venerdì 21 dicembre 2012
L'ala estrema della lotta siriana...
DENTRO JABHAT AL NUSRA, L’ALA PIÙ ESTREMA DELLA LOTTA SIRIANA di: Pamela Schirru
Per Washington rappresentano una minaccia terroristica, della stessa portata di al Qaeda. Per Damasco, Aleppo, Homs e Idlib, costituiscono, per certi versi, una valida alternativa per combattere Assad. È in questa dicotomia che si colloca il Fronte dei sostenitori per la liberazione della Siria (Jabhat al Nusra). Si tratta dell’ala più estrema della lotta siriana, osteggiata in Occidente e sostenuta in patria. All’indomani della decisione americana di includere il gruppo ribelle nella blacklist delle organizzazioni terroristiche, in gran parte della Siria si sono levate voci di protesta.
Come documenta France 24, dopo la preghiera del venerdì migliaia di siriani sono scesi per le strade di Aleppo a sostegno del gruppo ribelle. “Il vero terrorista è Assad” e “grazie a tutti i terroristi che stanno combattendo in Siria contro Assad”, sono stati gli slogan più scanditi nella marcia di protesta. Per il dipartimento di Stato americano, Jabhat al Nusra è solo un nome di facciata per nascondere un vecchio nemico, al Qaeda in Iraq. In patria invece il gruppo ribelle sta riscuotendo ampio successo.
Combattenti per la libertà o terroristi, chi sono i ribelli di Jabhat al Nusra? L’organizzazione irrompe nell’universo virtuale nel gennaio 2012, diffondendo sul web rivendicazioni di attentati messi a segno nei mesi precedenti, soprattutto ad Aleppo e Damasco. Il più grave degli attacchi risale al 6 gennaio di quest’anno, quando un attentatore suicida fece saltare in aria un autobus nel centralissimo quartiere Al-Midan. Il bus preso di mira stava trasportando poliziotti in assetto anti-sommossa incaricati di reprimere una protesta anti-regime. Più di ventisei persone, la maggior parte civili, furono uccisi. Da allora gli attacchi suicidi e le autobombe fatte esplodere a distanza sono aumentati drammaticamente, contribuendo a modificare il volto della rivolta siriana contro il regime di Bashar al Assad.
Da gennaio sono stati rivendicati più di 500 attacchi, compresi attentati suicidi. Animata da un’ideologia estremista e votata al martirio, la brigata attira tra i suoi ranghi volontari provenienti da realtà circostanti. E sembra essere questa la chiave del suo successo. Sulla base di informazioni filtrate dai forum jihadisti vicini ad al Qaeda, su quarantasei individui riconosciuti come “martiri”, venti di loro appartenevano al gruppo Jabhat al Nusra. Nella maggior parte dei casi si tratta di veterani che avevano già combattuto in Iran, Iraq e Afghanistan.
Jabhat al-Nusra può essere interpretato come il prodotto della geopolitica internazionale. Il vuoto di potere che si è sviluppato in seno all’opposizione e l’incapacità della comunità internazionale nella gestione della lunga agonia siriana hanno contribuito al suo proliferare. L’organizzazione si è diffusa da Hama (quartier generale) ad altre città siriane e ha saputo sfruttare a suo vantaggio, fin dalla sua prima comparsa sul web, i canali della comunicazione virtuale. Soprattutto forum e blog. Attraverso i blog, Jabhat al-Nusra non si è preclusa la possibilità di avviare contatti con reti jihadiste vicine ad al Qaeda, come Shamukh al-Islam e al-Faida al-Islam. Non è ancora chiaro chi sia il capo della brigata al-Nusra. Si conosce soltanto il suo nome di battaglia, Abu Muhammad al-Golani, dove Golani è una sorta di soprannome con chiaro riferimento alle alture del Golan.
Nel video-messaggio diffuso a gennaio dove si annunciava la nascita di un nuovo fronte di combattenti, la voce registrata e alterata di al-Golani è rimbalzata sui principali forum jihadisti. “Sono venuto in Siria pochi mesi dopo la rivoluzione, da uno dei campi di battaglia jihadisti per aiutare i fratelli siriani contro il regime di Assad”.
Il 20 giugno sul forum Ansar al-Mujahideen viene pubblicato un opuscolo dove si spiega l’ideologia che anima il gruppo Jabhat al-Nusra e la loro natura. Ecco uno stralcio tradotto dall’arabo: “Sono una fonte benedetta poiché raccoglie in sé i migliori combattenti da varie parti della terra e li concentra sulla terra di Levante, al fine di pulire l’abominio di Bashar e della sua banda, instaurando il dominio di Allah, portando la giustizia, la libertà e l’uguaglianza nel paese”.
Il gruppo utilizza tattiche molto simili a quelle impiegate dai combattenti jihadisti in Iraq dopo l’invasione Usa del 2003, dagli agguati ai rapimenti, dagli omicidi agli attentati. Si differenzia in tal modo dalle tattiche militari e di combattimento utilizzate dall’Esercito libero siriano. Nonostante il crescente consenso popolare, non sono mancate critiche provenienti da ambienti salafiti e jihadisti stessi. Note di disapprovazione sono state espresse dall’ideologo Abu Basir al-Tartusi, oltre che dal religioso salafita Adnan al-Arour. Quest’ultimo è un convinto sostenitore dell’Esl e ha criticato essenzialmente il ruolo svolto dai combattenti stranieri nel movimento, respingendo e condannando gli attenti come tattica di destabilizzazione.
Le critiche non hanno fermato però l’operato di Jabhat al Nusra. Anzi sono sempre di più i sostenitori tra le fila jihadiste più influenti. Abu Muhammad al-Tahawi, leader dei salafiti-jihadisti in Giordania, ha invitato i giovani musulmani a unirsi al Fronte e combattere contro Bashar al Assad.
L’invito non è caduto nel vuoto. Negli ultimi mesi si sono intensificate le azioni offensive del gruppo ribelle, con attacchi simultanei alla sede dell’intelligence di Damasco e all’edificio della tv di Stato. Sono essenzialmente tre i fattori che giocano un ruolo importante nell’ascesa di Jabhat al Nusra: l’effetto sul popolo siriano, oramai vittima quotidiana delle atrocità del regime; le capacità militari del movimento, che in questi mesi ha mostrato coraggio sul campo di battaglia; il sostegno dei principali esponenti della comunità salafita-jihadista. Questo mix esplosivo non ha lasciato indifferenti gli Stati Uniti. L’amministrazione Obama sta tentando in tutti i modi di stroncare l’ascesa di Jabhat al Nusra: il primo passo in questa direzione è stato inserire il Fronte nella lista delle organizzazioni terroristiche. Ma lo sforzo per identificare al meglio le varie fazioni dell’opposizione siriana è ancora esiguo...
di: Pamela Schirru
21 dicembre 2012
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