domenica 30 dicembre 2012

Siria, ancora bombardamenti su Homs. I ribelli: "200 morti, almeno 23 bambini"


L'esercito siriano ha ripreso i bombardamenti su alcuni quartieri di Homs, assediati ormai da sei mesi. La nuova offensiva segue la conquista di Deir Balbeeh, cuore industriale del paese, che rappresentava una delle ultime zone della città ancora nelle mani dei ribelli. Le milizie dell'opposizione da parte loro hanno rafforzato la stretta attorno alla base militare di Hamidiyeh, una delle ultime posizioni dell'esercito nel nordest del paese.

Le violenze di ieri hanno causato almeno 200 morti in tutto il paese, fra cui 91 civili: secondo fonti vicine ai ribelli, undici bambini hanno perso la vita nei bombardamenti aerei nella zona di Damasco ed altri dieci ad Aleppo. Cifre che coincidono con quelle dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, le quali parlano di almeno 23 vittime nelle ultime ore: 13 nei bombardamenti a Damasco e dintorni sabato e altri 10 in varie località del Paese, tra cui anche Aazaz, vicino al confine turco.

Secondo l'organizzazione - che ha sede a Londra, ma si avvale di una rete locale di informatori- ad Homs l'esercito, dopo aver conquistato il quartiere di Deir Baalbeh al termine di violenti scontri costati la vita a decine di persone, ha lanciato una serie di razzi contro i circostanti quartieri ribelli, nella speranza di capitalizzare la vittoria. Le truppe hanno anche bombardato un'altra vicina roccaforte dell'opposizione, Rastan.

Un video mostrato dalla Commissione generale della rivoluzione siriana, una rete di attivisti anti-regime, ha mostrato le salme di 9 vittime, tutti uomini, che sarebbero morti nei combattimenti a Deir Baalbeh; per l'impossibilità di entrare nel Paese, non è stato possibile verificare l'autenticità del video.

Lakhdar Brahimi, inviato speciale Onu per la Siria, parlando al Cairo ha affermato che "una soluzione del conflitto siriano è ancora possibile, anche anche se la situazione è molto grave e peggiora di giorno in giorno". "Quasi 50mila persone sono state uccise in meno di due anni - ha detto Brahimi - e se, Dio non voglia, la crisi proseguirà per un altro anno non ne moriranno altre 25mila, ma centomila. La situazione si sta deteriorando".

Se il conflitto proseguirà, ha aggiunto, la Siria non si dividerà in Stati "come accaduto in Jugoslavia", ma diventerà una nuova Somalia, "il che significa 'signori della guerra', e che il popolo siriano sarà perseguito da chi vuole controllare il suo destino". Brahimi ha aggiunto che pace e sicurezza nel mondo saranno minacciate direttamente dalla Siria, se una soluzione non sarà trovata entro alcuni mesi.
(30 dicembre 2012)

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