località di Kafarlata, abitazioni colpite dagli ordigni.

Edlib, cosa vuole dire una casa rasa al suolo.


Siria: esercito dilaga a Homs Presa altra roccaforte ribelli. E' il quartiere Khaldiye...

(ANSA) - ROMA, 28 LUG - L'esercito siriano sta dilagando a Homs dopo l'offensiva lanciata quasi un mese fa nella zona. Secondo gli attivisti, riferisce la Bbc online, il regime ha conquistato il quartiere Khaldiye, un'altra roccaforte dei ribelli, nel centro della citta', uno degli ultimi pochi distretti che erano ancora sotto il controllo degli oppositori. Khaldiye era in mano ai ribelli da oltre un anno ed era diventata uno dei simboli della rivolta contro il presidente Bashar al Assad....

Quel ciuffo che sembra un’aureola tra le macerie...

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Un’istantanea dalla Siria: la vita e la morte che convivono, nello stesso istante. Un quartiere residenziale, preso di mira dai bombardamenti del regime.
Un padre che salva la sua bambina, ancora in camicia da notte, svegliata nel sonno dall’ordigno che ha colpito la sua casa.
La via dove abitano è avvolta da una densa coltre di fumo; si sentono crolli, la gente urla, piange, si cammina tra le macerie.
Ma va tutto bene, perché è arrivato il papà e, amorevolmente, ha preso in braccio la sua bambina. C’è papà lì, il suo eroe, il suo cavaliere e nonostante lo scenario spaventoso che ha intorno a sé, la piccola trova la forza di sorridere. C’è il suo papà lì, si sente protetta, serena.
Un alito di vento le scompiglia i capelli. Un ciuffo sulla sua nuca prende una forma circolare. La bimba salvata dal padre, con la sua camicina bianca, con quel ciuffo che sembra un’aureola, sembra un angelo, un angelo in mezzo a un deserto di distruzione e morte....

Più forti del dolore e della morte, l’innocenza e il sorriso...

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Jesr Al Shu’ur
Una generazione di bambini in Siria sta crescendo nel dolore e nella sofferenza.
Creature innocenti costrette prima del tempo a diventare piccole donne, piccoli uomini.
Ma questa non è una notizia. Non può essere pubblicata. Ok. Non è una notizia, ma è un insegnamento.
Basta prendere coraggio e guardare questa foto, fissare lo sguardo sugli occhi di questo bambino.
Due meravigliose perle color verde, che illuminano un viso angelico, un viso su cui la paura e la sofferenza hanno lasciato segni indelebili.
Un viso che è il ritratto dell’innocenza, su cui si stampa un sorriso dolcissimo, velato di malinconia, ma senza rassegnazione.
Avete visto le sue ferite sul viso, sulle braccia martoriate? Le sue manine dove sono?
E allora davvero il bambino è padre dell’uomo, come disse il poeta William Wordsworth, perché pochi adulti avrebbero la forza e la dignità di reagire e continuare a sperare di fronte a tanto dolore.
Davvero questi bambini sono i padri dell’umanità, un’umanità che però sembra aver rinunciato alla sua anima...

Children in beleaguered Homs expressing their Suffering...



Safety, shelter, food, drinkable water... LIFE in short .... That is what the children of beleaguered Homs need. In this video they express their simple needs with innocent words. They are like all the other children of the world, but with different faces, different names, and different stories. Bottom line is, they need to live like everybody else. So, will the world care to do something?
July 10, 2013...

Da Tunisi a Damasco, Ramadan nel sangue...

Da Tunisi a Damasco, questo Ramadan sta portando solo notizie di sangue, assalti, forse guerre civili. Al Cairo non si sa neanche quanti siano i morti di ieri.
Non servono aggettivi. Basta seguire la catena degli eventi, quasi un tremendo remake insanguinato della grande stagione delle rivolte popolari contro i tiranni. A Damasco, dove è guerra civile da tempo e i conti ufficiali hanno superato la tragica soglia delle 100mila vittime, accade di tutto: ma in questo tutto spicca l’incendio dell’anagrafe di Homs: quasi un via ufficiale alla pulizia etnica, tanto cara alla famiglia Assad.
Al Cairo ieri c’è stata una carneficina della quale non abbiamo contezza delle dimensioni. Per la Bbc si va dalla ventina alla quarantina di vittime. Il generale al Sissi ha nuovamente invitato la gente a scendere in piazza per dare legittimità all’esercito e alla sua repressione delle manifestazione (violente) dei Fratelli Musulmani.
A Tunisi è sciopero generale dopo l’ennesimo assassinio politico dell’ennesimo leader della Tunisia laica. Come il 6 febbraio fu ucciso Chokri Belaid ora è stata assassinato, con modalità analoghe e forse con la stessa pistola, Muhammad Brahimi. Come il 6 febbraio anche oggi le accuse sono rivolte contro il partito islamista di Ennahda, che le gira conto gruppi salafiti. Il leader di Ennahda invoca la calma, difficile capire come possa premettere una simile richiesta ad una vera denuncia della violenza politica e dei suoi mandanti.
I timori di guerre civili si espandono a macchia d’olio.
Chi aveva riposto speranze in questo Ramadan, che fosse un mese spese per la riconciliazione, sapeva che erano altissimi i rischi di andare deluso. Ma di qui all’8 agosto, quando finirà il mese del digiuno islamico, c’è ancora tanto tempo. Difficile che possa essere speso per invertire la tendenza. Altro conto conto è chiedersi se tutto questo fosse “inevitabile”. Illudersi che la rivoluzione araba potesse avere un esito lineare in una sola fase politica era fuori luogo. Dalla rivoluzione francese in poi sappiamo che non funziona così. E Eltzin che assalta con i cingolati il Parlamento russo dopo la caduta dell’impero sovietico è un ricordo così recente da rendere chiaro quel che qui si sostiene. Ma che la seconda fase della rivoluzione araba sia cominciata è chiaro e cercare di capire come e con quali strumenti cercare di influirvi, nell’epoca della globalizzazione è necessario.
27 luglio 2013

In Siria quale pace è possibile dopo 100mila morti?...

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Centomila morti in due anni e mezzo; resistenti, mercenari, terroristi proveniente da mezzo mondo; armi che arrivano dappertutto, e spesso alle persone sbagliate; milioni di rifugiati tanto che un abitante su sei in Libano proviene da oltre-frontiera. Questa è quello che la Siria è diventata nel totale disinteresse della comunità internazionale.
Venerdì 26 luglio il segreterio-genarale della Nazioni unite Ban ki-moon ha lanciato il suo disperato appello a che si tenga la conferenza di pace per porre fine a questa strage quotidiana. La decisione passa adesso a Washington e Mosca, quelle stesse capitali che son bloccate da oltre un mese sulla sorte che deve spettare a Edward Snowden, l'ex-analista della CIA che ha reso noto al mondo il segreto di pulcinella che gli USA spiano mezzo mondo.
Stati uniti e Russia si erano impegnati a convocare a Ginevra una conferenza di pace già a giugno, poi i tempi non furono ritenuti maturi, poi ci si misero gli europei colla loro decisione di sollevare l'embargo sulle armi da vendere alla resistenza, poi Hezbollah iniziò a prender parte alle ostilità facendo avanzare le truppe di Assad alla riconquista di città chiave nel sud, poi, appunto, Snowden.
Nel frattempo altre 10mila persone son morte e centinaia di migliaia son state costrette ad abbandonare le proprie case. Una foto aerea di un campo rifugiati pubblicata dal Guardianall'inizio della settimana sembrava la rappresentazione di un piazzale dove erano stati ordinatamente disposti centinaia di mattoni, purtroppo erano capanne che davano rifugio a migliaia e migliaia di disperati.
L'ho gia detto e lo ripeterò ancora: non ho mai creduto, e purtroppo la storia recente lo conferma, che una conferenza di pace possa esser efficace se al tavolo del negoziato vengono convocati con parità di diritto aggressore ed aggredito e se non vengono stabiliti dei paletti relativi alle responsabilità penali pregresse e in corso.
Se si ritiene che una conferenza possa, se non altro, consentire la fine delle ostilità, occorre allo stesso tempo invocare l'intervento della giurisdizione internazionale. Se è vero che né gli americani né i russi - né tantomeno la Siria - hanno ratificato lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale, è altrettanto vero che Washington e Mosca lo hanno comunque firmato dimostrando così che lo ritengono uno strumento degno di riconoscimento e sostegno. Lo ricordo come elemento fattuale ai chi è eccessivamente prudente o ai soliti fautori della realpolitik.
Se la conferenza deve esser convocata a Ginevra, da sempre ritenuta più neutrale che New York perché di rango inferiore nella scala gerarchica delle Nazioni unite, al Palazzo di Vetro si devono comunque porre il problema di riferire la situazione siriana al Procuratore della Corte penale internazionale. D'altronde il gruppo di esperi dell'ONU ha già preso posizione circa la commissione di crimini di competenza della Corte dell'Aia. E che la Corte esista è un fatto politico di fondamentale rilevanza globale.
Non si tratta di stabilire con una risoluzione di chi sia la responsabilità penale del conflitto, anche se è del tutto evidente dove essa risieda principalmente, si tratta di dar mandato a un organo super partes di istruire indagini a 360 gradi che possano contribuire al cessate il fuoco e a gettare le basi perché la pace possa esser costruita sulla, ma anche con la, ricerca della giustizia.
Ritardare farà solo aumentare il numero delle vittime e, alla fine, condannerà il povero Snowden alla peggiore delle sorti, quella dell'esser diventato pedina di scambio piuttosto che protagonista della sua meritoria lotta....
(L'HUFFINGTON POST )