Almeno 28 membri delle milizie sciite libanesi Hezbollah, alleate di Damasco e di Teheran, uccisi nell'attacco alla città strategica di Qusayr; tre persone, tra cui un soldato, morti nel nord del Libano in scontri tra sostenitori e oppositori del presidente siriano Bashar al Assad; l'opposizione che accusa anche l'Iran di impiegare propri uomini al fianco delle truppe lealiste. Il conflitto siriano rischia sempre più di allargarsi coinvolgendo il Paese dei Cedri e, indirettamente, le potenze regionali.
UCCISI SETTE BAMBINI. Ma i combattimenti continuano anche in diverse altre regioni della Siria, con conseguenze tragiche per i civili. Nella città di Raqqah, secondo l'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), sette bambini sotto i 14 anni e una donna, madre di sei di loro, sono morti in un bombardamento dell'aviazione del regime sulla loro casa. Un centinaio di combattenti delle due parti sono morti negli ultimi due giorni nella battaglia di Qusayr, secondo un bilancio dell'Ondus.
L'offensiva per riconquistare questo snodo strategico a 10 chilometri dal confine con il Libano è stata lanciata dalle forze lealiste che, secondo diverse testimonianze, continuano a combattere nel centro abitato per assicurarsene il controllo.
CONDANNA DEGLI USA. Da Washington il Dipartimento di Stato sottolinea che gli Stati Uniti «condannano con forza i bombardamenti» delle forze governative su Qusayr e la partecipazione di Hezbollah all'offensiva. Mentre Barack Obama, ricevendo alla Casa Bianca il presidente libanese Michel Suleiman, si mostra allarmato per «il ruolo attivo e crescente di Hezbollah in Siria». Un ruolo che minaccia di destabilizzare ancor di più il vicino Libano.
Proprio in coincidenza con l'inizio della battaglia di Qusayr, a Tripoli, nel nord del Libano, sono scoppiati nuovi scontri tra miliziani armati alawiti e sunniti, schierati rispettivamente con il regime di Damasco e con l'opposizione. Un soldato è morto il 20 maggio e quattro sono rimasti feriti quando l'esercito è intervenuto per cercare di riportare la calma, dopo che ieri altre due persone erano state uccise.
UCCISI SETTE BAMBINI. Ma i combattimenti continuano anche in diverse altre regioni della Siria, con conseguenze tragiche per i civili. Nella città di Raqqah, secondo l'ong Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), sette bambini sotto i 14 anni e una donna, madre di sei di loro, sono morti in un bombardamento dell'aviazione del regime sulla loro casa. Un centinaio di combattenti delle due parti sono morti negli ultimi due giorni nella battaglia di Qusayr, secondo un bilancio dell'Ondus.
L'offensiva per riconquistare questo snodo strategico a 10 chilometri dal confine con il Libano è stata lanciata dalle forze lealiste che, secondo diverse testimonianze, continuano a combattere nel centro abitato per assicurarsene il controllo.
CONDANNA DEGLI USA. Da Washington il Dipartimento di Stato sottolinea che gli Stati Uniti «condannano con forza i bombardamenti» delle forze governative su Qusayr e la partecipazione di Hezbollah all'offensiva. Mentre Barack Obama, ricevendo alla Casa Bianca il presidente libanese Michel Suleiman, si mostra allarmato per «il ruolo attivo e crescente di Hezbollah in Siria». Un ruolo che minaccia di destabilizzare ancor di più il vicino Libano.
Proprio in coincidenza con l'inizio della battaglia di Qusayr, a Tripoli, nel nord del Libano, sono scoppiati nuovi scontri tra miliziani armati alawiti e sunniti, schierati rispettivamente con il regime di Damasco e con l'opposizione. Un soldato è morto il 20 maggio e quattro sono rimasti feriti quando l'esercito è intervenuto per cercare di riportare la calma, dopo che ieri altre due persone erano state uccise.
Attesa per la conferenza di Ginevra
Intanto le diplomazie lavorano alla nuova conferenza di Ginevra, proposta da Usa a Russia, che dovrebbe faticosamente cercare una soluzione politica del conflitto, mentre cresce la preoccupazione per lo spazio che fra gli stessi insorti sembrano guadagnare i jihadisti, protagonisti di un video choc nel quale due civili residenti in aree controllate da gruppi ribelli radicali vengono brutalmente frustati per presunte violazioni della legge coranica (sharia). Soltanto giovedì 23 maggio, durante una riunione a Istanbul, la Coalizione delle opposizioni deciderà se parteciparvi, un giorno dopo nuovi colloqui del gruppo Amici della Siria in programma mercoledì 22 ad Amman, a cui parteciperanno i ministri degli Esteri di 11 Paesi, tra i quali gli Stati Uniti, la Francia, la Gran Bretagna e l'Italia con il capo della Farnesina, Emma Bonino.
Ma per il Consiglio nazionale siriano, prima piattaforma anti-regime all'estero, che fa parte della Coalizione delle opposizioni costituita nel 2012, la conferenza «non vedrà la luce se non si metterà fine all'invasione della Siria da parte dell'Iran e dei terroristi di Hezbollah».
OBAMA-LETTA PER LA PACE. Della Siria hanno parlato il 20 maggio in una conversazione telefonica anche il presidente del Consiglio, Enrico Letta, e il presidente Obama, che, secondo una nota diffusa da Palazzo Chigi, «hanno concordato sulla necessità di favorire uno sbocco pacifico della crisi attraverso un'iniziativa della Comunità internazionale in grado di coinvolgere i principali attori regionali».
LONDRA AVVERTE DAMASCO. Meno diplomaticamente il ministro degli Esteri britannico, William Hague, ha avvertito che «nessuna opzione sarà esclusa» se il governo siriano non sarà disposto a collaborare seriamente per la conferenza di Ginevra...(Lettera 43)
Ma per il Consiglio nazionale siriano, prima piattaforma anti-regime all'estero, che fa parte della Coalizione delle opposizioni costituita nel 2012, la conferenza «non vedrà la luce se non si metterà fine all'invasione della Siria da parte dell'Iran e dei terroristi di Hezbollah».
OBAMA-LETTA PER LA PACE. Della Siria hanno parlato il 20 maggio in una conversazione telefonica anche il presidente del Consiglio, Enrico Letta, e il presidente Obama, che, secondo una nota diffusa da Palazzo Chigi, «hanno concordato sulla necessità di favorire uno sbocco pacifico della crisi attraverso un'iniziativa della Comunità internazionale in grado di coinvolgere i principali attori regionali».
LONDRA AVVERTE DAMASCO. Meno diplomaticamente il ministro degli Esteri britannico, William Hague, ha avvertito che «nessuna opzione sarà esclusa» se il governo siriano non sarà disposto a collaborare seriamente per la conferenza di Ginevra...(Lettera 43)
Lunedì, 20 Maggio 2013


Nessun commento:
Posta un commento