lunedì 3 giugno 2013

La guerra in Siria sconfina in Libano...

"Numerosi combattenti" sono rimasti uccisi in una violenta battaglia nei pressi della cittadina libanese di Baalbeck, roccaforte del movimento sciita Hezbollah. I guerriglieri del 'Partito di Dio', hanno riferito alcune fonti, hanno avuto la meglio su un gruppo di ribelli sunniti anti-Assad; in una nuova, allarmante conferma che il feroce conflitto siriano continua ad assumere una dimensione sempre più regionale e religiosa, e a dilagare oltre confine...

ROMA Secondo notizie frammentarie e non confermate, almeno una quindicina di ribelli siriani sarebbero stati uccisi dopo esser stati sorpresi mentre si preparavano a lanciare razzi contro zone della valle libanese della Bekaa, già martellate ieri con almeno 18 colpi di mortaio e razzi, in una chiara rappresaglia per l'importante sostegno militare al regime di Damasco fornito dagli Hezbollah, che invece avrebbero perso un solo miliziano. Si tratta di un episodio che sembra peraltro confermare che le capacità delle forze fedeli al regime di Bashar al Assad continuano a progredire. E questo anche grazie alla sofisticata tecnologia militare fornita da Russia e Iran che, secondo quanto scrive oggi il Washington Post, comprende droni di sorveglianza e sistemi di tracciamento anti artiglieria, che consentono di localizzare da dove parte il fuoco nemico. ''Nell'ultimo paio di mesi abbiamo visto una svolta, e questo ha molto a che fare con la qualità di armamenti e altri sistemi in arrivo di Russia e Iran'', ha affermato una fonte di intelligence citata dal Post. In questo quadro, un influente religioso sunnita, lo sheikh Yusef al Qaradawi, venerdì ha lanciato un accorato appello televisivo affermando che ''non possiamo chiedere ai nostri fratelli di farsi uccidere mentre noi stiamo a guardare'' e pertanto ''chiunque abbia la capacità e l'addestramento per uccidere'' deve andare a combattere in Siria. In particolare, lo sheikh si è scagliato contro il movimento sciita Hezbollah, definendolo ''il partito del demonio''. Ma sono comunque già molti i combattenti sia sunniti che sciiti che hanno attraversato il confine siriano. Sono arrivati da molti paesi arabi, e soprattutto dal Libano e dall'Iraq, dove dopo la caduta del regime di Saddam Hussein la maggioranza sciita ha emarginato dalle stanze del potere la comunità sunnita, che ora vede nel conflitto siriano un'opportunità di rivincita. Non a caso, solo nel mese di maggio oltre mille persone sono rimaste uccise in attentati in tutto l'Iraq. E' il bilancio mensile più pesante dal 2008. Secondo l'Osservatorio siriano dei diritti umani, ad Aleppo sarebbero arrivati anche ufficiali nordcoreani per sostenere Assad. Molti analisti inquadrano la carneficina siriana - che entrata ormai nel terzo anno ha già casato la morte di ben oltre 80mila persone - sempre più nell'ambito di una lotta di potere regionale tra i sunniti Qatar e Arabia Saudita e lo sciita Iran, ma anche nell'ambito del confronto di Teheran con l'occidente sul suo controverso programma nucleare, e anche nell'alleanza tra Hezbollah e Siria in funzione anti-Israele e anti-Usa. Un ginepraio, in cui ora anche l'iniziativa di Washington e Mosca per una conferenza internazionale di pace denominata  Ginevra 2 segna il passo. Inizialmente si era parlato di tenerla entro fine maggio, poi entro giugno. Oggi, il ministro degli esteri francese Laurent Fabius ha detto che potrebbe aver luogo a luglio e ha quindi lanciato un appello, affermando che forse si tratta della ''ultima chance'' per una soluzione negoziata. E mentre sono ormai 54 i giorni da quando non si hanno più notizie del giornalista italiano Domenico Quirico, anche Papa Francesco ha oggi lanciato un appello per ''la nostra amata Siria'' e anche ''all'umanità dei sequestratori, affiché liberino le vittime''. 
(GRR RAI giornaleradio)

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