domenica 3 novembre 2013

Siria, il regime di Assad chiude ai ribelli...




No a trattare in Svizzera con «chi non rappresenta l'opposizione». Damasco «vittima di un complotto»....

Regime e insorti senza accordo per la Conferenza di pace di Ginevra 2, per la quale è necessaria la loro partecipazione.
Le posizioni sono sempre più contrapposte e la data del 23 novembre per le trattative si allontana. Da una parte, il governo di Damasco, «vittima di un complotto» e impegnato in varie controffensive, che dichiara di «non negoziare con coloro che sono in armi, perché non rappresentano l'opposizione».
Dall'altra, il fronte dei ribelli sempre più frammentato, che non intende aderire alla conferenza in Svizzera, a meno che il presidente siriano Bashar al Assad non esca di scena prima dell'apertura del tavolo di dialogo, coordinato da Onu, Stati Uniti e Russia.
RICONQUISTA DI ALEPPO E DAMASCO. Uno scenario improbabile, visto che, con l'intesa per il disarmo chimico con l'Occidente, Assad ha riguadagnato credibilità internazionale e il suo esercito terreno anche molto sul campo.
Dopo la riconquista della città strategica di Safira, alle porte di Aleppo, le truppe governative hanno strappato ai ribelli anche alcuni centri della provincia di Duma, 50 chilometri a Nord-Est della capitale. E l'aviazione ha bombardato il centro di Sbeiné, a sud di Damasco.
REGIME «VITTIMA DI UN COMPLOTTO». «Dopo aver fallito nel progetto di attaccare la Siria», ha dichiarato il ministro siriano dell'Informazione Omran Al Zoubi, alludendo all'apertura degli Usa all'Iran, «l'Occidente sta ripensando alla sua strategia».
La Siria è nel mirino per «essere stata contro Israele nella guerra del 2006 con il Libano e contro l'attacco a Gaza. E per essersi opposta, nel 2003, all'invasione americana dell'Iraq».

Contratttacco a Damasco e Aleppo. Assad contro Usa, Ue e il blocco sunnita

Per Damasco, la Primavera araba non è mai esistita. È solo un'invenzione di propaganda delle potenze sunnite, alleate dell'Occidente, «Qatar, Turchia e Arabia Saudita».
Dietro alle sollevazioni popolari, ci sono «i Fratelli Musulmani, in collaborazione con i servizi dei Paesi della regione e con il sostegno di Usa e Unione europea», ha commentato Al Zoubi.
In Siria, la popolazione civile delle diverse componenti etniche e religiose soffre sempre di più, anche nelle zone di confine, dove nascono continue tensioni. Nel Kurdistan, alla frontiera nord-orientale con la Turchia, per esempio il governo di Ankara ha fatto erigere un muro di due metri, ufficialmente per impedire il contrabbando e le infiltrazioni illegali dalla Siria.
TENSIONE AL CONFINE CURDO. Sia sul lato turco di Nusaybin, sia su quello siriano di al al Qamishli (capitale del Kurdistan siriano), da giorni proseguono le proteste dei curdi, con scontri tra manifestanti e polizia, contro il «muro della vergogna».
Il Pyd, principale partito curdo siriano, ha ripreso ad accusare la Turchia di aiutare i gruppi affiliati ad al Qaida di al Nusra e dello Stato islamico di Iraq e Siria, riportando il clima all'escalation precedente all'accordo tra Usa e Russia.
Il governo di Recep Tayyip Erdogan è sotto accusa anche per il raid attribuito agli israeliani del 31 ottobre scorso in Siria, contro un obiettivo militare della zona costiera di Latakia, roccaforte della minoranza sciita alawita di Assad.
TURCHIA, I SOSPETTI SUL RAID. Tel Aviv non ha confermato l'attacco, ma per gli Usa è stato compiuto dall'aviazione israeliana, per distruggere i missili degli Hezbollah libanesi, alleati del regime siriano. Dal Libano, fonti riservate hanno anche confidato ai media israeliani che l'operazione militare sarebbe stata compiuta con il contributo dell'intelligence turca.
Da Ankara, il ministro degli esteri Ahmet Davutoglu ha seccamente smentito («il governo turco non ha mai cooperato con Israele contro un paese musulmano e non lo farà mai») le illazioni.
Ma con questo muro contro muro, la Conferenza di Pace di Ginevra 2 diventa un miraggio.
Sabato, 02 Novembre 2013
(Lettera43)

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